Lidia Rota Vender, specialista in malattie cardiovascolari da trombosi e presidente dell’Associazione lotta alla trombosi (Alt): "Il ritardo nel sospettare la trombosi e nel curarla lascia conseguenze che a volte cambiano davvero la vita condizionandone la qualità”
“Alt a una malattia molto pericolosa, ma curabile ed evitabile”. È lo slogan della decima giornata nazionale per la lotta alla trombosi. Conoscere la trombosi salva la vita. L’evidenza sta nei numeri. “Le malattie da trombosi colpiscono in Italia 600mila persone ogni anno, il doppio dei tumori, e sono fatali in un caso su tre” avverte Lidia Rota Vender, specialista in malattie cardiovascolari da trombosi e presidente dell’Associazione lotta alla trombosi (Alt), promotrice della ricorrenza dedicata alla sensibilizzazione sui sintomi e sulle conseguenze del coagulo di sangue (trombo) in un vaso sanguigno. Un fenomeno che può riguardare tutti, donne e uomini, a qualsiasi età. A prescindere, per intenderci, dal rischio di trombosi cerebrale legato al Covid e dai rari effetti avversi di alcuni vaccini. “Dopo i 65 anni è l’evento più probabile in ciascuno di noi” sottolinea la dottoressa. Imparare a individuare i sintomi e a non trascurarli è fondamentale. “In molti casi la trombosi si cura, quando la si conosce, quando la si sospetta, quando si fa la cosa giusta. Il ritardo nel sospettare la trombosi e nel curarla lascia conseguenze che a volte cambiano davvero la vita condizionandone la qualità” mette in guardia Rota Vender.
Il coagulo di sangue può formarsi nelle arterie o nelle vene ostacolando il sistema circolatorio e danneggiando il funzionamento dell’organo interessato. “Se si verifica in un’arteria coronaria provoca l’infarto del miocardio, in un’arteria del cervello causa l’ictus, in quella retinica la perdita parziale o totale della vista – spiega l’esperta -. Se il trombo si forma nelle vene di una gamba può generare dei frammenti che diventano emboli e possono ostruire le arterie del polmone scatenando un’embolia polmonare, una complicanza molto grave che può portare alla morte”. I sintomi dipendono dall’importanza e dalla dimensione del vaso colpito, dalla grandezza del trombo e dalla rapidità con cui forma o chiude il vaso. “La perdita improvvisa della mobilità e della sensibilità di una parte del corpo, del linguaggio, o un senso di disorientamento sono la manifestazione dell’occlusione di un’arteria cerebrale”. Mentre “la trombosi venosa a una gamba, la più frequente, si riconosce dal gonfiore dell’arto accompagnato da rossore e un forte dolore. Quella alle arterie delle gambe riguarda soprattutto i pazienti diabetici: la gamba è pallida, fredda e dolorante” precisa Rota Vender, che passa a descrivere i fattori di rischio della trombosi: “Diabete trascurato, ipertensione, elevati livelli di colesterolo per un tempo troppo lungo, obesità, stress intenso protratto nel tempo, fumo, uso di droghe eccitanti come la cocaina. Una squadra di complici che causano l’ateriosclerosi, ossia un indurimento delle pareti arteriose che può scatenare la formazione di trombi e compromettere il flusso del sangue”.
Le cure esistono e si può guarire se si impara a riconoscere i segnali e si interviene in tempo. Rivolgersi al medico curante o al pronto soccorso se l’episodio è grave è la prima cosa da fare per non sottovalutare spie o sintomi. “Almeno un caso di trombosi su tre potrebbe essere evitato” ricorda la presidente Alt.