di Nicola Cirillo
Se ne è tanto parlato, ma la discutibile esternazione di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro, indagato per un presunto stupro, presenta degli aspetti che sono stati sottolineati poco o niente dalla stampa e dai social.
Il primo aspetto è che si tratta di un video registrato e non di un video in diretta. Questo deve lasciare qualche dubbio sull’autenticità della comunicazione “istintiva” e lasciare spazio, invece, all’idea che si tratti di un video ragionato, pensato, prodotto e quindi distribuito. Beppe Grillo sceglie l’inquadratura ben illuminata, fa il suo ingresso su una poltrona già pronta, parte con il suo monologo e infine il video viene editato aggiungendo anche un nero in chiusura.
Il tono concitato non deve trarre in inganno: Beppe Grillo è un attore e un comunicatore. La retorica che usa è la stessa di quando parla di trivelle petrolifere o di conflitti di interesse. Anche in questo caso sa quello che ha detto e segue un suo scopo preciso. Forse quello di portare la vicenda che riguarda il figlio su un terreno extra-giudiziale, forse farlo diventare vittima, chiamare alla solidarietà. Ma se gli effetti che sortisce il video sono intenzionali o del tutto occasionali, si può affermare che denuncia un’ignoranza e un maschilismo che l’attore aveva già dimostrato in precedenti esternazioni. E questo è inaccettabile, soprattutto da parte di un personaggio così popolare.
Il secondo aspetto, più interessante a livello sociale e politico, è che non tutti gli esponenti più in vista del M5S lo hanno difeso a spada tratta. Tranne qualche timida espressione di solidarietà “umana” da parte di Paola Taverna e di Vito Crimi, i parlamentari del M5S si sono dimostrati liberi nel giudizio, biasimando l’uscita infelice della loro “illuminata” guida politica. E’ un fatto che ribalta l’idea dominante che Grillo sia il “padre-padrone” del Movimento e che sottolinea che i pentastellati godono di una libertà di pensiero e indipendenza che in altri luoghi politici è negata (penso ad esempio a Forza Italia e alla vicenda di Ruby o a come i parlamentari di Italia Viva difendano acriticamente il loro leader anche nelle situazioni più imbarazzanti, come i viaggi in Arabia).
Non ci è dato sapere se è un effetto voluto o insperato del video, ma è il segnale di una democrazia interna che fa ben sperare per le questioni importanti che deve affrontare questo Parlamento in tema di libertà.