Paolo Gresele, presidente della Società italiana per lo studio dell'emostasi e della trombosi (Siset), a ilfattoquotidiano.it: "Anche nei soggetti che hanno avuto in precedenza un evento trombotico la vaccinazione è particolarmente consigliata e i vantaggi della vaccinazione superano di gran lunga i possibili eventi avversi"
I pazienti esposti a trombosi non corrono rischi maggiori degli altri con i vaccini contro il Coronavirus. Paolo Gresele, presidente della Società italiana per lo studio dell’emostasi e della trombosi (Siset) e nel gruppo di lavoro degli esperti chiamati da Aifa per valutare i rischi da vaccini anti-Covid, non ha dubbi: “L’infezione Covid aumenta significativamente il rischio di trombosi, con una percentuale di soggetti che sviluppano un evento trombotico in corso di ricovero che può arrivare a oltre uno su tre. Quindi, in soggetti con precedenti eventi trombotici o con condizioni predisponenti alla trombosi, genetiche o acquisite, è importante la vaccinazione per ottenere la massima protezione dall’infezione”.
Anche i benefici del vaccino di Astrazeneca superano i rischi di trombosi che lo stesso vaccino potrebbe causare in questi soggetti?
I rischi di trombosi provocati dal vaccino osservati unicamente in soggetti sottoposti al vaccino Vaxzevria sono stati rarissimi e si sono verificati quasi unicamente in soggetti sotto i 60 anni d’età, prevalentemente donne, e per nessuno di questi era stata segnalata una storia di trombosi precedente. Pertanto i rischi della vaccinazione, remotissimi, non sembrano essere in nessun modo diversi tra coloro che hanno avuto in precedenza un evento trombotico e coloro che non l’hanno avuto. Anche in questi soggetti quindi la vaccinazione è particolarmente consigliata e i vantaggi della vaccinazione superano di gran lunga i possibili eventi avversi.
Un paziente in trattamento con farmaci antiaggreganti o anticoagulanti che si ammala di Covid può sviluppare sintomi più gravi?
No, anzi ci sono dati che dimostrano che una profilassi con farmaci anticoagulanti possa ridurre i rischi dell’infezione Covid, certamente nei pazienti ospedalizzati. Pertanto, chi ha una precedente indicazione a un trattamento antitrombotico, sia esso antiaggregante che anticoagulante, deve continuarlo, compatibilmente con l’evoluzione delle condizioni cliniche.
Come si spiegano i rari casi di trombosi associati al vaccino di Astrazeneca? È plausibile la reazione immunitaria?
I rarissimi casi di trombosi particolari (specificamente di trombosi venose cerebrali associate a piastrinopenia) verificatisi in soggetti sottoposti nelle due/tre settimane precedenti al vaccino di Astrazeneca sembrano avere alcune caratteristiche tipiche delle reazioni autoimmunitarie acute. In molti, ma non tutti, di questi casi sono stati rilevati degli anticorpi di un tipo particolare che interagiscono con le piastrine. È quindi possibile che in rarissimi soggetti si sviluppi una risposta autoimmunitaria alla somministrazione di quello specifico vaccino che coinvolge le piastrine innescando il fenomeno trombotico. Rimane però da capire perché questo avvenga solo in rarissimi soggetti, perché nessuna delle tipiche caratteristiche predisponenti alla trombosi è risultata finora avere un ruolo in questo fenomeno.