Se non volano gli stracci poco ci manca. Esito probabilmente inevitabile vista l’incompatibilità di fondo delle due idee su Alitalia. Roma, a suo rischio e pericolo, vuole tentare l’ennesimo rilancio della compagnia. Bruxelles vuol far nascere, con soldi italiani, una mini compagnia che finisca immediatamente in bocca ad Air France o Lufthansa. Così dopo mesi di dialogo tra sordi, e con la commissione Ue inamovibile nelle sue richieste (dimezzamento flotta e personale, cessione slot Linate, divieto uso marchio Alitalia, cessione divisioni manutenzione e servizi di terra) stiamo probabilmente arrivando al dunque. Il problema è che in mezzo allo scontro ci sono gli stipendi di 11mila dipendenti e che Alitalia rischia di “bucare” l’appuntamento con la stagione estiva, quella in cui, Covid permettendo, le compagnie rimettono in sesto i bilanci.
Ieri sera, nell’ambito del nuovo decreto Covid, il governo italiano ha inserito un articolo con il quale ‘anticipa una parte dei ”ristori” previsti in favore della compagnia italiana per i mancati guadagni relativi al 2020. Nelle casse prosciugate di Alitalia arriveranno 50 milioni di euro. I ristori per la compagnia sono stati già stanziati ma Bruxelles li sta autorizzando con il contagocce. L’ultima tranche era di 24,7 milioni, meno della metà rispetto a quanto chiesto dal governo. La compagnia non sta più anticipando la cassa integrazione, che arriverà con i tempi, più lunghi dell’Inps. Così il mese scorso molti dipendenti si sono visti accreditare stipendi di pochi euro. Cosa destinata certamente a ripetersi senza l’infusione di liquidità da parte dell’esecutivo.
– “Abbiamo appreso dalla stampa il pagamento degli stipendi” di Alitalia da parte del governo italiano e “non abbiamo commenti specifici a riguardo”, ma “spetta agli Stati membri valutare se una misura comporta aiuti di Stato che devono essere notificati alla Commissione in base alle norme comunitarie”, ha detto oggi una portavoce della Commissione. “In questa fase non possiamo fare ulteriori considerazioni sulla questione della continuità economica” tra Alitalia e la newco Ita, ha aggiunto la portavoce, “non abbiamo elementi conclusivi al riguardo”. La portavoce ha ricordato che, per valutare la discontinuità necessaria all’ok Ue per il decollo di Ita, Bruxelles valuta “una serie di indicatori”, tra cui “il trasferimento degli asset, il loro prezzo e le tempistiche, l’identità dell’acquirente e la logica economica della transazione”. Controreplica, a stretto giro del ministro, dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che pure inizialmente era stato piuttosto tiepido sul dossier rilancio. ” In base all’articolo 1 della Costituzione chi lavora deve essere pagato”.
Bruxelles ha già in canna un altro colpo. A breve arriverà una pronuncia sugli aiuti corrisposti alla compagnia nel periodo 2017-2019 che potrebbero venire considerati aiuti di stati illegittimi e quindi comportare una pesante sanzione. Le indagini dell’antitrust Ue sui prestiti ponte da 900 e 400 milioni di euro concessi ad Alitalia nel 2017 e nel 2019 “sono in corso, ci stiamo lavorando, e ci confrontiamo con le autorità italiane proprio sui dubbi” che riguardano “la compatibilità e l’effetto sulla concorrenza”, ha spiegato la portavoce della Commissione Ue. Nelle scorse settimane la commissaria Margrethe Vestager ha dato via libera a un maxi piano di aiuti ad Air France del governo francese che salirà al 29,9% della compagnia versando circa 4 miliardi di euro.
“Abbiamo presentato oggi un’interrogazione alla commissaria competente Margrethe Vestager sul nuovo piano industriale per Alitalia. La vicenda desta preoccupazione poiché si tratta di un asset strategico per il Paese: sono oltre 7000 i lavoratori che rischiano di essere lasciati a casa, con ripercussioni drammatiche per la tenuta sociale del territorio”. Così in una nota l’eurodeputato del Partito democratico, Massimo Smeriglio. Intanto Confindustria rivendica a sé i fondi stanziati per Alitalia. “Invece di destinare ancora una volta ingenti risorse ad Alitalia, il Governo dovrebbe puntare sull’industria, l’unica ad aver reagito ai colpi della crisi e che continua a sostenere il Paese”: così Emanuele Orsini, uno dei 13 vice presidenti di Confindustria polemizzando sull’eventualità di una mancata proroga del superbonus.