Società

Lo zoombombing è triste, ma si può combattere leggendo. E io un consiglio ce l’avrei…

“Quello che non mi uccide, mi fortifica”, soleva dire Friedrich Nietzsche e, considerato che la francesina – la stravagante tipa che mi accompagna sempre, ovvero la distrofia muscolare di Duchenne – il conto più salato ancora non me l’ha presentato, allora posso tranquillamente affermare che i tristi fatti di giovedì scorso non mi hanno abbattuto, ma fortificato. Oramai chi mi uccide più se non la francesina?

Torniamo indietro di qualche ruotata e rechiamoci al 15 aprile, giorno di presentazione del libro più cool dell’anno – Diverso da chi? Storie a rotelle e ironia senza freni – sulla piattaforma Zoom, organizzata dall’Associazione Culturale Piero Gatti e dalla Libreria Torriani di Canzo. Dopo aver risposto alle prime domande, sembra intelligentemente a giudicare dalle facce della presentatrice della serata, e dopo la lettura di due brani tratti dal libro, la serata proseguiva ottimamente allorquando si odono colpi di tosse, qualcuno sta male? No, perché ad un certo punto, ed anticipato da una bestemmia da pesi massimi, una voce annuncia: “Non ce ne frega un c…o”. Per poi disegnarli, i membri s’intende, nell’atto del piacere e inducendo il sottoscritto a pensare che fosse nostalgia del loro passato più lucente: quando erano degli innocenti spermatozoi. Innocenti ripeto, cosa che da mo’ non sono più!

Dopodiché la nostalgia sembra passare al Ventennio e ai fascismi, perché si inneggiava al Duce e a Hitler, ma poi fa la sua comparsa l’Isis. E che c’entra? Allora benvenuta ignoranza. A cui si aggiungono terribili frasi misogine: come se loro fossero usciti dall’utero paterno. Ebbene sono stato vittima di zoombombing, perché io nella vita non mi faccio mai mancare niente…

Ma cos’è lo zoombombing? È un fenomeno sviluppatosi durante la pandemia, ora prossimo a candidarsi a futura piaga sociale: non sono altro che azioni di disturbo organizzate da un gruppo di persone, spesso minorenni, che si introducono nei vari incontri/riunioni con messaggi osceni, pornografici, di odio ecc.

Come faccio a esserne certo? Semplice, il mio entourage ha scovato la chat di Telegram nella quale si sono accordati per fare il raid (o il “devasto”, così come lo chiamano): “Quello lì è intubato”, benché un intubato vigile non si sia mai visto. “Lasciamolo stare”, a cui fa seguito il saggio del gruppo con un deciso “senza pietà”. Tuttavia passa la linea dei “moderati” – se tali possiamo definirli – di non insultarmi perché “povero, fa tenerezza”! Che cosa?! Che cosa?!

Avete assistito a quello che succede quando la noia – dal momento che questi ragazzi si annoiano, e la Dad è servita solo a studiare lo zoombombing – incontra l’ignoranza – poiché penso che sappiano poco nulla di Hitler e dell’Isis, tra l’altro messi assieme – sotto i portici di via della stupidità – in quanto solo il vuoto mentale cosmico permette a costoro di compiere simili atti o di realizzarsi in cotal modo, perché altri modi di realizzarsi forse non ne hanno.

Quanto a me, leggendo le preoccupazioni di alcuni fan sulla mia pagina Facebook, una volta che era chiaro quello che stava succedendo mi sono messo il cuore in pace, in attesa di essere insultato, e invece vengo ricoperto di pietà – perché, come affermo nel libro, un disabile cosparso di pietà è ancor più succulento. Intanto la francesina, ancora una volta, ha dimostrato di aver fatto di me l’equivalente di un monaco tibetano, che pacatamente va sempre oltre, seguendo il suo percorso.

Ciò che invece mi lascia esterrefatto è la scarsa cultura, conoscenza della sfera umana di queste persone che, così facendo, gridano (in tutti i sensi) il loro disagio. Basterebbe cominciare a leggere di più, poiché porta conoscenza, esperienza (indiretta), aiuta a pensare, a porsi davanti, a guardare oltre, a vivere. E, tra l’altro, un libro da consigliare io ce l’avrei…