“Oggi abbiamo ricevuto l’informazione dagli avvocati di Alexei Navalny che, grazie all’enorme sostegno del mondo e dell’opinione pubblica, il nostro paziente è stato portato in un ospedale civile di Vladimir, il 20 aprile, e che sono state fatte delle analisi e ha avuto accesso a qualcosa di simile a una valutazione indipendente“. I medici di Navalny, in una lettera pubblicata da Mediazona, riferiscono, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi sull’aggravamento dello stato di salute dell’oppositore, che il 44enne è stato visitato fuori dall’ospedale penitenziario dove era stato portato e che sulla base del materiale che hanno ricevuto, presto daranno la loro diagnosi. Alla luce di ciò, i medici chiedono a Navalny “d’interrompere lo sciopero della fame, altrimenti non ci sarà più un paziente da curare”.

La svolta arriva all’indomani delle proteste in decine di città russe a suo sostegno, anche se l’onda tanto attesa non c’è stata, complice anche la repressione cominciata prima ancora che iniziassero i cortei. Nonostante non ci siano dati certi sull’affluenza nazionale, le piazze sono state lontane dalla foga di gennaio, quando per Navalny da est a ovest, lungo gli undici fusi orari russi, una valanga di cittadini aveva manifestato contro il suo arresto. In generale l’effetto-Navalny, per ora, sembra già essere in luna calante. Nella giornata di proteste, dove Mosca ha comunque risposto alla chiamata, sono state almeno 1.786 le persone fermate, riferisce l’ong Ovd-Info. Secondo l’organizzazione, 806 fermi sono avvenuti a San Pietroburgo, 119 a Ufa e 68 a Kazan e gli arresti sono stati effettuati in 97 città. E pure oggi gli alleati più stretti dell’oppositore, che continua a languire nella sua cella-ospedale, sono stati messi fuori gioco alle prime luci del mattino.

E dopo l’arresto preventivo della portavoce di Navalny e della sua alleata del Fondo anticorruzione, anche il responsabile dei profili social della squadra dell’oppositore, Alexander Shepelev, è stato fermato ieri sera dalla polizia, con l’accusa di aver disubbidito agli ordini della polizia, ed è stato portato al tribunale Lyubertsy, a Mosca. Stando a quanto riporta la testata indipendente Meduza, Shepelev nel corso del fermo è stato picchiato dagli agenti per obbligarlo a fornir loro la password di accesso al canale Telegram (usato principalmente per coordinare le proteste). Nel bilancio del giorno dopo i russi, stando ai numeri contenuti della piazza nel Paese profondo, salvo forse Novosibirsk ed Ekaterinburg oltre alla capitale, questa volta hanno preferito non rischiare. Il raffronto fra chi si era iscritto al sito per l’azione di protesta e l’effettiva ‘affluenza’ è impietoso, al di là dell’immancabile balletto di cifre tra gli organizzatori della protesta (circa 60mila persone a Mosca) e le autorità (non più di 6mila).

In un post su Instagram, Navalny ha ringraziato i suoi sostenitori per la partecipazione: “In me si ritrovano due sentimenti: l’orgoglio e la speranza. Orgoglio di far parte di questa cosa grande e bella. Voi, persone oneste, che non rimanete zitte guardando l’ingiustizia e l’illegalità. Che non avete paura nonostante tutto l’odio e la violenza che arrivano dal Cremlino” e “la speranza è molto comprensibile. Eccola: la salvezza della Russia. Voi. Che siete usciti in strada. Che non siete usciti in strada ma avete dato supporto. E anche chi non ha supportato pubblicamente, ma simpatizza”. La Russia, ha continuato, “sta scivolando nell’oscurità” e “sarà difficile per un po’” ma “coloro che vogliono fare andare indietro la Russia sono storicamente condannati. Siamo ancora di più. La Russia sarà felice”, ha aggiunto.

“L’avvocato che mi è venuto a trovare mi mi ha raccontato un pò quello che è successo ieri e –

Le cure mediche e la difesa della Russia – I collaboratori di Navalny avevano convocato le manifestazioni visto il peggiorare delle sue condizioni di salute in detenzione, aggravate dallo sciopero della fame che ha iniziato il 31 marzo per protestare contro il fatto che non gli viene dato accesso al suo medico. La situazione dell’oppositore russo preoccupa da giorni e ha attirato l’attenzione internazionale. “Crediamo che la vita di Navalny sia in serio pericolo”, hanno dichiarato quattro esperti indipendenti di diritti umani nominati dal Consiglio diritti umani dell’Onu, che hanno chiesto di portare Navalny urgentemente fuori dalla Russia per cure mediche. Mosca però si difende e il commissario per i diritti umani Tatyana Moskalkova in una risposta al segretario generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric spiega che a Navalny non è stata inflitta nessuna tortura del sonno e nessun trattamento crudele da quando è stato incarcerato. Secondo Moskalkova, “di notte Navalny, come gli altri detenuti, riceve otto ore di sonno ininterrotto. Allo stesso tempo, secondo la legislazione della Federazione Russa, il personale della struttura è tenuto a visitare la stanza dove sono tenuti i detenuti, anche di notte, senza avere il diritto di interrompere il loro sonno.” “Non c’è stata alcuna interruzione forzata del sonno di Alexei Navalny”, ha detto la Moskalkova, che poi ha anche detto che Navalny è sotto monitoraggio medico rafforzato da quando ha iniziato lo sciopero della fame nel penitenziario n. 2 di Pokrov.

Chi è Alexei Navalny – 44 anni, noto per le sue inchieste e campagne contro la corruzione, è stato arrestato lo scorso 17 gennaio, non appena ha messo piede a Mosca dopo cinque mesi in Germania, dove è stato curato a seguito dell’avvelenamento subito in Russia. Avvelenamento per il quale punta il dito contro il Cremlino, che respinge le accuse. Sta scontando una condanna a due anni e mezzo di carcere per accuse di appropriazione indebita, un caso che secondo Navalny è politicamente motivato: dopo avere cominciato a soffrire di dolori alla schiena e scarsa sensibilità alle gambe, ha chiesto di vedere i suoi medici, cosa che gli è stata negata e motivo per cui ha avviato il digiuno. Nel fine settimana quattro dottori hanno lanciato un allarme sulle sue condizioni di salute, dicendo che potrebbe morire in qualunque momento. Domenica è stato trasferito in un ospedale in un’altra prigione, ma le autorità carcerarie hanno respinto i tentativi dei suoi medici di fargli visita.

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