In Piemonte la maggioranza di centrodestra scricchiola sul gioco d’azzardo. Nonostante lo smarcamento di Forza Italia prima e di Fratelli d’Italia poi, la Lega da due settimane continua a chiedere la modifica della legge n.9/2016, mirando al cuore delle “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”. I leghisti vogliono abolire il cosiddetto “distanziometro”, ossia il divieto di avere slot machine per quei locali che si trovino a 500 metri (300 metri nei comuni più piccoli) da luoghi sensibili come bancomat, scuole, ospedali o stazioni. Votata nel 2016 all’unanimità da tutte le forze politiche, destra compresa, la legge n.9 sul gioco d’azzardo permetteva agli esercizi commerciali di avere cinque anni di tempo per adeguarsi alle nuove regole: un limite che il 21 maggio arriverà a scadenza.

La vicenda -La mattina del 14 aprile 2021 la maggioranza di centrodestra presenta all’aula del consiglio regionale la “Legge Leone”, dal nome del suo primo firmatario, il consigliere leghista Claudio Leone, per modificare le norme in vigore sul gioco d’azzardo. Nel frattempo i consiglieri del Pd e del Movimento 5 Stelle, insieme ad associazioni come Libera, Acli e Cgil, scendono in piazza Castello per protestare davanti al palazzo del governatore Cirio. A sorpresa, però, nel primo pomeriggio, con una nota neanche troppo velata, Forza Italia scrive: “In questo difficile momento per la nostra regione le priorità di Forza Italia sono i vaccini, il lavoro e le riaperture, non sicuramente il gioco d’azzardo”. Ma la Lega non desiste. Non batte ciglio neanche quando alla defezione dei forzisti si aggiunge quella di Fdi: “Forse prima di portare in aula la proposta di legge, sarebbe servito un momento di maggiore confronto”, scrive il 15 aprile in una nota il coordinatore piemontese di Fratelli d’Italia, Fabrizio Comba. Come se non bastasse, la mattina dopo, arriva lo stop alla riforma della Conferenza episcopale italiana (Cei): “La nostra Regione ha alle spalle un tempo di sperimentazione di strumenti strategici ed operativi che, sia i dati sia i risultati, ci consegnano come interessante e generativo”, si legge, “azioni di freno al processo attivato potrebbero avere ricadute poco opportune in mesi in cui saremo chiamati a grandi sforzi di innovazione e di coesione”.

I dati – In effetti, l’assunto su cui si basava la legge 9/2016, che voleva “ridurre l’offerta di gioco per ridurre la domanda” a 5 anni dalla sua applicazione sembra dimostrato. Una relazione, presentata il 28 gennaio 2020 in Commissione Sanità da parte degli uffici dell’Assessorato e di Ires, registra infatti che nei primi tre anni dalla sua approvazione, le ‘Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico’ hanno portato a un calo dei volumi del gioco fisico pari al 16,5% in Piemonte, mentre a livello nazionale le giocate sono scese dello 0,9%. Un calo che, continua la relazione, i piemontesi non avrebbero sfogato sul gioco online. Seppur in crescita, infatti, in Piemonte il gioco online tra il 2016 e il 2019 è cresciuto meno di quello nazionale (+72% nazionale contro il +70% piemontese). A confermare i benefici della legge, anche gli ordini dei medici e degli psicologici del Piemonte che spiegano come tra il 2017 e il 2019 ci sia stata “una riduzione del 20% delle persone colpite da ludopatia”.

La partita sul gioco d’azzardo è ancora aperta, dopo il consiglio di regionale di oggi 21 aprile, la Lega promette di riuscire a stilare un testo condiviso con la maggioranza per modificare la legge n.9/2016, che verrà discusso oggi. Nel frattempo continua l’ostruzionismo di Movimento 5 Stelle e Pd che, per rallentare l’approvazione della riforma, hanno presentato oltre 70mila emendamenti. La maggioranza di centrodestra reggerà alla prova dell’aula?

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