“Vogliamo una riforma della Regione fondata sulla semplificazione e sulla riqualificazione, anche motivazionale, del personale”. Questo assicurò Christian Solinas l’8 maggio 2019, quando appena eletto si presentò in consiglio regionale per illustrare all’Aula il programma politico del quinquennio a venire. Nel giro di due anni, qualcosa è cambiato. Radicalmente. Per rendersene conto basta scorrere le undici pagine che compongono il disegno di legge 107, proposto dalla giunta a trazione sardo-leghista e attualmente in discussione in consiglio regionale.
La preannunciata “semplificazione” si è tradotta nel varo (al momento solo auspicato) di un maxi staff composto da 65 nuovi assunti che approderebbero in Regione su nomina squisitamente politica. Costo per le casse pubbliche: 6 milioni di euro l’anno, attinti (e dunque sottratti) dal Fondo per le spese legali e i contenziosi. Lo staff pensato da Solinas sarebbe in larga parte alle sue dipendenze e avrebbe al suo vertice il segretario generale della Regione, che a leggere la relazione tecnico-finanziaria della norma incasserebbe 285mila euro lordi annui. Per dire: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha un appannaggio di circa 180mila euro annui. Tutto ciò tralasciando il fatto che, secondo le norme vigenti, i compensi per qualsiasi incarico pubblico non possono superare i 240mila euro. Resosi conto della gaffe normativa contenuta nel suo stesso disegno di legge, firmato di concerto con l’assessore alla Riforma della Regione Valeria Satta, la pezza ce l’ha messa ex post lo stesso presidente: “Presenterò personalmente un emendamento – ha dichiarato all’Ansa – che chiarisca i tetti di spesa per ciascuna figura“. Tant’è: oltre al segretario generale, sempre in capo alla Presidenza seguono tre capi Dipartimento (733mila euro annui lordi), tre consulenti (402mila) e sei esperti (805mila) per l’ufficio di staff, cinque esperti per il Comitato per la legislazione (671mila), quindi tre addetti di Gabinetto (180mila), due addetti al cerimoniale (120mila) e un nuovo autista (60mila). Chiudono il cerchio cinque consulenti (671mila) e la bellezza di trentasei addetti di gabinetto (per una spesa annua lorda di 2,1 milioni) destinati agli assessorati. Totale, come detto: 6 milioni e 90mila euro l’anno.
Una spesa che però, per Solinas, è “sovrastimata dalla relazione finanziaria (peraltro non firmata e dunque non riconducibile ad alcun dirigente, NdA). Faccio un esempio – ha dichiarato sempre all’Ansa – Un magistrato chiamato a far parte del Comitato per la legislazione e di conseguenza collocato fuori ruolo, continuerà ad essere pagato dalla propria amministrazione, percependo dalla Regione soltanto una contenuta maggiorazione in percentuale”. Esempio quantomeno infelice, posto che nel 2019 Solinas ha voluto come capo di Gabinetto Maria Grazia Vivarelli, allora magistrata del Tar Lazio. Accettato l’incarico due anni fa, la togata è andata fuori ruolo e pochi mesi dopo è stata promossa al Consiglio di Stato, quando da mesi non frequentava più nemmeno le aule del Tar perché impegnata in terra sarda. Oltre a percepire circa 170mila lordi annui dal Consiglio di Stato – senza averci mai messo piede – oggi Vivarelli incassa pure 43mila dalla Regione Sardegna, come ha confermato pochi mesi fa su precisa richiesta del fattoquotidiano.it. Non tocca i 240mila solo per i limiti di legge, posto che i magistrati fuori ruolo non possono incassare, per altro incarico, più del 25% del loro compenso.
Da notare che in Regione, come ilfattoquotidiano.it ha raccontato qualche tempo fa, esperti e consulenti sono già previsti e ampiamente impiegati. Il presidente Solinas, ad esempio, per supportare la sua azione politica ha voluto il geometra Franco Magi, attualmente imputato per turbativa d’asta, e il perito Christian Stevelli, entrambi accomunati dall’amicizia di vecchissima data con il capo dell’esecutivo e dalla militanza attiva nel Partito Sardo d’Azione, di cui Solinas è segretario regionale.
Detto ciò, il disegno di legge è approdato in Aula pochi giorni fa, quando sul versante Sars-Cov-2 la Sardegna si leccava le ferite dopo l’uscita dalla zona bianca, piombava in zona arancione e infine, visti i numeri preoccupanti, ripiombava in zona rossa. Il tutto condito dal ritardo nella somministrazione dei vaccini e la chiusura – complice un sistema sanitario pubblico perennemente in bilico tra la sopravvivenza e il collasso – dell’hospice di Nuoro e della lungodegenza di Ittiri, nel Sassarese. “Ma in questo drammatico momento, le priorità della giunta Solinas sono evidentemente altre: le poltrone“, hanno commentato i consiglieri regionali dei Progressisti Francesco Agus e Massimo Zedda. “La riforma della Regione? Parliamone. Ma non con un disegno di legge inutile e dannoso – ha dichiarato Salvatore Corrias, del Partito democratico – che non persegue gli interessi della pubblica amministrazione, né dei sardi tutti. E una riforma della Regione non si fa a colpi di nomine fiduciarie”. A difendere la riforma è il consigliere di maggioranza Stefano Tunis, che attacca a testa bassa la dirigenza della Regione: “La macchina amministrativa regionale è inefficiente e rende inefficace qualunque atto di indirizzo politico. Si basa su norme vetuste, che vanno cambiate. Ad esempio: abbiamo approvate le leggi sui ristori destinati ad imprese e cittadini. Se non sono ancora arrivati, la responsabilità è della burocrazia e del cattivo funzionamento della macchina regionale”.
Altrettanto decisa la reazione dello Sdirs, il Sindacato dirigenti e direttivi della Regione. Nel ricordare la netta separazione tra azione politica e amministrativa, peraltro sancita per legge, il sindacato lancia la sfida all’attuale maggioranza: “Presentino un Dl che, superando il dl 107, attribuisca alla parte politica la piena responsabilità degli atti amministrativi. Siano coraggiosi – si legge in una nota firmata dal segretario generale Cristina Malavasi – e sfidando la Costituzione e il buonsenso, scrivano una legge che attribuisce al Presidente e agli assessori il potere di adottare gli atti tecnici e amministrativi, assumendosene la responsabilità personale, amministrativa ed erariale. Ma abbiamo l’impressione che questi ultimi aspetti non piacciano molto, dato che richiedono impegno, fatica e rischio personale e patrimoniale. Noi siamo d’accordo al varo di un nuovo assetto della Regione e siamo pronti al confronto. Ma di questa norma non si può salvare nulla”.