Maria Teresa Merli, rappresentante nel consiglio comunale di Imola, si è opposta con questa teoria all'iscrizione della città all’anagrafe antifascista e alla Carta di Stazzema. Dura replica della giunta: "Affermazioni gravissime. Una ricostruzione dei fatti rabberciata quanto singolare e storicamente infondata". A Genova le bandiere dell'Anpi imbrattate con delle svastiche
Mancano due giorni alle celebrazioni della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, ma iniziano già a ricomparire le prime tesi negazioniste, anche nella politica. Questa volta a fornire una ricostruzione antistorica sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema è Maria Teresa Merli, insegnante e consigliera comunale di Fratelli d’Italia a Imola, in provincia di Bologna. Nella seduta durante la quale si discuteva sull’adesione della città all’anagrafe antifascista e alla Carta di Stazzema, Merli, evidentemente contraria, è intervenuta sostenendo addirittura che “a Sant’Anna di Stazzema i partigiani rossi provocarono coscientemente la rappresaglia tedesca. Lasciarono che le Ss massacrassero centinaia di civili e tornarono, a strage ultimata, per rapinare i cadaveri delle vittime“.
Una ricostruzione senza alcun fondamento storico che ha provocato le reazioni dei presenti alla seduta: “Affermazioni gravissime – hanno replicato il sindaco Marco Panieri e tutta la Giunta comunale – La consigliera, con una ricostruzione dei fatti rabberciata quanto singolare e storicamente infondata, ha attribuito ai partigiani la responsabilità morale dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema che, con i suoi 560 civili massacrati, rappresenta una delle pagine più dolorose e drammatiche della storia d’Italia del ‘900. Abbiamo ascoltato frasi inaccettabili e vergognose, gravissime in ogni contesto e certamente, a maggior ragione, nella sede del Consiglio comunale di Imola, Città medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana. Alla vigilia della giornata che celebra la Liberazione dal nazifascismo, questa aggressione gratuita offende gravemente la memoria di quanti, in ogni parte d’Italia e anche ad Imola, hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane, umiliazioni, prevaricazioni, ingiustizie e sacrifici alla causa della libertà riconquistata”.
È anzi provato, differentemente da quanto sostenuto dalla consigliera comunale, che a guidare lo squadrone nazista che fece strage nel piccolo borgo toscano c’erano proprio i fascisti locali e non solo i civili costretti a trasportare le munizioni e poi fucilati dopo aver svolto il compito. E anche Marco De Paolis, procuratore generale militare della corte d’appello di Roma, nell’agosto 2019 spiegò quanto fosse sbagliata questa teoria diffusa ultimamente dall’estremismo di destra: “Se avessi davanti un ragazzo che pensa questo, intanto gli narrerei i fatti come si sono svolti. A cominciare dal fatto che avevamo a che fare con degli invasori, persone che avevano invaso illegittimamente il nostro Paese. Cominciamo a ricordare le cose per quello che sono state. Certamente non tutto quello che hanno fatto i partigiani, così come gli Alleati, è stato positivo, ma questo non significa che non stessero dalla parte giusta, di chi si opponeva alle camere a gas, allo sterminio di massa. Questo è il punto, tutto ruota attorno a questo”.
La giunta comunale e il sindaco di Imola concludono la loro nota aggiungendo che le affermazioni della consigliera “sono ancora più gravi in quanto pronunciate da chi riveste il ruolo di insegnante di scuola, ovvero da chi ha il compito altissimo e meraviglioso di educare i cittadini di oggi e di domani. La Resistenza è patrimonio di tutti, come lo sono la libertà e la democrazia, per la cui conquista i partigiani, assieme a tanta parte della popolazione civile e a quei militari che non si piegarono al fascismo, lottarono e in molti casi morirono. Proprio dalla Resistenza, da quella lotta di Liberazione, è nata la nostra Costituzione, che con i suoi valori ancora oggi ci guida lungo la strada della libertà e della democrazia”.
Genova, svastiche sulle bandiere dell’Anpi
Mentre a Imola la polemica parte dal cuore del consiglio comunale, a Genova i volontari dell’Anpi hanno denunciato l’imbrattamento delle bandiere preparate proprio in occasione delle celebrazioni del 25 aprile con delle svastiche, definendo il gesto uno sfregio a Genova, città Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. “Abbiamo già sostituito le bandierine imbrattate con le svastiche ma chiedo che, una volta identificati gli autori del gesto, siano applicate le leggi Scelba e Mancino che puniscono con rigore questi atti”, ha dichiarato il presidente di Anpi Liguria, Massimo Bisca.
L’episodio è avvenuto la scorsa notte. Le svastiche e scritte oltraggiose sono state lasciate anche sui manifesti che ricordano il 25 Aprile affissi sulle vetrine di alcuni negozi in via Rolando. Sul caso si stanno muovendo gli investigatori della Digos. “Il gesto notturno non denota coraggio – dice Bisca – e ora speriamo che si riescano a trovare tracce nelle telecamere visto che la strada, che è isola pedonale, ne ha molte”.