Il provveditore regionale, che già era diventato "celebre" per la lettera che esaltava la guerra in occasione del 4 novembre, indica nel giorno della Liberazione "la fine della guerra in Italia". E agli studenti parla di "rispettive ragioni e rispettivi sogni" nell'equiparazione tra partigiani e nazifascisti. Il ministero annuncia che chiederà un "chiarimento"
Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche e la sua idiosincrasia con la storia del Novecento. A distanza di sei mesi, dalla Giornata delle Forze Armate, alla vigilia della Festa della Liberazione, Ugo Filisetti ci ricade di nuovo. Nel consueto messaggio indirizzato a tutti gli studenti delle scuole marchigiane, pubblicato ieri, ha voluto di nuovo ritoccare il senso della storia e degli avvenimenti, suscitando accese reazioni. Un testo in cui, tra l’altro, non compaiono due termini molto importanti e dirimenti: fascismo e partigiani. Alcuni passaggi lasciano effettivamente a bocca aperta, uno in particolare, in cui Filisetti parla di rispettive ragioni e sogni reciproci: “Quell’immane conflitto ha visto un’Italia scissa e martoriata, un’Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni, per i rispettivi sogni di cui era carica: uno scontro marcato dal ferro e dal sangue che ha diviso, frantumato”. Il provveditore si dimentica di dire un po’ di cose agli studenti, com’è evidente: i “sogni” di cui parla, dalla parte del fascismo che non cita mai, si tradussero in un regime antidemocratico la cui cultura della violenza portò alla promulgazione delle leggi razziali del 1938. Una lettera che ha sollevato le proteste del mondo politico e sindacale e ha spinto il ministero dell’Istruzione a chiedere un chiarimento all’Ufficio scolastico regionale delle Marche.
Anzi, rincara la dose e, com’è tipico di un certo fronte politico nostalgico, cerca di calmierare dando un colpo al cerchio ed uno alla botte: “Ma dopo quella grande catastrofe – scrive il direttore dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche – ci sia ora il superamento delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, il riconoscimento per tutti nella propria storia, per ricostruire giorno per giorno questa Italia, per proiettare nel mondo un’Italia unita, forte, libera, con un suo destino, che possa fronteggiare col lavoro la competizione mondiale”.
E infine, tra frasi lunghe, a tratti contorte e con diversi errori di punteggiatura si rivolge agli studenti: “Questa è la missione forte affidata a voi, nuove generazioni: non la fazione, non la setta, non i rancori, non gli odi dietro i quali i popoli si sfaldano. E quindi rimanete sempre uniti, pur nelle diverse idee, siate strumento di amicizia per cambiare la società e siate coraggiosi come solo la gioventù (…) sa esserlo”. Il paradosso è che nel finale Filisetti cita la Costituzione con i suoi “progetti ideali, lucidi, ispirati ad un salto senso di giustizia” senza mai dire che a scriverla furono le forze partigiane che avevano fatto la Resistenza.
Le reazioni al messaggio a dir poco sbilenco del direttore dell’ufficio scolastico sono subito arrivate. Il deputato Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), vicepresidente della commissione Cultura chiede l’intervento del ministro Bianchi e la rimozione di Filisetti. “Ci risiamo, il direttore dell’Usr, già noto per le sue ‘nostalgie’ prosegue con le lettere ufficiali volutamente ambigue. Presenterò una nuova interrogazione parlamentare diretta al governo” dice. Scendono in campo anche i sindacati: “Il direttore Filisetti si mostra di nuovo banale e stucchevole nella sua foga revisionista. Il ministro intervenga subito” attacca la segretaria della Cgil Marche Daniela Barbaresi. Critica anche la Uil: la segretaria regionale Claudia Mazzucchelli parla di “lettera fuorviante e divisiva”.