Continua la lenta discesa dell’indice Rt a livello nazionale, calato da 0,85 a 0,81 negli ultimi 7 giorni, flette leggermente anche l’incidenza di nuovi casi e gran parte dell’Italia si tingerà di giallo. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio settimanale del Ministero della Salute-Iss sull’andamento dell’epidemia per il periodo 12-18 aprile. In conseguenza dei dati emersi dall’ultimo report, quindi, sono 14 le Regioni, più le due Province autonome, ad andare nella fascia di minori restrizioni a partire dal 26 aprile, come previsto dalle nuove ordinanze che il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base anche delle indicazioni della Cabina di Regia. In rosso rimarrà solo la Sardegna. In arancione ci sono Puglia, Valle d’Aosta, la Sicilia , Calabria e Basilicata. Diventano gialle invece Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Marche, Piemonte, le province di Bolzano e Trento, Toscana, Umbria e Veneto.
Brusaferro: “Quadro rimane impegnativo, incidenza elevata” – “Il quadro rimane impegnativo perchè l’incidenza rimane elevata e le terapie intensive sono ancora in sovraccarico. Quindi ridurre i casi e progredire con la campagna di vaccinazione sono i due assi su cui ci si deve muovere. E’ fondamentale la cautela e la gradualità nella gestione dell’epidemia”, ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante la consueta conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio settimanale. “L’epidemia sta decrescendo in molte regioni, tranne che in alcune – ha aggiunto – L’incidenza calcolata a ieri sera è pari a 159 contro 182 della scorsa settimana, mentre quella calcolata su domenica scorsa vede una decrescita da 157 a 160. Quindi comunque è sopra i 50 casi per 100mila abitanti”. Brusaferro ha anche spiegato che “il 75% delle persone positive è asintomatica o ha pochi sintomi e c’è decrescita dei casi tra gli anziani e tra gli operatori sanitari. Questo è un segnale dell’efficacia delle vaccinazioni”. Sui ricoveri il presidente dell’Iss ha detto che “stanno decrescendo dove l’occupazione è del 36% , sotto la soglia critica del 40%. Anche i ricoveri in terapia intensiva decrescono, anche se sono ancora in sovraccarico”. Il leggero calo dell’Rt, l’indice di contagio, per Brusaferro “è un tesoretto, ma ci vuole cautela e gradualità rispetto al rilassamento delle misure e alle riaperture. Altro elemento importante è avere strumenti di monitoraggio per intervenire laddove ci fossero fenomeni di ricrescita dei casi”. Sul green pass, ci ha tenuto a specificare che “non è un libera tutti: certifica un ridotto rischio di trasmissione dell’infezione da Covid, quindi è uno strumento prezioso che aiuta a standardizzare i comportamenti nell’Ue, ma è anche uno strumento dinamico che può variare”.
Rezza: “No a liberi tutti, responsabilizzare le persone” – Anche Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, avverte: “L’incidenza migliora ma i decessi restano ancora elevati, che oggi sono stati 342. C’è ancora un’incidenza elevata sopra 150 casi su 100mila abitanti e rispetto alla scorsa settimana l’Rt è sceso poco e anche l’incidenza. Abbiamo ancora una congestione delle terapie intensive, i casi si sono accumulati lo scorso mese e questo ha conseguenze a lungo termine”. Secondo Rezza “nessuno può escludere un nuovo aumento dei casi con le riaperture ma bisogna responsabilizzare gli individui. Con le aperture ci si assume sempre un rischio e i singoli non devono interpretarle come un liberi tutti”. Sulle riaperture, il dirigente del ministero ha insistito: “Bisogna responsabilizzare le persone e le riaperture non vanno viste come un liberi tutti”.
Il monitoraggio: “No contatti con persone fuori dal nucleo abitativo” – Rezza e Brusaferro in pratica hanno commentato il monitoraggio dell’Iss diffuso in giornata, che riporta una nuova lievissima diminuzione della incidenza dei casi di Covid-19, pari a 157,4 per 100mila abitanti contro 160,5 della settimana precedente. Il dato puntuale a giovedì – che è quello preso a riferimento per le decisioni – sarebbe di 159. Il monitoraggio è chiarissimo, alla vigilia di quella che è una ripartenza ampia in molte zone dell’Italia: “Il quadro complessivo resta ancora ad un livello critico”, si legge nella bozza del report. “È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie”, ripetono gli esperti, ricordando che “è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine”.
“Lieve miglioramente ma due regioni a rischio alto” – Complessivamente, l’incidenza resta elevata e lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino del tracciamento dei casi. Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale resta sopra la soglia critica del 30 per cento (è al 35), anche se il numero di persone ricoverate è in diminuzione da 3.526 a 3.151. Dopo settimane, invece, torna sotto la soglia critica il tasso di occupazione dei posti letto in area medica a livello nazionale, con il 36% (il ‘limite’ è fissato al 40) anche se 12 Regioni sono ancora sopra soglia in almeno uno dei due ambiti. Nella bozza del monitoraggio si legge che, stando ai dati, si osserva un “lieve miglioramento generale del rischio, con due Regioni (Calabria e Sardegna) che hanno un livello di rischio alto”. Quattordici Regioni e Province autonome hanno invece una classificazione di rischio “moderato (di cui due ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e cinque Regioni che hanno una classificazione di rischio basso”. Quattro Regioni, erano cinque la settimana precedente, hanno “un Rt puntuale maggiore di uno”, tra queste, due Regioni (Basilicata e Sicilia) hanno una “trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2″ mentre le altre aree del Paese hanno una “trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno”. “Si osserva una ulteriore diminuzione nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (29.892 vs 32.921 la settimana precedente) – riporta il monitoraggio – La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in aumento (37,9% vs 37,0% la scorsa settimana)”. Anche in lieve aumento il numero di casi rilevati “attraverso la comparsa dei sintomi (38,4% vs 38,1%)”. Infine, “il 23,7% è stato diagnosticato attraverso attività di screening”.