“Mi sono dimesso per evitare il carcere, però la misura la devo fare, sono a casa ad aspettare se mi fanno i domiciliari, speriamo che mi fanno i domiciliari”. Il 12 aprile 2021, meno di due settimane fa, Giuseppe De Benedictis è già un ex magistrato. Dal telefono di un amico, chiama una terza persona a cui racconta di essersi dimesso. Non lo sa, ma i carabinieri stanno ascoltando anche quella telefonata. Nella quale, in realtà, offre una versione di comodo dell’accaduto. “Chiariello mi dette – racconta a un interlocutore sconvolto dalla notizia – una cosa da studiare e mi dette qualche soldo, come scesi dallo studio stavano i Carabinieri, perquisito, perquisizione, corruzione… adesso ho detto tutte cose, ieri sono stati due giorni a casa mia a portarsi cellulare, computer, controllare le armi e cose, che vogliono vedere”. L’ormai ex magistrato prova anche a fornire una storia che potrebbe aver dato il via alle indagini. “Quello Chiariello stava puntato, io mi sono dimesso per evitare il carcere, però la misura la devono fare. Adesso sono a casa ad aspettare se mi fanno i domiciliari, speriamo che mi fanno i domiciliari”. Ma l’ipotesi del carcere è quasi una certezza. Un uomo con la sua esperienza sa bene che presto o tardi le porte della cella si apriranno comunque. “Io mi sono dimesso, adesso vediamo quando mi devono prendere, comunque considerando che per questo reato il minimo sono sei anni, quattro anni me li devo prendere sicuro”.
Eppure, sfogliando le pagine dell’ordinanza emessa dal giudice Giulia Proto di Lecce, emerge che la vicenda fosse in realtà nota allo stesso magistrato da diversi mesi. De Benedictis, il 15 marzo 2021, scopre che i carabinieri lo stanno pedinando. E così fornisce la targa dell’auto a un ex ispettore di polizia che prova a saperne di più. E proprio con l’ex ispettore si incontra spesso per capire come stanno le cose. “De Benedictis – scrive il gip proto – è convinto che la Procura di Lecce gli stia per notificare una ordinanza di custodia cautelare per una delle tante vicende illecite commesse negli ultimi due mesi”. Eppure continua secondo l’accusa intascare mazzette. “Non si può davvero pensare – chiarisce così il gip leccese – alla luce di tale allarmante quadro cautelare, che il De Benedictis possa rimanere in stato di libertà in pendenza del processo a suo carico”.
E infatti negli incontri con l’ex ispettore, comprende che l’indagine è coordinata dai magistrati leccesi. “Il problema – ammette De Benedictis – è che non è Bari a dirigere le indagini, se fosse Bari, ancora, ancora…”. In uno di questi incontri, dopo un caffè al bar nei pressi del tribunale di Bari, i due rientrano in ufficio e concordano un nuovo appuntamento poi De Benedictis, mimando il suo arresto con l’incrocio delle mani, esternava ancora una volta la sua preoccupazione: “Ehi, non è che fra venerdì e ta… arriva l’uccello padulo?”. Ha paura, il magistrato, ma non cambia strada: “Nonostante l’elevato rischio, di cui è oramai fortemente consapevole, ha continuato – si legge negli atti dell’inchiesta – a portare avanti i suoi traffici illeciti”.