Il genocidio armeno è un argomento sensibile per il governo turco, pronto a scagliarsi contro chiunque voglia ricordare le deportazioni e le uccisioni di circa 1,5 milioni di armeni tra il 1915 e il 1916, quando era ancora in piedi l’Impero Ottomano. Ma quest’anno, in occasione del 106esimo anniversario della tragedia e dopo che né Barack Obama né Donald Trump avevano voluto prendere posizioni nette per non intaccare i rapporti diplomatici con Ankara, la nuova amministrazione di Joe Biden ha deciso di riconoscere, per la prima volta nella storia americana, il genocidio armeno. Una scelta che ha provocato la scontata quanto dura reazione del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, e quella invece soddisfatta del primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, che ha definito la presa di posizione “un passo potente”.
Il presidente americano ha compiuto questo storico passo con un messaggio pubblico che ricorda la pulizia etnica compiuta dagli ottomani: “Ogni anno, questo giorno, ricordiamo le vite di tutti quelli che sono morti nel genocidio armeno in epoca ottomana e ci impegniamo di nuovo a impedire che tali atrocità accadano di nuovo. Onoriamo le vittime del Meds Yeghern (Grande Male), in modo che gli orrori di quanto è accaduto non vadano mai persi nella storia”, ha scritto l’inquilino della Casa Bianca che, nel suo messaggio, ha voluto però chiarire che tenere vivo il ricordo vuol dire “confermare la storia”, e “non incolpare” la Turchia, “ma vogliamo che questo non accada mai più”. Per questo, ha anche telefonato al presidente Recep Tayyip Erdoğan esprimendogli il suo interesse a “relazioni costruttive”.
Ma ha deciso di ricordare comunque quei mesi di repressione e violenza, dicendo che “a partire dal 24 aprile 1915 con l’arresto di intellettuali armeni e leader della comunità di Costantinopoli da parte delle autorità ottomane, 1,5 milioni di armeni sono stati deportati, massacrati o hanno marciato fino alla loro morte in campi di sterminio“, ha detto Biden nel suo messaggio. Vogliamo ricordare “per rimanere sempre vigili contro la corrosiva influenza dell’odio in tutte le sue forme. Dei sopravvissuti, la maggior parte sono stati costretti a trovare nuove case e costruirsi nuove vite in giro per il mondo, compresi gli Stati Uniti. Con forza e resilienza, gli armeni hanno ricostruito la loro comunità. Negli anni, gli immigrati armeni hanno arricchito gli Stati Uniti in ogni modo, ma non hanno mai dimenticato la storia tragica che ha portato tanti dei loro antenati sulle nostre rive. Onoriamo la loro storia. Vediamo questo dolore. Affermiamo la storia. Non lo facciamo per dare la colpa, ma per assicurare che non si ripeta più”, rimarca Biden.
E ha poi concluso con uno sguardo al futuro: “Oggi, mentre piangiamo quello che è stato perduto, volgiamo lo sguardo al futuro, verso il mondo che vogliamo costruire per i nostri figli. Un mondo senza le macchie quotidiane del fanatismo e dell’intolleranza, dove sono rispettati i diritti umani e tutte le persone possono vivere in dignità e sicurezza. Rinnoviamo l’impegno condiviso a prevenire future atrocità ovunque nel mondo e a perseguire la riconciliazione fra tutti i popoli. Il popolo americano onora tutti gli armeni che perirono nel genocidio iniziato 106 anni fa”.
Ma i messaggi di distensione rivolti ad Ankara non hanno sortito il risultato sperato perché immediata è stata la risposta di Cavusoglu: “La Turchia non ha lezioni da prendere da nessuno sulla propria storia”, ha detto. In proposito il presidente turco ha denunciato “la politicizzazione da parte di terzi” del dibattito sul genocidio in un messaggio rivolto al patriarca armeno a Istanbul.