Oggi festeggiamo la Liberazione dal nazifascismo, ricordiamo il sacrificio dei giovani partigiani morti per la libertà e ringraziamo tutti i partigiani per averci restituito la libertà e la dignità.
Oggi vi propongo anche di ragionare su un fatto: in Italia è presente una destra fascistoide e razzista. Questa destra non è mai stata emarginata dalle forze di governo ed in particolare negli ultimi trent’anni – quelli del sistema bipolare e delle leggi maggioritarie – è stata pienamente integrata nel “centrodestra”. In questo contesto è cresciuta fino a diventare maggioritaria nel centrodestra. Oggi la destra fascistoide e razzista costituisce la principale forza di opposizione e una delle principali forze di governo: l’agenda politica del paese è data dall’incrocio tra fascisti di governo e fascisti di opposizione a cui fa riferimento una parte delle proteste del ceto medio contro le chiusure dovute al Covid.
Dopo anni di appelli antifascisti la destra non è mai stata così forte, il Pd governa con la Lega e la Meloni monopolizza l’opposizione visibile. Mi pare necessario avviare una riflessione su questo fatto.
La mia opinione è che il problema sta nel manico: gran parte delle forze che si dichiarano antifasciste e che propongono alleanze elettorali antifasciste, fanno politiche che alimentano la crescita delle destre e ne favoriscono la rendita di posizione.
In primo luogo le politiche liberiste di taglio del welfare, precarizzazione del lavoro e allungamento dell’età per andare in pensione – sempre sostenute dal PD – hanno devastato il tessuto sociale del paese e determinato una crisi verticale della credibilità delle organizzazioni sindacali e della politica. In questa palude la destra fascistoide ha avuto buon gioco a dipingersi come difensore degli interessi popolari molto al di la delle effettive scelte fatte. Pensiamo solo alla vicenda pensioni e al ruolo giocato dalla Lega.
In secondo luogo, l’ideologia dell’austerità, sparsa a piene mani negli ultimi trent’anni, dal governo Amato in avanti, ha determinato una drammatica deformazione nell’immaginario degli strati popolari. Aver ripetuto fino alla nausea la menzogna che “non ci sono i soldi” ha fatto credere alle classi popolari che viviamo in un’epoca di scarsità in cui “non ce n’è per tutti”. Mentre i ricchi diventavano sempre più ricchi e le banche e le multinazionali aumentavano a dismisura i loro profitti, il centro sinistra si è fatto paladino del “rigore”. In questo contesto è cresciuto il razzismo e il nazionalismo egoista di cui lo slogan di destra “prima gli italiani, prima i nostri” è diventato senso comune. In una situazione dipinta come di scarsità drammatica, è esplosa la guerra tra i poveri, in cui la destra cresce e sguazza. Ovviamente la tesi su cui si bassa l’austerità e cioè che “non ci sono i soldi”, è falsa. Come dimostrano le attuali politiche europee “i soldi ci sono” e basterebbe fare una tassa sulle grandi ricchezze per veder emergere il vero problema: i soldi ci sono ma sono molto mal distribuiti…
In terzo luogo la legge elettorale maggioritaria, regala alla destra estrema una rendita di posizione e ne garantisce la centralità nel sistema politico: i loro voti sono stati decisivi per la destra moderata che li ha sdoganati. Questo sistema bipolare, voluto da Occhetto e dai suoi epigoni, è un sistema che ha distrutto la partecipazione popolare, dimezzato la partecipazione alle elezioni e favorito le formazioni politiche liberiste e razziste. Solo un sistema elettorale proporzionale può permettere di costruire una relazione tra le opinioni dei cittadini e la loro espressione politica, cioè di ricostruire un rapporto virtuoso tra la società e una politica ormai rinchiusa nel “palazzo”. La scatola di tonno non la possono aprire le oligarchie ma la devono poter aprire i cittadini!
Per queste ragioni, proprio il 25 aprile penso che occorra dire in modo forte e chiaro che per sconfiggere il fascismo e il razzismo nel nostro paese, come in tutto l’Occidente, è necessario uscire dalle politiche liberiste, ricostruire il welfare e allargare i diritti sociali, passare ad un sistema elettorale proporzionale che non regali a nessuno posizioni di rendita sul piano istituzionale. Oggi più che mai antifascismo fa rima con antiliberismo.