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25 aprile, Mattarella ai giovani: “Spinta morale dietro scelta partigiana”. Draghi: “Non tutti gli italiani furono ‘brava gente’, immorale non scegliere da che parte stare. Questa ricorrenza non invecchi”

Sono stati due discorsi decisi quelli pronunciati dal Capo dello Stato e dal premier in occasione delle celebrazioni della Liberazione: "Insieme ai partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall’altra parte in cui è più facile far finta di niente", ha detto Draghi prima di aggiungere che "nel conoscere in profondità la storia di quegli anni, del fascismo e dell’occupazione nazista, saremo più consapevoli dell’importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno"

Discorsi decisi, concetti chiari che non lasciano spazio ad appelli. Quest’anno più che mai il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e, per la prima volta, il presidente del consiglio, Mario Draghi, hanno voluto mandare un chiaro messaggio al Paese in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Il Capo dello Stato ha parlato della Resistenza come di un atto di coraggio: “Significò combattere, rischiare di morire. Ma significò anche curare, accogliere perseguitati, testimoniare la propria umanità. Significò scrivere e parlare. Preparare con le idee nuove il tempo della libertà per tutti. Significò coraggio e speranza. Fu un atto di coraggio per le generazioni future”. Mentre il premier mette in guardia dai rischi dei revisionismi, puntando il dito contro chi scelse di schierarsi con gli oppressori e gli occupanti: “Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, ‘brava gente’“.

Mattarella: “Vittoria dell’umanità sulla barbarie”
Il presidente Mattarella vuole subito puntualizzare che “questa giornata, per gli italiani, rappresenta la festa civile della riconquista della libertà. La vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Repubblicana del 1948″. Ma quello della Resistenza non deve essere un concetto che rimane ancorato a quel periodo storico, bensì “proiettato oltre il significato storico e politico di quella esperienza. Ed è per questo che quel patrimonio di ideali e valori ha continuato a parlarci così a lungo e ci sostiene, oggi, nelle difficoltà del presente. Vorrei dire soprattutto ai giovani di oggi che il ricordo, la consapevolezza del dolore, dei sacrifici, dei tempi bui che, ieri come oggi, ci tengono uniti ci fanno riconoscere nel nostro comune destino. Quel ricordo è il cemento che tiene insieme la nostra comunità“.

Questo perché la Resistenza fu anche un “laboratorio dove si sperimentò l’incontro e la collaborazione tra le grandi forze popolari, tra le diverse posizioni e culture politiche. La Resistenza come grande serbatoio di istanze morali”. Valori che è “tanto più necessario” ricordare oggi, “in un tempo nel quale l’orizzonte appare oscurato dall’angoscia, il futuro nascosto dall’incertezza e dalle ferite profonde prodotte dalla pandemia. Io credo che questa traccia sia ancora ben presente e chiara”.

Una traccia che ha la voce dell’ex presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che “il 25 aprile del 1945 lanciava, dai microfoni di Radio Milano Liberata, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e del Corpo Volontari della Libertà, il proclama di insurrezione nazionale contro le truppe nazifasciste. Una data simbolica della guerra di Liberazione, scelta dalla Repubblica Italiana per ricordare la conclusione del sanguinoso conflitto, la fine della brutale e spietata occupazione nazista, il crollo definitivo del fascismo”. Si tratta di “uno spartiacque imprescindibile nella nostra storia nazionale. L’Italia, affrancatasi, con il sangue di migliaia di martiri, da vent’anni di dittatura e di oscurantismo, tornò a sedersi nel novero delle nazioni civili, democratiche, pacifiche, dopo la guerra sanguinaria in cui era precipitata con il fascismo”.

Un’epoca, il Ventennio, che il Capo dello Stato descrive con parole durissime sottolineando così l’importanza di quella Resistenza e di quella Liberazione: “La crudeltà praticata dai nazifascisti anche contro anziani, donne e bambini inermi non fiaccò l’aspirazione alla libertà, ma, anzi, rafforzò il coraggio e la determinazione di chi decise di opporsi. Rinascita, unità, coesione, i sentimenti che hanno consentito al Paese di archiviare con la Liberazione una pagina nefasta della sua storia. Una memoria consapevole che guarda al futuro”. Ma non dimentica l’importanza della riconciliazione: “Le conquiste politiche, sociali, culturali, i diritti, la libertà di opinione, di voto, di associazione, di cui godiamo oggi, trovano il loro saldo radicamento nel 25 aprile. E, grazie alla Repubblica e alla sua Costituzione nate dalla Resistenza, furono estesi a tutti, senza eccezioni. A chi partecipò al movimento di Liberazione, a chi lo sostenne, a chi se ne sentì estraneo, anche a chi lo combatté”.

Infine, il presidente ricorda che “furono i valori di pietà e di civiltà della nostra gente, la ribellione contro la prepotenza e la furia cieca e devastatrice, a provocare le tante rivolte in molti paesi e città dell’intero territorio nazionale. Furono sentimenti semplici di solidarietà, di repulsione contro la crudeltà, a muovere gran parte della popolazione a resistere, a sostenere materialmente i partigiani o l’esercito alleato, a boicottare i nazifascisti, a nascondere in casa un ebreo, un renitente o un soldato alleato, pur sapendo che questa scelta di umana solidarietà poteva mettere a rischio la propria vita e quella dei propri cari. Fu il senso dell’onore e dell’amor patrio a far preferire a seicentomila militari italiani la terribile, e spesso mortale, deportazione nei lager in Germania, piuttosto che combattere a fianco degli oppressori e degli aguzzini”.

Draghi: “Combattere il linguaggio d’odio che sfocia spesso in razzismo e antisemitismo”
“La senatrice Segre ha voluto che la scritta ‘Indifferenza’ fosse messa all’ingresso del memoriale della Shoah di Milano per ricordarci che, insieme ai partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall’altra parte in cui, come dice lei, è più facile far finta di niente – ha detto il premier – Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom. Significa far morire, un’altra volta, chi mostrò coraggio davanti agli occupanti”.

Il suo discorso si è infatti concentrato su chi una scelta, quella di combattere al fianco della Resistenza, l’ha fatta: “In un momento in cui anche i musei riaprono, mi auguro che molti giovani abbiano l’opportunità di visitare queste stanze e conoscere le storie dei combattenti per la libertà e capire fino in fondo il senso del loro sacrificio e comprendere che senza il loro coraggio non avremmo la libertà e i diritti di cui godiamo”. E ricorda che questa battaglia, con armi diverse, deve continuare a essere combattuta perché “libertà e diritti non sono conquistati per sempre e non sono barattabili con nulla, sono più fragili di quanto si pensi”.

Per questo ognuno dovrebbe impegnarsi a tramandare la memoria, contro i tentativi di revisionismo storico che non sono ammessi: “Il dovere della memoria riguarda tutti. Nessuno escluso – ha continuato il premier – Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti“.

Il tutto condito da un “linguaggio d’odio che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo e contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato. È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti, quasi fosse un vendicatore di torti subiti, ma diffonde soprattutto il veleno dell’indifferenza e dell’apatia”. Parole nette per il premier che nella sua maggioranza ospita il partito di Matteo Salvini che si è reso più volte protagonista di azioni social contestate proprio con le accuse di razzismo.

E ha poi lanciato un appello affinché il 25 aprile rimanga una ricorrenza sentita nel nostro Paese: “Questa ricorrenza non deve invecchiare, non deve subire l’usura del tempo. Nel conoscere in profondità la storia di quegli anni, del fascismo e dell’occupazione nazista, saremo più consapevoli dell’importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno. Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l’appannarsi dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici.”

Franceschini: “Da Draghi gesto simbolico forte”
Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, è soddisfatto per la decisione del presidente del Consiglio di partecipare alle celebrazioni al Museo di via Tasso: “Con il presidente Draghi che ha scelto di ricordare il 25 aprile al Museo storico della liberazione di Via Tasso. Un gesto simbolico fortissimo e un discorso pieno di valori per ricordare il 25 aprile”, ha scritto in un tweet.