Erano in due, armati. Sono entrati intorno a mezzanotte e mezza nella sua stanza e l’hanno colpito sparandogli alle gambe. Vittima dell’agguato è padre Christian Carlassare, missionario e più giovane vescovo italiano, eletto della diocesi di Rumbek, in Sud Sudan. Il religioso, nato a Schio (Vicenza) 43 anni fa ma originario di Piovene Rocchette, non è in pericolo di vita e le sue condizioni sono stabili. Nominato da Papa Francesco l’8 marzo di quest’anno per la sua ordinazione, fissata per il 23 maggio prossimo, dalla diocesi di Padova era prevista la presenza di alcuni rappresentanti, che hanno già prenotato il volo aereo e organizzato il viaggio.
A seguito dell’aggressione sono state arrestate 24 persone. “La polizia e altre forze della sicurezza hanno arrestato diverse persone all’interno del compound e verranno condotti altri arresti perché abbiamo bisogno di sapere esattamente cosa è successo nella Chiesa cattolica della diocesi di Rumbek”, ha confermato a Juba Echo il ministro dell’Informazione dello Stato dei Laghi William Kocji Kerjok.
Padre Christian Carlassare, missionario italiano e vescovo eletto della diocesi di Rumbek (Sud Sudan), ieri notte è…
Pubblicato da Aiuto alla Chiesa che Soffre su Lunedì 26 aprile 2021
Il ministro: “Basta violenze contro i leader della Chiesa” – “Dobbiamo mettere fine una volta per tutte alle violenze contro i leader della chiesa” in Sud Sudan e ”stiamo lavorando in questa direzione”, ha dichiarato il ministro dell’Informazione William Kocji Kerjok, che ha condannato “l’attacco mirato” contro il vescovo. “Questa non è la prima volta che i leader della chiesa vengono presi di mira”, ha proseguito, ricordando che “due anni fa uno dei pastori è stato ucciso nella contea di Cuei-bet e questa volta hanno lanciato un attacco contro il nuovo vescovo”. “Sono andati direttamente alla porta – ha spiegato -, hanno bussato e hanno iniziato a sparare alla porta finché non si è aperta. Poi lo hanno raggiunto, gli hanno ordinato di sedersi e gli hanno sparato alle gambe”.
Il trasferimento a Nairobi – “Pregate non tanto per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me”, ha dichiarato Carlassare in una dichiarazione riportata dal sito Nigrizia. Il vescovo, riferisce il sito dei comboniani, “è fuori pericolo e i medici del Cuamm si stanno prendendo cura di lui nell’ospedale di Rumbek, ma ha perso molto sangue e verrà presto trasferito nella capitale Juba e poi a Nairobi, dove sarà sottoposto a una trasfusione. Cosciente e sofferente padre Christian ha telefonato direttamente alla famiglia per informarla”. I fedeli di Rumbek, diocesi a maggioranza dinka nata nel 1975, una delle etnie più numerose nel paese, avevano accolto padre Christian lo scorso 16 aprile. “Ma probabilmente – commenta Nigrizia – a qualcuno non andava giù che un giovane venuto da lontano e che avesse lavorato per quindici anni con l’altro gruppo etnico preponderante nel paese, i Nuer, fosse stato scelto proprio per guidare la Diocesi”.
Carlassare: “Ecco il nostro lavoro coi giovani” – “Il Sud Sudan – ha spiegato Carlassare in un’intervista alla “Voce dei Berici”, il settimanale della Diocesi di Vicenza – non è solo uno Stato molto giovane ma metà della popolazione ha meno di 18 anni e chiede di avere pastori giovani. A Rumbek, di fatto, facciamo solo pastorale con i giovani perché anche la conversione al cristianesimo è un fatto recentissimo. Il lavoro che faremo nei prossimi anni è riuscire a coinvolgere di più gli adulti e gli anziani. Praticamente è il contrario di quello che avviene in Italia”.
Il vescovo aggiungeva poi che “il cammino del Sud Sudan viene da lontano ed è proseguito tra alti e bassi, momenti di calma e momenti in cui la situazione è collassata. Anche dopo l’indipendenza si è passati dalle grandi speranze ai problemi irrisolti ed emergenti: come governare il Paese e come utilizzarne le risorse. Le relazioni tra tribù e clan sono complicate. Nel 2013 abbiamo attraversato una nuova ondata di violenza che ha provocato 4 milioni di sfollati su 10 milioni di abitanti. Il Paese, di fatto, è smembrato. Inoltre ogni tribù ha deciso che doveva difendersi da sola, perché lo Stato non assicurava protezione, così ora circolano molti gruppi armati. La violenza ha toccato solo marginalmente Rumbek, ma anche qui gli episodi di violenza e di furti del bestiame sono frequenti. La gente, purtroppo, è abituata ad un clima di violenza“.
Sui suoi legami con la terra di origine, padre Carlassare ha detto di essere “figlio della mia terra. Sono cresciuto in parrocchia, per me i missionari erano dei modelli. Ho assorbito quello che questa terra ha coltivato da sempre. Sono in questa scia e speriamo che ce ne saranno altri”.
L’immagine sopra è presa dalla pagina facebook di Aiuto alla Chiesa che Soffre