Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Giovanni Limata, 23 anni, e Elena Gioia, 18 anni, i fidanzati di Avellino accusati dell’omicidio del 53enne Aldo Gioia, padre della ragazza. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo si opponeva alla loro relazione. Per questo sarebbe stato ucciso con sette coltellate mentre dormiva sul divano di casa. Nel corso della udienza di convalida degli arresti – i due giovani sono reclusi nel carcere di Avellino – i difensori, Vanni Cerino e Mario Villani, hanno notificato al Gip del Tribunale di Avellino, che ha confermato gli arresti, la decisione dei loro assistiti. La madre della ragazza, Liana, e i fratelli di Aldo Gioia, hanno atteso la decisione del giudice in tribunale. Nessun congiunto di Giovanni Limata era presente.
Proprio uno dei fratelli del 53enne, Giancarlo Gioia, è intervenuto sul caso rilasciando un’intervista al Corriere della Sera. “Io non voglio difenderla, non potrei. Però dico che se è tutto vero, quella non è mia nipote. Credetemi, mia nipote è una ragazza d’oro, una ragazza meravigliosa“, ha dichiarato. È per questo che non riesce a spiegarsi come sia potuta accadere la tragedia. “Posso soltanto pensare che è stata manipolata, che si sia lasciata plagiare. Ma non certo facendo uso di droghe”, ha aggiunto. “Mio fratello se ne sarebbe accorto, lui è sempre stato molto attento alle figlie e da quando c’era questo ragazzo che non gli piaceva per niente, su Elena era ancora più vigile. Se lei avesse cominciato a prendere qualcosa, Aldo lo avrebbe capito e sarebbe intervenuto. Ne sono sicuro“.
Secondo quanto emerso finora, a uccidere materialmente Gioia sarebbe stato il fidanzato della figlia, Giovanni Limata. Agli agenti della Squadra Mobile di Avellino ha reso piena confessione, spiegando però che il piano originale – sterminare l’intera famiglia, con l’uccisione programmata anche della madre e della sorella della giovane – sarebbe stato messo a punto e fortemente voluto proprio da Elena.