Denis Verdini e Tiziano Renzi chiederanno di essere giudicati con il rito abbreviato nel procedimento nato da uno dei filoni della maxinchiesta sul caso Consip. Insieme all’ex parlamentare e al padre del leader di Italia Viva sono imputate altre 9 persone, tra cui l’imprenditore Alfredo Romeo e l’ex parlamentare Italo Bocchino. La richiesta di rito alternativo, che consente in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena, è stata annunciata anche da altri tre imputati. Nei confronti di Tiziano Renzi l’accusa è di traffico di influenze illecite e turbativa d’asta, mentre a Verdini si contesta turbativa d’asta e concussione. Nel procedimento si è costituto come parte civile l’ex amministratore delegato di Consip Luigi Marroni in riferimento alle minacce ricevute dall’imprenditore fiorentino Carlo Russo. Il procedimento è stato aggiornato al prossimi 21 giugno.
Le richieste di processo – A dicembre 2020 il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno contestato i reati di turbativa d’asta e concussione a Denis Verdini, ai domiciliari da gennaio 2021 dopo una condanna definitiva per bancarotta. Nei confronti di Romeo la Procura di Roma contesta il traffico di influenze illecite, corruzione e turbativa d’asta, mentre per Bocchino le accuse sono di influenze illecite, turbativa d’asta e di reati tributari. I magistrati di piazzale Clodio hanno sollecitato il processo anche per l’imprenditore Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi, per turbativa d’asta ed estorsione, per l’ex ad di Grandi stazioni Silvio Gizzi, accusato di turbativa d’asta, per l’ex ad di Consip Domenico Casalino, con l’ipotesi di traffico di influenze illecite e turbativa d’asta, e per Francesco Licci per traffico d’influenze illecite. Infine chiesto rinvio a giudizio per l’ex parlamentare di Ala (il partito fondato da Verdini per sostenere il governo Renzi) Ignazio Abbrignani accusato turbativa d’asta e concussione. Stesse contestazioni per l’imprenditore Ezio Bigotti.
Le indagini riaperte per ordine del gup – La maggior parte delle accuse riguarda essenzialmente due gare bandite tra il 2015 e il 2016 dalla centrale appalti della pubblica amministrazione: la Fm4 che valeva 2,7 miliardi e quella da alcune decine di milioni per i servizi di pulizia. A chiedere nuove indagini era stato, nel febbraio scorso, il gip Gaspare Sturzo che aveva parzialmente respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Chiedendo nuove indagini su Renzi, il giudice per l’indagine preliminare aveva sollecitato pure l’iscrizione nel registro di Verdini, Abbrignani e del’imprenditore Bigotti. I tre sono finiti sotto inchiesta per la presunta turbativa della gara Consip Fm4. Il gip chiedeva di indagare anche sulle presunte pressioni su Luigi Marroni, all’epoca amministratore delegato della centrale acquisiti della pubblica amministrazione.
Le contestazioni contenute nell’avviso conclusione indagini – Nell’avviso di conclusione delle indagini si leggeva e che Romeo, Bocchino, Renzi, Ricci e Casalino sono indagati per traffico d’influenze in concorso perché “Russo (per il quale si procede separatamente ndr), agiva in accordo con Tiziano Renzi, sfruttando relazioni esistenti con Marroni, ottenute anche per il tramite del concorrente nel reato Renzi, come prezzo della propria mediazione illecita, costituita dall’istigare Marroni al compimento di atti contrari al proprio ufficio, consistenti nell’intervenire sulla commissione aggiudicatrice della gara Fm4, ed in particolare sul presidente Licci, anche per il tramite di Casalino, per facilitare la Romeo Gestioni, mediante l’innalzamento del punteggio tecnico nella fase in corso di valutazione tecnica dei progetti. In cambio secondo l’accusa si faceva dare da “Romeo, il quale agiva in accordo con Bocchino, utilità consistite nella stipula di un contratto di lavoro a favore di Martella Monia (non indagata ndr), sorella della propria compagna Martella Serafina (non indagata ndr), numerose ospitalità negli hotel di proprietà del gruppo Romeo, nonché si faceva promettere denaro in nero per sé e per Renzi Tiziano, nonché promettere la stipula di un contratto di consulenza”. Gli stessi indagati per gli stessi fatti sono accusati di aver turbato la procedura competitiva, cioè quel lotto della gara Fm4. Un’altra contestazione di traffico d’influenze a Romeo, Bocchino e Renzi era legata al fatto che i tre “sfruttando relazioni esistenti con Gizzi – Presidente della commissione di gara indetta da tale società per i servizi di pulizia, a cui partecipava anche la Romeo gestioni – relazioni ottenute anche per il tramite di Gentile Maurizio, ad di Rfi, a sua volta sollecitato da Renzi Tiziano – come prezzo della propria mediazione illecita, costituita dal convincere Gizzi a favorire la Romeo gestioni, si faceva promettere da Romeo utilità consistenti in somme di denaro periodiche”. A quest’accusa è legata anche la turbativa d’asta visto che Russo, Romeo, Bocchino, Gizzi e Renzi “in concorso tra loro, mediante collusione consistente in accordi, intesi a condizionare la gara per servizi di pulizie, favorendo le ragioni della partecipante Romeo gestioni nella disamina di anomalie dell’offerta e nella fase di richiesta di chiarimenti”.
Le accuse a Verdini – La turbativa d’asta a Verdini, Abbrignani, Bigotti e Romeo era riassunta così nell’avviso di conclusione indagini: “Per conto della Cofely, turbavano la gara Consip FM4 ancora nella fase delle valutazioni delle offerte ( che avrebbe visto detta società prima in graduatoria per il lotto 10), offrendo un accordo a Romeo Alfredo concorrente nella medesima gara anche per lo stesso lotto per rilevare la Conversion & Lighting srl, controllata da Bigotti, che avrebbe permesso a Romeo di ottenere un 30% dei lavori assegnati a Cofely nell’ambito del suddetto lotto”. La concussione a Verdini è contestata perché “all’epoca era sostenitore della maggioranza di governo“, cioè quello guidato da Matteo Renzi, “e come tale in grado di richiedere, nel contesto delle politiche connesse alle nomine in enti pubblici da parte del governo, la conferma o meno, nonché la nomina o meno, di persone ritenute fedeli alle proprie posizioni, costringeva Marroni – ad di Consip società pubblica i cui vertici vengono designati proprio dal governo– ad erogare a Bigotti l’utilità consistita nell’incontrarlo ed ascoltarlo in quanto interessato a conoscere notizie riservate sulla gara FM4- ed a sollecitare una minore resistenza di Consip nei contenziosi pendenti con le società riferibili al medesimo Bigotti. Stesso reato viene contestato ad Abbrignani che “su indicazione di Verdini aveva precedentemente incontrato Marroni a cui aveva fatto pressioni, a favore della società Cofely partecipante alla gara FM4 ed in rapporto con le società di Bigotti, per l’affidamento del lotto 10, a cui aveva fatto seguito il riferimento, da parte di Verdini a tale incontri e di come Abbrignani avesse a lui riferito che lo stesso Marroni “stava facendo un buon lavoro“, manifestando la sua soddisfazione sicché lo avrebbe favorito per ulteriori prestigiose nomine“.
Le minacce all’ex ad di Consip – L’estorsione contestata a Russo, infine, è legata alle “minacce profferite nei confronti di Marroni consistite nel rappresentargli che, in caso non fosse intervenuto illecitamente sulla Commissione di gara di FM4, al fine di far attribuire un maggior punteggio tecnico all’offerta presentata dalla Romeo gestioni spa, facente capo a Romeo Alfredo (fine che lo stesso si era impegnato ad ottenere a fronte della promessa formulata da Romeo Alfredo di indebite utilità), sarebbero intervenuti Renzi Tiziano e Verdini Denis, persone che per ruolo relazioni e molo potevano farlo licenziare da Consip, poneva in essere atti idonei, diretti in modo non equivoco, a costringerlo a fare suddetto illecito intervento, non riuscendo nell’intento per la resistenza dello stesso Marroni”.