L'esemplare femmina viveva da 10 anni nel centro del Casteller dove è rinchiusi anche M49, il plantigrado ribattezzato “Papillon”. Trento non aveva mai comunicato la data del trasferimento. Il Centro sociale Bruno: "Non abbiamo parole. Dovrebbe bastare guardare questi occhi terrorizzati". L'Oipa: "Una gestione condotta a colpi di ordinanze di cattura e persino di abbattimento"
L’orsa Dj3 è stata trasferita dal Trentino alla Germania. L’esemplare femmina viveva nel centro del Casteller dove sono rinchiusi l’orso M49, ribattezzato “Papillon” e celebre per le sue due fughe proprio dal recinto, e M57. Trascorrerà il resto dei suoi giorni nel “Parco alternativo per orsi e lupi” di Worbis, un’area di circa 10 ettari, che ospita dal 2010 anche l’orsa Jurka. Il trasferimento era stato annunciato dell’Enpa nei giorni scorsi, ma la Provincia di Trento non ha mai comunicato una data. A darne notizia è stato, in un primo momento, lo stesso parco tedesco attraverso i suoi profili social, con tanto di foto: nelle immagini pubblicate si vede il furgone con il quale è avvenuto il trasporto e l’orsa all’interno della gabbia metallica del van.
“Non abbiamo parole. Dovrebbe bastare guardare questi occhi terrorizzati, eppure non basta”, scrivono gli attivisti del Centro sociale Bruno. “Come da copione, di nascosto, Dj3 ha lasciato l’Italia per essere rinchiusa a vita in uno zoo in Germania, lo stesso dove anni fa fu rinchiusa Jurka. Solo pochi giorni fa – dicono gli animalisti – l’assessora Giulia Zanotelli aveva presentato il Report della Pat sui grandi carnivori, a ridosso della sentenza che ha impedito di incarcerare anche Jj4. E ovviamente si è ben guardata dal comunicare la data dello spostamento”. Solo oggi è arrivata la nota della Provincia: “Il trasferimento è stato possibile grazie ai rapporti che l’amministrazione provinciale da tempo ha instaurato con la Fondazione per orsi tedesca, così come con numerosi altri enti ed organizzazioni internazionali che si occupano della gestione degli orsi”, si legge.
Nel parco in cui viene trasferita Dj3 attualmente vive anche l’orsa Jurka, uno dei primi esemplari portati col progetto Life Ursus in Trentino e trasferita lì nel 2010. Jurka è inoltre madre di Jj4, l’orsa resasi protagonista la scorsa estate di un’aggressione sul monte Peller. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ora chiede alla Provincia autonoma di Trento che il posto lasciato stamani libero dall’orsa Di3 non sia occupato da altri orsi e che l’amministrazione garantisca trasparenza sulle prossime condizioni di reclusione e di salute dell’orsa, che era da dieci anni rinchiusa nel Centro del Casteller dopo essere stata catturata con una trappola a tubo il 16 maggio 2011.
Per conoscere il destino di DJ3 e delle sue condizioni all’arrivo, è già partita una lettera di Oipa International diretta ai gestori del Parco alternativo per orsi e lupi di Worbis, in Germania. “Si tratta di un’imboscata“, commenta Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa. “La Provincia autonoma di Trento ha agito in silenzio, senza il minimo confronto con le associazioni e le altre forze politiche, contrarie a questa gestione dei plantigradi condotta a colpi di ordinanze di cattura e persino di abbattimento“. “Ricordiamo che il Progetto Life Ursus, voluto per ripopolare il Trentino di orsi, è un progetto europeo, finanziato con denaro pubblico, nato per la tutela degli animali e non per perseguitarli. I metodi per una serena convivenza tra grandi mammiferi e popolazione ci sono, ma la Provincia di Trento li ignora“, conclude Comparotto.
L’Enpa già il 19 aprile scorso aveva scritto una lettera al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, per avere chiarimenti sulle valutazioni che hanno portato a questo provvedimento. “Desidereremmo capire – ha scritto l’Ente nazionale protezione animali – se gli spazi di cui Dj3 verrebbe a disporre siano maggiori o inferiori a quelli di cui già godeva nella triste, limitatissima struttura del Casteller prima dell’arrivo di altri due infelici orsi, M49 e M57″. Gli animalisti chiedono se inoltre “nella struttura nella Foresta Nera, che potremmo definire nella migliore delle ipotesi un parco faunistico, di godere dell’isolamento e del riserbo cui evidentemente necessita?”.
“Inoltre, vorremmo accertarci – continua la lettera indirizzata al ministro – che questo trasferimento non finisca per favorire involontariamente o volontariamente l’infelice politica della Pat di rifiuto di convivenza con i plantigradi: vale a dire se lo svuotamento della cella del Casteller non rappresenti il prologo e la condizione necessaria per procedere ad ulteriori catture“. “Chiediamo da sempre – conclude l’Enpa – che la Provincia autonoma di Trento non possa esercitare il potere su questi animali e che ogni competenza in materia venga da subito avocata dallo Stato: è quello che chiedono anche i cittadini italiani, perché la Pat non può esercitare poteri che non le spettano. Non possiamo dimenticare che sono state le stesse forze governative italiane, nella persona del ministro dell’Ambiente, ad inviare nel settembre scorso i carabinieri Cites al Casteller, per un sopralluogo per constatare le condizioni di detenzione e lo stato psico-fisico dei tre orsi rinchiusi. Come non dimentichiamo che da quel sopralluogo è scaturito un verbale circostanziato ed allarmante, tanto che cittadini comuni e associazioni depositarono opportune e necessarie denunce in Procura della Repubblica di Trento, e rispetto alle quali, fiduciosi, aspettiamo ancora la parola della Magistratura“, concludono gli animalisti.