Dopo le comunicazioni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza di Mario Draghi, a Montecitorio si è aperto il dibattito: 37 gli iscritti a parlare per quattro ore di discussione. L’opposizione, ovvero Fratelli d’Italia e alcuni esponenti delle formazioni minori, hanno contestato il poco tempo a disposizione per analizzare il testo. Per il resto la larghissima maggioranza si è espressa con apprezzamento praticamente unanime, seppur con sfumature diverse tra i partiti. Il presidente del Consiglio nel suo intervento ha ringraziato le Camere per il contributo, ma di fatto il ruolo dei parlamentari è stato molto limitato. “Il presidente Fico aveva assunto l’impegno a difendere il Parlamento”, ha attaccato Paolo Trancassini di Fdi intervenendo in Aula. “E’ sceso dall’autobus, è salito sull’auto blu e ha smesso di difendere il Parlamento. Oggi è stata scritta una brutta pagina. Quello che stiamo facendo qui, discutere un documento modificato un’ora prima della discussione, non è possibile neanche in una assemblea di condominio. Dai giornali abbiamo appreso del disco verde della Ue sul piano di cui non avevamo neanche una bozza. Di fatto Draghi non ha nemmeno portato il piano in Parlamento. Forse perché lo ritiene delegittimato. Ma il modo per avere un Parlamento nuovo c’è: si ottiene con le elezioni, non aggirando le prassi parlamentari”.
Il discorso è stato invece promosso dal Partito democratico. “Verde, sociale, inclusiva, competitiva, solidale. Questa l’Italia che potremo avere se diventerà realtà il Piano #PNRR presentato in Parlamento da Draghi con parole che ci sono piaciute, sentiamo nostre e ci convincono. Avanti con fiducia”, ha scritto su Twitter il segretario Enrico Letta. “E’ con grande soddisfazione e con la consapevolezza di trovarci in momento storico per l’Italia e l’Europa che salutiamo il Pnrr”, ha detto l’ex ministro dell’Economia e deputato dem Roberto Gualtieri. “Come lei ha detto giustamente è in gioco il destino e il ruolo del Paese negli anni a venire. Il risultato appare pienamente all’altezza di questa sfida. Quello che lei ha presentato è un ottimo piano”, anche “per affrontare i problemi strutturali dell’economia italiana”. “Il piano rafforza e completa il testo presentato a gennaio“, ha detto Gualtieri che ha ripercorso nel suo intervento le tappe che hanno portato al Recovery Plan, a partire dal governo Conte 2. “Il dialogo con le forze politiche ha consentito aumento delle risorse per i Comuni e la clausola orizzontale per il lavoro femminile e giovanile”.
I 5 stelle, intervenendo in Aula, hanno invece chiesto chiarimenti sul SuperBonus. “Non c’è tempo da perdere”, il Recovery Plan “è uno strumento per accelerare sulle riduzione delle emissioni, sulla ripresa economia e tutelare le fasce più deboli. Il bonus al 110% è un esempio concreto. Il M5s chiede con forza di non lasciar svanire questa opportunità” e di “prorogare” il superbonus “al 2023 con risorse adeguate. Bisogna scogliere ogni incertezza nel primo provvedimento utile. La legge di bilancio sarebbe troppo in là”, ha detto il deputato Giuseppe Chiazzese (M5s). In generale però, i 5 stelle rivendicano il lavoro fatto da Conte e dal precedente governo: “Grazie al nostro impegno e a quello dell’ex presidente Conte abbiamo tra le mani uno strumento fondamentale per imprimere la necessaria accelerazione sia alla riduzione delle emissioni climalteranti, sia alla ripresa economica e sia alle politiche per l’inclusione e l’equità sociale. Abbiamo le risorse e abbiamo un Piano, perfettibile ma concreto, su come spenderle e su quali riforme dovranno portarci al 2026 con un Paese profondamente cambiato”.
Anche la Lega ha dato parere positivo sul Piano illustrato da Draghi: “Condividiamo il Pnrr presentato oggi dal presidente Draghi”, hanno detto i due capigruppo di Camera e Senato in una nota. “Al suo interno ci sono tutte le priorità indicate dalla Lega, taglio della burocrazia nella pubblica amministrazione e riforma di giustizia e fisco, in primis. Tre tasselli fondamentali per far accelerare la spesa e rilanciare il Paese sul modello Genova. Ora, il ruolo centrale lo avrà il Parlamento che sarà chiamato ad esprimersi su riforme che non possono più attendere”. Mentre il deputato Luca Toccalini ha parlato di “ottime notizie per i giovani. Sono state accolte tantissime nostre richieste, ringrazio il Presidente Draghi per aver capito, a differenza del suo predecessore Conte, che è sui giovani che bisogna investire”.
Per Forza Italia ha parlato la deputata Stefania Prestigiacomo: “Il Pnrr sia ambizioso, abbia una visione, faccia compiere al Paese quella indispensabile svolta al Sud che tutti auspichiamo”. Prestigiacomo ha però anche citato la necessità, secondo gli azzurri, di mettere tra le priorità il ponte sullo Stretto (ipotesi già archiviata dal governo). “Va inserito tra le infrastrutture strategiche da realizzare, perché rappresenta di fatto la conditio sine qua non per l’ammodernamento dell’intero sistema dei trasporti del Sud e della Sicilia”, ha detto in Aula. “Bisogna essere onesti, se il Ponte non verrà costruito l’alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria e poi anche in Sicilia sarà una mera utopia, così come l’intenzione di trasformare l’Isola nel più importante hub commerciale del Mediterraneo”.
Entusiasta anche Italia viva, il partito che ha voluto la caduta del governo Conte 2 contestando, tra le tante cose, anche la struttura del vecchio Recovery plan. E anche se, di fatto, questo grande cambiamento non c’è stato, i renziani festeggiano comunque. “Con il PNRR diamo una svolta alle riforme: salute, scuola, trasporti, ambiente, P.A., digitalizzazione e centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro previsti. Grazie a Draghi abbiamo un piano credibile in EU. È un passo in avanti importante per la ripartenza”, ha scritto in un tweet la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi. E per Ettore Rosato, “finalmente un Piano di ampio respiro, scritto pensando alle nuove generazioni e alle sfide che dovranno affrontare. La conferma concreta dell’immenso cambio di passo di questo governo”.
Tra chi ha protestato infine, c’è stato Stefano Fassina (Leu): “Oggi è una tappa importante, vedremo se storica. Dobbiamo riconoscere che il percorso partecipativo non è stato adeguato alle funzioni che la Costituzione riconosce al Parlamento. Ci sono state situazioni impreviste, ma c’è stato un deficit di partecipazione democratica. Ho votato la fiducia al governo, ma non chiudo gli occhi di fronte a un vulnus serio”. E ha chiuso: “Oggi si apre, non si conclude, il percorso del Pnrr che dovrà vedere la partecipazione attiva di Parlamento ed enti territoriali”.