Nel tentativo di indurre il governo a cambiare il decreto Covid, pochi giorni fa, Luca Zaia fa aveva detto: “Tutte le Regioni avevano dato l’ok, poi si sono inventati un sacco di altre robe. Spiace, perché in questa fase dobbiamo non solo ‘ripartire’, ma riaprire le ultime attività che erano rimaste chiuse. Questa è la grande sfida”. Adesso che il 26 aprile è arrivato, il governatore leghista del Veneto, forte del consenso di cui gode, prende le distanze dal “liberateci del tutto” sul quale spinge Matteo Salvini e ha deciso di invitare i veneti alla prudenza, indirizzando loro una lettera. Mette da parte gli intenti conflittuali per lanciare un appello all’autocontrollo proprio nel giorno in cui molti potrebbero interpretare il ritorno alla zona gialla per molte regioni come un “liberi tutti”.
Usa toni concilianti, quasi paterni: “È una giornata importante, comincia un percorso – lo speriamo tutti – di graduale ritorno alla normalità. Pur essendo il virus ancora fra noi, si avvia una fase di convivenza più stretta con l’epidemia, a confronto con le restrizioni più forti che fino ad oggi hanno contrassegnato la nostra quotidianità”. Parla di uno “spartiacque”, in cui “si passa da un periodo di responsabilità collettiva con regole imposte dall’alto, a una responsabilità soggettiva, dove ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte con un forte appello alla propria coscienza”.
Poi raccomanda di evitare gli assembramenti, nonché di usare mascherina e igienizzare le mani, adottando “misure che valgono quanto un lockdown”. Zaia parla della sfida “a una coabitazione intelligente e ragionata col virus”. Fin qui l’appello è abbastanza prevedibile. La parte spinosa riguarda riaperture e attività economiche in crisi, “travolte da un ciclone che ha significato e significa decine di migliaia di posti di lavoro perduti, imprese che rischiano di non riaprire i battenti, operatori disperati con fatturati a zero: basti pensare agli stranieri che costituiscono il 68 per cento dei 72 milioni di presenze turistiche che ogni anno scelgono il Veneto per le vacanze estive e invernali”. Sono giorni che Zaia parla di turismo in ginocchio e di partite Iva, il nocciolo duro della Lega delle origini, “capaci e desiderose di intraprendere, di creare e dare lavoro”, ma nella lettera gira alla larga dalle polemiche o dalle rivendicazioni fatte proprie dalla nomenklatura del suo partito.
Zaia sembra preoccupato soprattutto della questione sanitaria. “Sono soltanto due gli scenari che abbiamo di fronte: accompagnare la società fino alla totale remissione del contagio, grazie al rispetto di poche semplici regole e alle vaccinazioni… oppure un ritorno nell’abisso dell’epidemia, nella fase buia della reinfezione”. E non si nasconde che “restiamo di fronte a una grande sfida e a una immensa incognita”. Per questo si appello ai ragazzi, conoscendone la voglia di riappropriarsi del modo di vivere pre-Covid. “Proprio a loro chiedo la massima attenzione affinché vigilino su tutte le forme di aggregazione all’aperto, chiedo di tenere sempre la mascherina, perché se – a oggi – pare che questo virus non abbia esiti sanitari particolarmente pesanti per la fascia più giovane, è pur vero che i ragazzi costituiscono comunque una catena di trasmissione importante nei confronti dei coetanei e conseguentemente dei familiari e degli adulti, con esiti spesso assai pericolosi”.