Due ore prima che il premier parlasse alla Camera la versione da 337 pagine pubblicata il 25 aprile è scomparsa e al suo posto ne è stata pubblicata un'altra, 273 pagine con grafici e tabelle più colorati ed elaborati nello stile. Ma a cambiare non è stata solo la forma: i decreti attuativi sul processo civile e penale arriveranno non entro settembre ma "fine anno", si prevedono "ulteriori strumenti attuativi (decreti ministeriali e/o regolamenti)" entro fine 2023 e scompare la stima su quando inizieremo a vedere risultati, ovvero procedimenti più brevi
L’ultima versione è stata creata il 26 aprile, ore 13:35. Ultima modifica alle 14:33: due ore prima che Mario Draghi cominciasse a illustrare il Piano di ripresa e resilienza alla Camera. E’ in quel momento che, sul sito del governo, il file con il testo del documento che ha dentro “il destino del Paese” è stato sostituito, senza darne comunicazione. Quello da 337 pagine pubblicato nel pomeriggio di domenica (ora di creazione 12:29 del 25 aprile) è scomparso e al suo posto ne è stato pubblicato un altro, 273 pagine con grafici e tabelle più colorati ed elaborati nello stile. Non a caso sul sito della Camera ora si legge: “Testo del PNRR (versione aggiornata)”. Ma a cambiare non è stata solo la forma: sono stati fatti ritocchi tutt’altro che banali al capitolo dedicato alla riforma della giustizia. In particolare per quanto riguarda i tempi.
Come raccontato da ilfattoquotidiano.it, nella versione iniziale le leggi delega su riforma del processo civile, interventi sul processo esecutivo e riforma del processo penale erano previste entro settembre 2021, che si preannunciava dunque caldissimo. I decreti attuativi sarebbero poi dovuti arrivare entro il settembre 2022 e si aggiungeva che “l’impatto sulla durata dei procedimenti potrebbe verosimilmente stimarsi alla fine del 2024“. Nel nuovo testo i tempi slittano e la formulazione è molto più cauta. Innanzitutto, le leggi delega sono rinviate a “fine 2021”, con i decreti attuativi attesi entro la fine del 2022 e “eventuali ulteriori strumenti attuativi (decreti ministeriali e/o regolamenti)” entro fine 2023. Ma soprattutto scompare la stima su quando inizieremo a vedere risultati, ovvero processi più brevi.
Era invece stato espunto dal testo già prima della pubblicazione sul sito del governo il riferimento al salario minimo. Un’altra modifica arrivata last minute, insieme all’indicazione dei tempi della riforma fiscale, riguarda una misura che ha causato diversi attriti in maggioranza per la questione della sua proroga al 2023: il Superbonus. Le bozze dettagliavano i provvedimenti necessari per rimuovere gli ostacoli burocratici nell’accesso alla misura, spiegando che uno dei nodi è legato alla “presenza diffusa di piccole irregolarità presenti in particolare negli edifici risalenti” che rende difficile ottenere gli attestati di conformità. E annunciando l’intenzione di varare un regime edilizio semplificato in base al quale tutti gli interventi, a eccezione di quelli che prevedono demolizione e ricostruzione, saranno trattati come una manutenzione straordinaria e saranno realizzabili con una Comunicazione d’inizio lavori asseverata. La versione finale è molto più stringata e non contiene nessun dettaglio sui contenuti del provvedimento d’urgenza da approvare entro maggio.