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Vaccini, ora Bertolaso vuole lasciare la Lombardia: ‘Non c’è più bisogno di me, macchina organizzata’. Fontana: ‘Continuerà a coordinare’

Il super consulente del Pirellone ieri ha annunciato di aver concluso la sua missione. Poi oggi il governatore ha precisato: "Probabilmente sarà fisicamente meno presente, ma continuerà a lavorare per la Regione". Dopo i continui disservizi subiti dagli over 80 il piano vaccini adesso procede, ma è ancora irrisolto il nodo delle somministrazioni agli under 60 vulnerabili. E non sarà rispettata la sua promessa di vaccinare 10 milioni di lombardi entro fine giugno

A meno di 100 giorni dal suo (secondo) sbarco in Lombardia, Bertolaso vuole andarsene. “La macchina ormai è organizzata. Quando non ce ne sarà più bisogno, me ne andrò. Ho tanti altri progetti che vorrei portare avanti da povero pensionato”, ha detto ieri il super consulente al piano vaccinale del Pirellone. Ma le sue parole nel giro di 24 ore sono state parzialmente smentite dal governatore Attilio Fontana: “Di Bertolaso avremo ancora bisogno, quindi continuerà a lavorare per la Regione. Probabilmente sarà fisicamente meno presente, ma continuerà a seguire la campagna vaccinale”. La verità, probabilmente, sta nel mezzo: oggi Bertolaso è il coordinatore dell’unità di crisi, ovvero il braccio operativo della campagna vaccinale lombarda, e difficilmente potrà ricoprire lo stesso ruolo a distanza. Fonti regionali, pur facendo presente che già oggi Bertolaso partecipa a molte cabine di regia da remoto, ammettono che dopo la sua partenza potrà essere necessario ritarare l’organizzazione. E benché da giorni la macchina lombarda sembri avere ingranato dopo i continui disservizi subiti dagli over 80, al momento resta irrisolto il nodo sui tempi delle somministrazioni ai cittadini della cosiddetta “categoria 4”, cioè gli under 60 vulnerabili. Sui motivi della sua partenza, Bertolaso si è limitato a far trapelare la voglia di tornare a Roma, a casa dalla famiglia. Ma non sfugge a nessuno che, sebbene lui abbia sempre detto di non essere interessato, Matteo Salvini ha fatto più volte il suo nome per la corsa a sindaco della Capitale. Un’ipotesi su cui Fontana non si è sbilanciato: “Bertolaso può essere tutto”, perché è una persona “che stimo tantissimo”.

L’ex capo della protezione civile lascerà dunque Milano, dove vive da settimane in albergo. Probabilmente non partirà subito, ma verso metà maggio. A Milano era arrivato una prima volta l’anno scorso per aprire le terapie intensive nell’“astronave” dei padiglioni della Fiera. Qui ha fatto ritorno a inizio febbraio, chiamato dalla vicepresidente e assessora al Welfare Letizia Moratti poco dopo il sui insediamento al posto di Giulio Gallera. “Entro fine giugno vaccineremo 10 milioni di lombardi”, ha detto Bertolaso nella sua prima apparizione pubblica da coordinatore del piano vaccinale. Una promessa che si è rivelata quasi subito solo un annuncio mediatico per cercare di far dimenticare tutte le inefficienze lombarde nella gestione dell’emergenza. Infatti nell’ultima versione di piano presentata dallo stesso Bertolaso a inizio aprile, il termine delle somministrazioni della sola prima dose per l’ultima categoria individuata, gli under 49, è prevista per il 18 luglio. Ma solo se si riusciranno a somministrare a regime 144mila dosi al giorno, altrimenti, nel caso se ne somministreranno 65mila, il termine sarà il 20 ottobre. Mentre proprio oggi la Moratti ha annunciato il superamento delle 3 milioni di dosi somministrate (non cittadini vaccinati). Un ritardo rispetto alla promessa iniziale di Bertolaso di certo causato non soltanto dalla scarsa disponibilità di dosi, ma anche da tutti i problemi organizzativi della Regione con le vaccinazioni degli over 80.

Per quei problemi Bertolaso è stato uno dei primi a dare la colpa ad Aria, la società regionale incaricata di sviluppare e gestire la piattaforma per le prenotazioni, con un tweet in cui definiva “una vergogna” gli anziani in coda davanti al Niguarda per un errore nella loro convocazione. Solo uno tra i tanti disagi e ritardi subiti per settimane dagli ultraottantenni lombardi, di cui però è responsabile anche lo stesso Bertolaso. Almeno secondo la relazione svelata da ilfattoquotidiano.it del numero uno di Aria, Lorenzo Gubian, che dava conto di una cosa: la decisione di rinunciare ad utilizzare da subito la piattaforma di Poste Italiane (usata oggi), perché non pronta nei tempi auspicati dai vertici politici della Regione, è stata presa a febbraio dall’unità di crisi, quella coordinata per l’appunto da Bertolaso.

I problemi però ora sembrano alle spalle. Da quando è arrivata la piattaforma di Poste, la fase di “vaccinazione massiva” procede spedita, nei giorni scorsi anche meglio del ritmo dettato dal commissario straordinario Francesco Figliuolo. Per il 29 aprile il generale ha imposto un obiettivo di 100mila somministrazioni al giorno, che la Regione non dovrebbe avere problemi a raggiungere. Resta però un punto di domanda: quando partiranno le vaccinazioni della categoria 4, gli under 60 con patologie (meno gravi delle persone con elevata fragilità in categoria 1)? Ancora non è chiaro. Secondo il piano di Figliulo a loro va data la precedenza rispetto agli altri under 60, e questo in Lombardia potrebbe far slittare l’inizio delle somministrazioni alla fascia 50-59 anni. Una questione che, se avrà strascichi, verrà seguita a distanza da Bertolaso. “Di certo lui non sarà ricordato come il salvatore della Lombardia – dice il capogruppo del Pd al Pirellone Fabio Pizzul -. Qui ha legato il suo nome a un’evidente inefficienza della prima fase della campagna vaccinale, quella dedicata agli ultraottantenni”. Per Massimo De Rosa del M5S, la speranza è che il suo “sia un addio”.

@gigi_gno