La trasmissione ha evidenziato come sia rimasto praticamente inascoltato l’allarme di Crisanti sull’inattendibilità dei test rapidi, mentre la testimonianza anonima di una dipendente del dipartimento Prevenzione ha gettato ombre sulle modalità con cui il Veneto è riuscito a rimanere in zona gialla nonostante l’alto numero di contagi e decessi. Il governatore: "Quella di Report è una teoria, qualcuno ne ha un'altra, ci confronteremo". Le opposizioni: "Troppe volte la giunta ha glissato o ha tardato nelle risposte alle Interrogazioni. C’è forse qualcosa da nascondere?"
Sulla gestione sanitaria dell’emergenza Covid da parte della giunta del Veneto si abbatte l’onda delle rivelazioni della trasmissione Report. I giornalisti di Rai3 hanno puntato il faro sulla seconda ondata della pandemia, durante la quale la Regione ha registrato il peggiore tasso di mortalità in Italia. In quei mesi è rimasto praticamente inascoltato (anzi, censurato) l’allarme del professor Andrea Crisanti sull’inattendibilità dei test rapidi, mentre la testimonianza anonima di una dipendente del dipartimento Prevenzione getta ombre sulle modalità con cui il Veneto è riuscito a rimanere a lungo in zona gialla nonostante l’alto numero di contagi e decessi. Luca Zaia ha risposto alle accuse parlando di “responsabilità personali” che non lo riguardano, mentre le opposizioni hanno deciso di abbandonare la seduta del consiglio regionale in segno di protesta, attaccando l’assenza in Aula del governatore leghista da cui vorrebbero spiegazioni dirette.
LE ACCUSE DI “REPORT” – Il programma d’inchiesta della Rai ha messo in fila una serie aspetti critici sulla gestione dell’emergenza Covid in Veneto che nella prima ondata se la cavò egregiamente (allora avvalendosi della collaborazione di Crisanti), mentre durante la seconda è precipitata, registrando il peggiore tasso di mortalità in Italia. Due le accuse. Innanzitutto la Regione non avrebbe considerato lo studio di Crisanti che metteva in guardia dai tamponi rapidi (usati su larga scala in Veneto), secondo lui inaffidabili rispetto a quelli molecolari. La Regione ha sempre negato che lo studio esistesse. Invece il direttore generale della Sanità veneta, Luciano Flor, in un fuorionda ha ammesso: “Perché pensa che mi sia affrettato a dire che lo studio non c’è? La ditta ci fa causa e ci chiede i danni, quindi meglio dire che lo studio non c’è”. E ha detto che Crisanti “è un puro… non sa tacere”. Vito Cianci, primario del Pronto soccorso di Padova, ha ammesso di aver subito pressioni, più o meno esplicite, per negare di aver contribuito a quella ricerca. Il secondo punto riguarda il fatto che il Veneto, in autunno, rimase in “zona gialla”, salvo poi registrare un picco di casi e di mortalità. La testimonianza anonima di una dipendente del dipartimento Prevenzione ha rivelato come molti positivi, prima ancora di essere contattati, risultassero “a prescindere” asintomatici. “A novembre – ha detto – quando inserivo i dati, ho notato che di default i positivi erano già classificati come asintomatici. Ma nessuno li aveva chiamati prima”. Il controllo sulla sintomaticità doveva avvenire, infatti, con una telefonata. E siccome l’Rt veniva calcolato sul numero dei sintomatici, il Veneto ebbe meno restrizioni, pagando successivamente un prezzo molto alto. Report ipotizza quindi che in qualche modo la valutazione del tasso di contagiosità in Regione sia stata pilotata.
LA DIFESA DI ZAIA – Interpellato in conferenza stampa, il governatore ha fatto il pesce in barile. “Report? Non l’ho ancora visto. Penso che ci siano responsabilità personali, sono tutte attività che non mi competono, quindi è giusto sentire gli interlocutori. Quella di Report è una teoria, qualcuno ne ha un’altra, ci confronteremo”. E il fuorionda di Flor sullo studio di Crisanti? “Flor lo incontrerà l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin, io devo fare altro. Non sono a conoscenza di questo studio di Crisanti”. Sul punto è intervenuta Francesca Russo, direttrice del Dipartimento prevenzione della Regione. “Lo studio del professor Crisanti non è mai arrivato in Regione Veneto. Il Piano di sanità pubblica che prevede l’utilizzo di test rapidi è stato approvato dal Comitato Tecnico Scientifico, che aveva chiesto un approfondimento al riguardo, approfondimento che è stato appunto fatto con i colleghi dello stesso Comitato. Uno studio scientifico che non ha nulla di ufficiale non può modificare le strategie della Regione”.
LA REPLICA DI FLOR – “Non volevo coprire nessuno. – ha dichiarato a sua volta Flor, che all’epoca era direttore sanitario a Padova, in una conferenza stampa – Il 21 ottobre ricevo una lettera di Crisanti in cui vengono messi in dubbio i tamponi rapidi, il 30 ottobre 2020 la casa farmaceutica Abbott che produce i tamponi chiede informazioni su quella ricerca, io ho chiesto ai due direttori generali che mi dicono che lo studio non c’è, Crisanti stesso mi dice che lo studio non c’è, ma c’è un approfondimento diagnostico. Il 5 febbraio la ditta torna a chiedere lo studio, che ancora non c’è. Io ho pensato che me lo chiedessero per valutare gli estremi per farci causa, e ho risposto che quello studio, che ha determinate caratteristiche scientifiche, non c’era. Lo studio verrà pubblicato il 26 marzo 2021 su una rivista scientifica: su 1.500 tamponi solo tre hanno dei problemi”.
OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO – Le opposizioni però sono subito passate all’attacco: “Attendiamo che Zaia riferisca sulla gestione della pandemia” hanno dichiarato in consiglio regionale dopo aver abbandonato l’aula. “Non potevamo fare altrimenti, in attesa di avere risposta alle domande allarmanti sollevate dalla televisione di Stato. Non cerchiamo visibilità, ma chiediamo la verità. Con gli strumenti ordinari non riusciamo ad averla, perché il Presidente è impegnato a ricercare, lui sì, visibilità”. In realtà la trasmissione ha ripreso molti degli interrogativi posti dai partiti di opposizione quando la mortalità cresceva a dismisura, raggiungendo l’apice all’inizio dello scorso gennaio. “Alla nostra richiesta di confronto in aula, Zaia ha replicato dando disponibilità per il prossimo Consiglio. Paradossalmente è una buona notizia, dato che non è mai venuto dalla presentazione della Giunta, lo scorso ottobre. Ma continuare come se nulla fosse equivarrebbe a fingere che quanto emerso sulla gestione della pandemia non fosse importante”. Le accuse? “Studi che sarebbero stati nascosti, un software in uso alla sanità veneta che di default indicava ‘asintomatico’ alla voce ‘positivo’, verosimilmente per non alzare il valore dell’Rt regionale e quindi per restare in zona gialla, test rapidi utilizzati a pioggia, nonostante le molte conferme dal mondo della scienza secondo cui non potevano ritenersi sicuri”. Quindi il commento finale: “Troppe volte l’amministrazione regionale ha glissato o ha tardato nelle risposte alle Interrogazioni. C’è forse qualcosa da nascondere?”.