Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha raccontato di aver saputo “dai giornali” dell’esame per la conoscenza dell’italiano sostenuto da Luis Suarez all’Università per Stranieri di Perugia. Di aver saputo dal vice presidente Pavel Nedved che l’allora attaccante del Barcellona “si era proposto con un sms” ai bianconeri. E che a gestire la trattativa è stato al direttore sportivo Fabio Paratici. Questo emerge dal verbale della testimonianza resa il 26 gennaio scorso dal numero uno della Juventus al procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, nell’ambito dell’inchiesta sull’esame “farsa” sostenuto da Suarez nell’ateneo umbro.
Nei giorni scorsi la Procura ha notificato l’avviso di conclusione indagini all’ex rettrice Giuliana Grego Bolli, all’allora direttore generale Simone Olivieri, alla professoressa Stefania Spina e all’avvocato Maria Cesarina Turco. Falsità ideologica e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio i reati ipotizzati a vario titolo. È solo Turco, tra le persone indagate, a poter essere direttamente collegata alla società bianconera, indicata nelle carte come “legale incaricato dalla società Juventus football club spa” ed accusata di essere stata “concorrente morale e istigatrice” in relazione al reato di falsità ideologica. L’esame farsa del calciatore allora al Barcellona, Luis Suarez, avrebbe permesso il suo passaggio tra le fila della Juventus: la certificazione linguistica era infatti necessaria per ottenere la cittadinanza italiana che avrebbe permesso al club di Agnelli di tesserare il bomber uruguaiano, visto che non erano disponibili ulteriori slot riservati agli extracomunitari.
“Ricordo che durante un pranzo, svolto mi pare a fine agosto, Nedved, il nostro vicepresidente, mi disse che il calciatore del Barcellona si era proposto con un sms per un ingaggio alla Juventus”, racconta Agnelli ai pm di Perugia. “In quel periodo, vi erano in piedi diverse trattative per Dzeko, Milik, Cavani e Morata, che poi è stato acquistato, oltre all’ipotesi relativa a Suarez. Riguardo a quest’ultimo, all’inizio di settembre era di difficile realizzazione perché era risultato che lo stesso non aveva la cittadinanza comunitaria”, spiega il presidente della Juventus . “So dell’esame di Suarez dai giornali – aggiunge di fronte ai pm – e ricordo che chiamai il calciatore in un’unica occasione, per ringraziarlo di essersi proposto per un inserimento nella nostra squadra”, prosegue Agnelli.
Nella sua deposizione – agli atti dell’inchiesta – il presidente della Juventus riferisce agli inquirenti anche qual è il ruolo di Fabio Paratici. “Come direttore sportivo, ha ampia delega nei limiti del budget assegnato. A lui compete la scelta in relazione all’ingaggio dei calciatori. Naturalmente mi informa in modo occasionale e casuale, durante le mie visite al centro sportivo capita di essere aggiornato in merito alle opportunità in corso”. Alla domanda dei magistrati su quando e da chi era stato informato della impossibilità di tesseramento di Suárez, Agnelli risponde: “Non ricordo esattamente chi mi informò, ma ritengo per logica Paratici e questo, mi pare, al mio rientro in attività dopo un periodo di isolamento volontario, che fu dovuto alla positività al Covid del presidente De Laurentis, che incontrai all’assemblea della Lega calcio il 9 settembre. Al mio rientro la società si stava già muovendo su Dzeko“.
I pm chiedono ad Agnelli anche se quando sono state rese note le notizie relative ai contatti tra lo staff della società, il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli e il ministero degli Interni in relazione alla vicenda ha chiesto spiegazioni a Paratici. “Sì – risponde – ma la cosa non mi ha sorpreso, perché sono a conoscenza di rapporti personali di amicizia risalenti tra Fabio Paratici e Paola De Micheli e trattandosi di mera richiesta di informazioni sull’ufficio da contattare non mi è parso ci fosse nulla di strano”.
Il Corriere della Sera però riporta anche il verbale dell’interrogatorio di Maurizio Lombardo, dirigente bianconero fino al 30 ottobre scorso, che fu ascoltato dai pm il 7 dicembre: “Il 30 agosto 2020 prima di mandare la mail all’avvocato Zaldua (il legale di Suarez, ndr) ho provato a chiedere il nulla osta a Paratici”, spiegava Lombardo. Il dirigente raccontava di un coinvolgimento del presidente della Juventus: “Paratici nel messaggio di risposta mi ha scritto di mandarla prima al presidente Andrea Agnelli e poi all’avvocato del calciatore”. “Io risposi che avevo già mandato tale proposta al presidente un’ora prima perché Paratici mi aveva già detto di procedere in tal senso. Il presidente non mi ha mai risposto ma Paratici mi ha riferito che ci aveva parlato lui e che potevo procedere con l’invio all’avvocato Zaldua”, è la testimonianza resa da Lombarda.