“Gentile dott. Fittipaldi, ho letto questa mattina l’articolo che mi ha dedicato sul quotidiano Domani dal titolo ‘Gli affari segreti di Conte’. Questo titolo e vari passaggi interni dell’articolo sono palesemente diffamatori“. Comincia così il lungo post pubblicato da Giuseppe Conte sulla sua pagina Facebook in risposta al pezzo del giornalista Emiliano Fittipaldi in cui vengono ricostruiti alcuni suoi rapporti di lavoro relativi al periodo in cui esercitava come avvocato civilista. Fatti che emergerebbero da alcuni verbali di interrogatorio di Piero Amara, l’ex avvocato esterno di Eni al centro dell’inchiesta della procura di Milano sulle presunte attività di depistaggio per condizionare le indagini sul caso Eni-Nigeria. Si tratta degli stessi verbali che sono stati inviati in forma anonima (e senza firme o timbri) al Consiglio superiore della magistratura e nelle redazioni di molti quotidiani.
Il giornale diretto da Stefano Feltri racconta che Amara sostiene di aver “raccomandato” l’avvocato Conte per fargli ottenere una consulenza dalla società Acqua Marcia da 400mila euro complessivi (non tutti incassati). All’epoca controllato da Francesco Bellavista Caltagirone, il gruppo si stava avviando verso un concordato preventivo a causa di centinaia di milioni di debiti con le banche. A indicare allo stesso Amara il nome di Conte sarebbe stato Michele Vietti, ex deputato dell’Udc e già vicepresidente del Csm. “Vietti mi chiese così di parlare con Fabrizio Centofanti“, aggiunge Amara, tirando in ballo anche l’imprenditore coinvolto nel caso Palamara, che nel 2012 era capo delle relazioni istituzionali di Acqua Marcia, oltre che consigliere con delega agli affari legali. Proprio Centofanti, conclude il legale, avrebbe dovuto assumere come avvocati di Acqua Marcia non solo Conte, ma anche Guido Alpa ed Enrico Caratozzolo. Secondo Amara la nomina era condizione fondamentale “per riuscire a ottenere l’omologazione del concordato stesso”.
Una ricostruzione che l’ex premier smentisce categoricamente, confermando solo la prestazione lavorativa per il gruppo di Bellavista Caltagirone. “Un avvocato civilista, che è la professione che ho svolto prima di diventare Presidente del Consiglio, non fa affari, tantomeno segreti”. Piuttosto “svolge attività professionale: difende i clienti nei processi e fornisce consulenze e pareri legali, rispettando – è un preciso e rigoroso dovere imposto dal codice deontologico forense – la riservatezza dei propri assistiti“, si legge nel post su Facebook. Conte rivendica quindi aver svolto attività “pienamente lecite”, corrette e trasparenti”, e ribadisce di non aver mai avuto “rapporti personali né professionali con l’avv. Piero Amara, della cui esistenza ho appreso leggendo le cronache dei giornali. Escluderei inoltre che il mio nome come professionista possa essere stato suggerito dall’avv. Michele Vietti, per la semplice ragione che non ho mai avuto rapporti personali o professionali neppure con lui“. Riguardo all’incarico per il gruppo Acqua Marcia, l’ex presidente del Consiglio specifica che gli è stato chiesto di “redigere all’incirca 300 pareri legali per certificare lo stato di tutti i contenziosi giudiziali e di tutte le vertenze extragiudiziali che riguardavano le varie società del Gruppo”. I relativi compensi, inoltre, “a conferma della limpidezza dell’incarico sono passati al vaglio e mi sono stati liquidati dai vari Commissari giudiziari nominati dal Tribunale fallimentare di Roma”.
Tutto lecito, quindi, insiste Conte. Che poi passa all’attacco dell’editore del quotidiano Domani, l’ingegnere Carlo de Benedetti, il quale non ha mai fatto mistero della sua ostilità verso il leader in pectore del Movimento 5 stelle. “Da Presidente del Consiglio non mi sono mai concesso il piacere di incontrarlo privatamente, pur sollecitato varie volte a farlo“, rivela sul suo profilo social. “Ma come Lei sa mi sono dovuto dedicare a tempo pieno ai bisogni del popolo, della gente comune, di quei cittadini – per intenderci – che non hanno santi protettori sulla terra e che, ancor più con la sopravvenuta pandemia, si sono ritrovati a vivere in condizioni di forte sofferenza. Di questa rinuncia, peraltro, l’ing. De Benedetti mi sta ripagando amabilmente, ragionando di me – in tutte le occasioni pubbliche che gli sono offerte – con pertinace livore“.
Ma non è finita qui, perché nell’articolo del Domani viene ricostruita anche un’altra prestazione professionale dell’ex premier. Dopo l’incarico con Acqua Marcia, risalente al 2012-2013, Conte infatti fu consulente dell’imprenditore Leonardo Marseglia che riuscì ad acquisire l’hotel Molino Stucky di Venezia – su cui erano interessati grandi fondi americani e di Singapore – proprio dal gruppo Bellavista Caltagirone. Nell’articolo si ipotizza quindi che qualcuno potrebbe gridare al conflitto d’interessi potenziale, visto che Conte ha lavorato prima come consulente di Acqua Marcia e poi con Marseglia. Ma l’ex premier rimanda anche queste accuse al mittente, sottolineando che non c’è “mai stato conflitto”. L’incarico per l’hotel di Venezia risale infatti “ad alcuni anni dopo (al 2015, mentre i pareri legali di cui sopra risalgono al 2012/2013). Per questo secondo incarico ho avuto accesso, al pari di tutti gli altri professionisti, a tutta la completa documentazione e, quindi, a tutte le pertinenti informazioni che sono state messe a disposizione (nella c.d. data room) di tutti i soggetti (anche molti fondi stranieri) che hanno mostrato interesse per l’operazione”.
Sullo sfondo di tutta la vicenda resta il giallo dei verbali di Amara – alcuni dei quali ancora secretati – che sono stati inviati a diversi giornali e al Csm, come denunciato dal consigliere Nino Di Matteo. Va ricordato che l’ex legale esterno dell’Eni è stato arrestato l’ultima volta nel febbraio del 2020 per scontare un cumulo pena di 3 anni e 8 mesi per le condanne inflittegli nei procedimenti relativi alle sentenze pilotate al Consiglio di Stato e al Sistema Siracusa, indagine che aveva svelato una sorta di accordo tra pm e avvocati per pilotare indagini e fascicoli. Amara è considerato il “regista” di una serie di episodi di corruzione per aggiustare sentenze anche davanti ai giudici amministrativi. Da qualche tempo sta riempiendo verbali davanti a numerose procure: Milano, Roma e Perugia. Molte delle accuse che ha messo a verbale sono state considerate non credibili da alcuni uffici giudiziari.