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Il Senato ha respinto la sfiducia a Speranza con 221 voti: Lega e Fi scaricano Fdi. Il ministro: “Piano pandemico? Mancanza di 7 governi”

Il titolare del dicastero della Salute è intervenuto in Aula per difendere il suo operato e rispondere alle accuse sulla gestione della pandemia. La mozione che chiede le dimissioni dell'esponente del governo Conte e ora di quello Draghi è stata presentata da Fratelli d'Italia. Il centrodestra di governo ha deciso però di votare contro

Il Senato ha respinto la mozione di sfiducia di Fratelli d’Italia al ministro della Salute Roberto Speranza. Contrari sono stati 221 senatori, a favore 29, astenuti sono risultati in tre. A Palazzo Madama erano presenti al voto 255 senatori. Lega e Forza Italia, il cosiddetto “centrodestra di governo”, ha così scaricato Fdi, decidendo di non sostenere la mozione. Una scelta arrivata dopo che, neanche 24 ore fa, la maggioranza ha ribadito che il coprifuoco sarà rivalutato a metà maggio (come già previsto, ma facendo un favore al Carroccio).

Il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenendo in Aula prima delle dichiarazioni di voto, ha difeso il suo operato nella gestione della pandemia durante il governo Conte 2 e ora durante quello Draghi. “Nessuno dovrebbe mai dimenticare che il nemico è il virus e che dovremmo essere uniti nel combatterlo”, ha esordito. Invece prevale “lo scontro politico” e “si cerca di sfruttare l’angoscia degli italiani per miopi interessi di parte”, ha detto. “Affronto questo dibattito e il voto finale con il rispetto che si deve e la consapevolezza di aver servito ogni giorno il mio Paese con disciplina”. Quindi ha risposto alle accuse sollevate in Aula, a partire dal mancato aggiornamento del piano pandemico italiano del 2006. “Tutte le mozioni sottolineano come il piano non sia stato aggiornato secondo le linee guida dell’OMS per molti anni”, ha detto. “Fanno dunque riferimento a 180 mesi durante i quali si sono alternati ben sette governi, con diverse maggioranze parlamentari”. A proposito invece del caso del ritiro del documento di Venezia, ha replicato dicendo che si “è trattata di una decisione esclusivamente interna all’Oms“.

Le dichiarazioni di voto – Alla fine del discorso di Speranza, l’Aula ha risposto con un lungo applauso. In piedi tutti i senatori di centrosinistra. Numerosi applausi sono arrivati anche dai banchi della destra. La maggioranza dovrebbe, salvo sorprese, votare contro la sfiducia. Ieri Matteo Salvini aveva tenuto una linea ambigua, oggi il Carroccio, insieme a Forza Italia, ha confermato il voto contrario, dicendo che è “meglio puntare su una commissione d’inchiesta sulla pandemia che sulla sfiducia al ministro della Salute”. Una linea condivisa dagli azzurri e dai renziani. “Ministro Speranza l’abbiamo sentita molto determinato e deciso nel suo intervento, questo ci fa piacere perché significa che sarà lei il primo a voler sostenere la commissione d’inchiesta”, ha detto il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo. “L’appello è a tutti i partiti. Lo diciamo anche ai colleghi di Fdi, che immagino su questa questione rivendicheranno giustamente la presidenza. Magari è molto meglio lavorare sulle commissioni d’inchiesta piuttosto che presentare mozioni che hanno forse più l’intento di mettere in difficoltà la Lega e Fi, che il ministro Speranza“.

A difendere invece in Aula la mozione di sfiducia è stato il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa: “A lei contestiamo la menzogna per coprire le inefficienze del suo ministero”, ha attaccato La Russa. “Ma lei è un capro espiatorio, è colpevole in quanto inadeguato, non in quanto politicamente in grado di decidere alcunché: siamo arrivati al cabaret”. Ma “lei non rischia la poltrona, anche le forze di centrodestra che l’hanno criticata voteranno per lei. Incassi al finta solidarietà della sua maggioranza ma domani faccia il bel gesto, il primo della sua carriera di ministro, si dimetta”. Secondo La Russa, Speranza sarebbe stato lasciato solo dai colleghi di governo non presenti in Aula: in realtà, oltre alle misure anti-Covid, la scarsa presenza era anche dovuta alle poche possibilità che passasse la mozione. Il sottosegretario alla Salute Sileri invece era assente giustificato perché diventato papà questa mattina.

Il ministro della Salute ha invece raccolto la piena solidarietà della maggioranza di centrosinistra: “Trovo un po’ assurdo che il giorno dopo aver votato il provvedimento più importante per il Paese”, ha detto il senatore di Leu Vasco Errani in riferimento al Pnrr, “ci si divida su una mozione di sfiducia che avrebbe dovuto essere ritirata e neppure discussa. Purtroppo hanno prevalso invece la strumentalità politica e anche una certa competizione fra la Lega e FdI”. Ma, ha detto Errani, da questo “dibattito risalterà la serietà e il senso di responsabilità mostrato dal ministro della Salute”.

“Si sfrutta l’angoscia degli italiani per miopi interessi di parte” – Il ministro Speranza, nel suo discorso davanti all’Aula, è partito dalla difesa dell’unità politica in un momento delicato di emergenza sanitaria. “Nessuno”, ha esordito il ministro della Salute, “dovrebbe mai dimenticare che il nemico è il virus e che dovremmo essere più uniti che mai nel combatterlo, evitando di cadere nella tentazione di utilizzare la lotta alla pandemia per ragioni strumentali”. Invece, ha continuato, “è con amarezza che vedo prevalere invece lo scontro politico, spesso anche alimentando un linguaggio di odio che non può mai essere accettato. Si afferma il tentativo di sfruttare l’angoscia degli italiani per miopi interessi di parte: è sbagliato, perché produce danni enormi, non a me o al governo, ma al Paese”. Secondo Speranza, “il Paese deve restare unito in un passaggio così delicato”, proprio come chiesto dal presidente Mattarella. “Questo ho sempre ribadito in ogni mio intervento in Parlamento e questa rimarrà sempre la mia linea: unità, unità, unità“. La politica, ha detto il ministro, “non è un gioco d’azzardo sulla pelle dei cittadini. In un grande Paese non si fa politica su una grande epidemia“.

Il piano pandemico non aggiornato – Quindi Speranza ha affrontato le accuse presenti nella mozione di sfiducia a proposito del piano pandemico che non è mai stato aggiornato dal 2006, al centro anche delle indagini della procura di Bergamo sulla gestione della pandemia.

“Il mancato aggiornamento del piano pandemico antinfluenzale è un tema che va affrontato con grande serietà, evitando di piegarlo alla polemica politica”, ha detto oggi il ministro. “Anche perché è un tema che viene da lontano. Tutte le mozioni sottolineano come il piano non sia stato aggiornato secondo le linee guida dell’Oms per molti anni. Fanno dunque riferimento a 180 mesi durante i quali si sono alternati ben 7 governi, con diverse maggioranze parlamentari. Tutti i gruppi di quest’Aula, compresi quelli che hanno sottoscritto le mozioni oggi in discussione, hanno sostenuto alcuni di questi governi. Troppo facile oggi far finta di non vedere. Io ho fiducia e rispetto per il delicato lavoro che sta svolgendo la magistratura”. Perché, ha aggiunto, “credo che chiunque abbia avuto responsabilità in questi mesi così difficili, dai vertici dell’Oms fino al sindaco del più piccolo comune, debba essere pronto a rendere conto delle proprie azioni”.

A proposito invece delle responsabilità politiche, Speranza ha detto: “Non sono io a dovermi difendere”. E ora “il piano pandemico antinfluenzale aggiornato c’è, approvato all’unanimità in conferenza Stato-Regioni. Quello che non è stato fatto in molti anni è stato invece realizzato in pochi mesi proprio durante il mio mandato. Quello approvato è un documento importante anche e soprattutto per l’impostazione fortemente operativa e la chiara definizione di compiti, ruoli e responsabilità”.

La versione ufficiale di Speranza, ripetuta più volte nelle scorse settimane e ribadita ai pm bergamaschi, è che il piano del 2006 riguardava l’influenza e per questo non era applicabile al Covid. “Di fronte a un virus totalmente nuovo è del tutto evidente che il piano pandemico antinfluenzale del 2006 non era sufficiente”, ha detto Speranza all’Aula del Senato, “né lo erano le successive raccomandazioni Oms. Non era una situazione in cui sedersi e attendere istruzioni. Per salvare delle vite andavano trovate soluzioni nuove e assunte decisioni rapide. Ecco perché, del vecchio piano, è stato valorizzato ciò che era utile e funzionale come ad esempio la dichiarazione dello stato di emergenza, ma i nostri tecnici hanno valutato da subito che c’era da andare decisamente oltre”. Il caso ha fatto molto discutere perché la procura di Bergamo, a inizio aprile, ha iscritto nel registro degli indagati per falso Ranieri Guerra: l’assistente del direttore generale dell’Oms ed ex esponente Cts disse ai pm che il piano non doveva essere aggiornato perché non c’erano state “variazioni epidemiologiche”, ma in realtà c’erano state l’influenza suina nel 2009 e la Mers nel 2012.

“Il documento di Venezia? La decisione di rimuoverlo è dell’OMS” – Speranza ha quindi affrontato il caso del report dell’OMS Europa di Venezia, finanziato dal Kuwait. Il report, elaborato dai ricercatori Oms guidati da Francesco Zambon e rimosso nel giro di 24 ore, affrontava il tema del mancato aggiornamento del Piano pandemico italiano e parlava di una reazione “caotica” e “improvvisata” nella prima ondata Covid in Italia. Speranza, a chi chiede se fosse all’oscuro della vicenda o se fosse stato avvisato della rimozione, in Aula ha replicato ripercorrendo i fatti di quei giorni.

“Oms ed Ecdc visitano l’Italia dal 24 febbraio al 4 marzo 2020”, ha esordito. “Tre giorni dopo la scoperta del cluster di Codogno. Gli esiti di questa missione vengono trasmessi, formalmente, al governo italiano il 12 marzo 2020. Secondo. Il report di OMS Venezia, a cui si fa riferimento, sulla situazione dell’Italia arriva soltanto a metà maggio. Comprendere la differenza tra la visita e il report è fondamentale per dare il giusto peso alla questione sollevata anche nelle mozioni. La visita produce un documento con raccomandazioni e indicazioni anche operative per la nazione oggetto della missione”. Il report, ha continuato, “è uno studio rispettabile il cui fine è far circolare nella comunità scientifica dati ed analisi sulla situazione del Paese e di ogni singola regione. L’OMS e l’Ecdc, con i quali abbiamo avuto e abbiamo rapporti costanti e positivi, ci hanno indicato le loro raccomandazioni operative in seguito alla visita del 24 febbraio/4 marzo”.

Quelle valutazioni, “pur non avendo carattere vincolante – ha rilevato il ministro – rappresentano le indicazioni all’Italia che noi abbiamo prontamente valorizzato. Il documento di cui si è discusso è invece successivo e non ha una ricaduta diretta nella gestione della pandemia. Non ha indicazioni di natura operativa. Non è un caso che la visita avvenga pochi giorni dopo Codogno, mentre il documento tanto discusso viene pubblicato il 13 maggio, dopo il lockdown, quando la curva del contagio della prima ondata era già stata appiattita”. La scelta di “pubblicare e poi ritirare quel documento viene assunta esclusivamente dall’OMS nella sua piena autonomia che noi rispettiamo, anche nelle sue diverse articolazioni e nel dibattito interno che con evidenza vi è stato a questo proposito tra dirigenti dell’OMS in palese contrasto tra loro. Ma una cosa è certa. Non c’è nessuno dei protagonisti di questa vicenda che affermi il contrario: le scelte relative al dossier sono autonome dell’OMS“.

Vaccini, cure domiciliari e una “sanità pubblica più forte” – Quindi Speranza ha parlato anche della prospettiva futura su cui intende lavorare. “Si poteva negoziare meglio a livello europeo sui vaccini, ma resto dell’idea che sia stato meglio muoversi insieme e ribadisco che anche per le prossime annualità l’Italia continuerà ad acquistare insieme agli altri Paesi europei”. Inoltre, ha detto: “E’ falso che non ci sia una circolare sulle cure domiciliari: l’ultimo aggiornamento è del 26 aprile e probabilmente ci saranno ulteriori aggiornamenti”. E per l’Italia che cerca di uscire dall’emergenza sanitaria, ha detto, l’urgenza sarà lavorare per “una sanità pubblica più forte”: “Fin dal primo giorno del mio lavoro di ministro della Salute questo è stato per me l’impegno fondamentale. Siamo già al lavoro per la riforma della sanità territoriale, che abbiamo disegnato proprio in questi mesi”. “Tre primi obiettivi: portare l’assistenza domiciliare al 10 per cento degli over sessantacinque, diventando i primi in Europa per questo dato” e “useremo per questo le risorse del Recovery fund. E poi, ancora, realizzare una Casa della comunità ogni 20mila abitanti e un ospedale di comunità ogni 50mila abitanti; grazie al Recovery fund ne finanzieremo rispettivamente le prime 1.288 e i primi 381. Questa riforma è l’orizzonte più ampio del mio e del nostro lavoro”. Speranza ha sottolineato ancora che “peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla e noi non dobbiamo farlo. Con le risorse di Next generation EU abbiamo la concreta possibilità di tenere finalmente insieme riforme e investimenti”. Una sfida da non affrontare “in ordine sparso”. E ha concluso: “E’ il tempo di restare uniti in uno sforzo congiunto”.