Ho dato un’occhiata alla posta indesiderata e ho trovato una mail che mi comunicava che c’erano 350mila euro in bitcoin depositati su un conto a mio nome. Cavolo! Grazie!!! Non capita tutti i giorni di ricevere tanti soldi da uno sconosciuto senza aver fatto niente per meritarli. Ma subito sotto trovo un’altra mail che mi comunica l’accredito di altri 150mila euro, poi c’è una terza mail da 200 mila euro, una da 50mila e poi 320mila, 17mila… faccio due conti e supero il milione di euro! Non male come inizio della giornata.
Dopo un attimo mi sveglio dal sogno e mi rendo conto che è una truffa. Evidentemente c’è ancora gente talmente sprovveduta da cascarci, visto che di queste mail ne vengono spedite ogni giorno a migliaia. Ma la rete è piena di questi trabocchetti. C’è l’eredità di un tuo lontano cugino morto in circostanze misteriose in Senegal, sono 400mila euro di lascito… ma per sbloccarli dovresti mandare mille euro al notaio di Calcutta, che ha tanto faticato a trovarti, poverino.
C’è la tua ex compagna di scuola (sono Giuditta, ti ricordi di me?) che è bloccata in Perù, la sua famiglia è stata sterminata dal Covid e lei non sa a chi rivolgersi perché le servono 250 euro per pagare un biglietto d’aereo per tornare a casa…
Ma, ahimé, anche le pagine web di molti grandi quotidiani sono infestate dai truffatori: “Vuoi ottenere un reddito di 5mila euro al mese investendo 250 euro in azioni Amazon? Non sarai mica talmente pirla da rinunciare a guadagnare 10mila euro comprando 100 euro di bitcoin?” E che dire delle creme per ridurre le orecchie, togliere funghi in 20 minuti e guarire da molte malattie dai nomi terrorizzanti che non vorresti neanche sapere cosa vogliono dire?
E mi chiedo come facciano media di grande prestigio ad accettare di vendere per pochi centesimi a click questi spazi pubblicitari. Ma se la morale dei media scarseggia, cosa fa lo Stato? Forse ti stupirai se ti dico che l’Italia è sprovvista di una legge che punisca veramente i truffatori. E visto che lo so che probabilmente non mi credi, ho chiesto un parere tecnico all’avvocato Marco Marchetti di Perugia che risponde così:
La truffa è un reato ricorrente, anche se spesso la gente ne ha una nozione più lata di quella tecnica del codice penale, che ha varie forme e confina con altri reati di frode, perché richiede presupposti specifici come l’inganno costruito per indurre in errore la vittima e trarne profitto arrecandole un danno.
La fantasia degli autori è infinita e ogni epoca ha le sue truffe: chi non ricorda il film Totò truffa? Oggi si va dai rimborsi elettorali su documentazione falsa, dai maghi, chiromanti e fabbricatori di pozioni miracolose senza le quali si rischia la vita al dipendente di banca che occulta la morte del pensionato per dirottare sul proprio conto la pensione; dal funzionario che si fa timbrare il cartellino da altri, al dipendente pubblico che prende permessi per fantomatiche donazioni di sangue; dall’impiegato che si fa dare più marche da bollo del dovuto per la pratiche, ai venditori via internet che si fregano i soldi.
Oggi, dopo la riforma, si procede prevalentemente a querela di parte (salvo per i casi più gravi, ad esempio se si genera un danno allo Stato o a una pubblica amministrazione, generazione di un timore immaginario, o quando si profitta della debolezza della vittima per età, o altra situazione, e altre); e questo spesso attenua la capacità di difesa della gente che magari su somme piccole non si rivolge a un avvocato o ai carabinieri per querelare e rinuncia a difendersi. Una situazione che genera spesso un senso di frustrazione, di ingiustizia sofferta, soprattutto dalla persone fragili per la difficoltà di difesa. Eppure non bisognerebbe mai mollare perché non sempre le piccole somme portano a reati in forma lieve.
Che lo Stato intervenga contro la truffa non aggravata solo se il truffato fa causa non è accettabile. Un consesso civile non funziona così, si piglia cura dei più deboli e punisce con particolare severità chi li depreda e li umilia. Nel prossimo post mi occuperò del fatto che lo Stato non tutela i cittadini, non provvedendo a stabilire standard vincolanti per i contratti collettivi (banche, assicurazioni, servizi…). Altra colossale vergogna.