La morte di Diego Armando Maradona poteva essere evitata. È questa la conclusione della perizia medica sul corpo del Pibe de oro avvenuta il 25 novembre scorso. Adesso il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov, i medici che avevano in cura l’ex calciatore, rischiano l’accusa di omicidio colposo. “I suoi occhi sono gonfi come un seno”, è una delle frasi incriminate, riferita da una persona che accudiva Maradona al neurochirurgo Luque il 22 novembre scorso, tre giorni prima del decesso. Secondo l’autopsia il gonfiore era il segnale che Maradona era in una condizione di ritenzione idrica a causa dell’insufficienza cardiaca, ignorata dai medici, che l’ha portato alla morte qualche giorno dopo.
Nella relazione, riportata dal quotidiano argentino Pagina 12, si legge che dopo l’intervento alla testa per l’asportazione di un ematoma subdurale i medici hanno portato l’ex calciatore “in un posto inappropriato, quando avrebbe dovuto essere ricoverato sotto controllo. Nella casa di Tigre non c’era nemmeno un defibrillatore per un’emergenza cardiaca”. A Maradona è stato inoltre somministrato “un farmaco controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci, un antidepressivo che non viene somministrato ai pazienti con aritmia e non sono state prese misure elementari”. La relazione sottolinea anche altre omissioni dei medici: Maradona trascorreva infatti “intere giornate senza alzarsi e non ci fu reazione di alcun genere a questa anomalia”.
Oltre a Luque e Cosachov, scrive sempre Pagina 12, potrebbe finire sotto accusa anche lo psicologo Carlos Daz. Anche l’avvocato e rappresentante Matas Morla è sotto indagine da parte dei magistrati, che stanno cercando di capire il livello di controllo della situazione, comprese le scelte dei medici che avrebbero dovuto curare il Pibe de oro.