di Carlo Schettino
Siamo al grottesco o il Presidente del Consiglio sta facendo prove dialettiche da Presidente della Repubblica? Lo chiedo per gli italiani, quelli di buon senso. Se abbiamo ascoltato le parole del Premier in Aula, la condizione sine qua non affinché gli effetti del Piano presentato si realizzino sono legate al prevalere del “gusto del futuro” su corruzione, stupidità e interessi di parte. Mi chiedo davvero se stiamo scherzando o meno.
Personalmente ripongo nel Next Generation Ue la fiducia che il cambiamento atteso, e mai nemmeno proposto dai nostri governi, si realizzi. Una realizzazione che dovrebbe passare attraverso molte modifiche di cultura, conoscenza, comportamenti, organizzazione che dovranno essere prodotti o indotti. Uno Stato civile, e integrato in Ue, dovrebbe guardare alle best practices nei differenti campi e provare, adattandole al proprio contesto, a superarle. Chi più di un Governo potrebbe imprimere un tale cambiamento?
Quello che dovrebbe avere siffatto Governo è un Piano del cambiamento che sia sviluppato su obiettivi, tempi e azioni relative alla sua realizzazione (includendo i differenti punti di controllo). Se guardiamo il Pnrr, per coloro che lo abbiano davvero letto e analizzato, escludendo quindi alcuni giornalisti di varia provenienza, si capisce che non è stato cambiato moltissimo rispetto a quello proposto da Giuseppe Conte, e quello che è stato cambiato a mio parere è stato cambiato sicuramente in peggio. Non si è avuto il coraggio del lungo termine, ma si è pensato al breve e medio (3-5 anni).
Se guardiamo alla formazione del contenuto, non risulta da nessuna parte che il gruppo di lavoro ministeriale, né quello degli esperti del Presidente, si sia rivolto alle nostre università o altri centri di eccellenza (ad onor del vero nemmeno Conte), al fine di definire le priorità in base alle esigenze e allo stato dell’arte delle aree tematiche oggetto del piano.
In ultimo, se guardiamo alle modalità redazionali, possiamo ricordare che seppure Conte fosse stato in tempo a presentare la proposta per l’approvazione, o eventuale ridefinizione/miglioramento, il parterre aziendale-finanziario-politico della Vecchia Guardia non glielo ha permesso. Il ritardo cumulato Draghi lo ha ereditato, ma se avesse veramente voluto credo avrebbe potuto effettivamente proporre molto di più e meglio. La prova è nel richiamo della Ue alla mancante parte del Piano relativa alle Riforme, che sono state prima mal introdotte (Conte), annacquate (Draghi), richieste (Ue) e reinserite (Draghi).
Allora, direte voi, che cosa significa? Significa semplicemente che un Presidente scelto per la sua competenza, come da molti auspicato criticando continuamente Conte & Co, dovrebbe sapere che l’Italia è un paese ad alto livello di corruzione (corrotti), che abbiamo le più potenti organizzazioni mafiose residenti, e che se c’è un paese che non guarda al futuro è proprio l’Italia, circonflessa su se stessa nell’immediato (interessi di parte) proprio per non aver mai avuto una visione prospettica (stupidità).
Per cui, se il Presidente in premessa si rivolge ai rappresentati del popolo confidando in una speranza e non in una pianificazione dell’organizzazione che preveda e persegua i pericoli che possano minare la realizzazione del Piano stesso, starà forse semplicemente ammettendo che prevede proprio l’affondamento di esso grazie a queste cause? Ai posteri l’ardua sentenza…