di Lucia Borroni
La rotta verso il Next Generation Eu sembra sempre di più il cammino del viandante sul mare di nebbia. I soldi ci sono, anche tanti, ma il come spenderli è avvolto da gerarchico mistero. Allora, io ho mandato la seguente lettera ai contatti che ho trovato sul sito del ministero della Transizione Ecologica e da contribuente, nonché elettrice amante della natura, attendo fiduciosamente risposta dallo staff del ministro.
Mi chiamo Lucia Borroni, sono interessata allo stato dell’ambiente e dedico parte del mio tempo a iniziative per difenderlo e preservarlo. In vista della presentazione del Recovery Plan/Next Generation Eu al parlamento italiano e in seguito alle istituzioni europee, vorrei che mi chiariste le idee su alcuni punti:
1. Se l’Europa ha intenzione di divenire carbon neutral entro il 2050, con il conseguente abbandono dei combustibili fossili, come si spiegano i rinnovi di concessioni di coltivazione per l’estrazione di idrocarburi, e la perforazione di nuovi pozzi in aree di coltivazione già autorizzate? È in programma in Italia una legge analoga a quelle approvate in altre nazioni europee, segnatamente in Francia e in Danimarca, che stabilisca un chiaro termine ultimo di validità delle concessioni in essere, oltre allo stop alle nuove attività di ricerca ?
2. Consumo di suolo: “l’Europa e le Nazioni Unite ci richiamano alla tutela del suolo, del patrimonio ambientale, del paesaggio, e ci chiedono di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio entro il 2030″ (fonte: Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Quali sono le iniziative del Mite?
3. Tutela della biodiversità (l’ultimo aggiornamento in merito sul sito del ministero risale al 19/12/2019): dal documento della Commissione Europea sulla strategia sulla biodiversità per il 2030: “La perdita di biodiversità e la crisi climatica sono interdipendenti. Se una si aggrava, anche l’altra segue la stessa tendenza. Per raggiungere i livelli di mitigazione necessari entro il 2030 è essenziale ripristinare le foreste, i suoli e le zone umide e creare spazi verdi nelle città”.
Ispra definisce le reti ecologiche “un sistema interconnesso di habitat, di cui salvaguardare la biodiversità, ponendo quindi attenzione alle specie animali e vegetali potenzialmente minacciate. Lavorare sulla rete ecologica significa creare e/o rafforzare un sistema di collegamento e di interscambio tra aree ed elementi naturali isolati, andando così a contrastare la frammentazione e i suoi effetti negativi sulla biodiversità”. Come si sta muovendo il Mite, visto che la Commissione Europea ci assicura che verranno sbloccati “20 miliardi di euro all’anno per la biodiversità provenienti da varie fonti, tra cui fondi dell’Ue e finanziamenti nazionali e privati”?
È consapevole il ministro (o il suo staff) che una rete di corridoi ecologici potrebbe prevenire i conflitti tra popolazione e grandi carnivori in aree chiave per tutela della biodiversità – prima fra tutte, nel Nord Italia, l’area del Trentino-Alto Adige – favorendo la dispersione di orsi e lupi in un areale più ampio?
4. Che appoggio darà il ministro Roberto Cingolani al disegno di legge annunciato al Senato il 16 marzo per la “Promozione della convivenza con i grandi carnivori in Italia e sulla loro tutela”, che vuole assegnare allo Stato la piena titolarità della gestione di orsi e lupi? Il disegno di legge è sottoscritto da rappresentanti di tutti gli schieramenti: da LeU al gruppo misto, da Forza Italia e Lega al M5s. La proposta punta a far in modo che la competenza sui grandi carnivori ricada esclusivamente sul ministero della Transizione Ecologica. Questo dl metterebbe la parola fine a realtà angosciose come quella della struttura detentiva del Casteller di Trento… al ministero si sa di cosa si tratta?