Il numero uno dell’azienda, Volkmar Denner, ritiene che l’Europa sia ossessionata dall’auto elettrica, a scapito dello sviluppo di altre tecnologie motoristiche, le stesse che avrebbero il potere di abbattere le emissioni inquinanti e combattere il cambiamento climatico. Da qui l’appello alla neutralità tecnologica
“L’azione per il clima non consiste nel porre fine al motore a combustione interna, ma nel dire addio ai combustibili fossili. L’elettromobilità e l’energia verde rendono il trasporto su strada a zero emissioni, ma lo stesso vale per i carburanti rinnovabili”, i cosiddetti e-fuels. Lo sostiene Volkmar Denner, numero uno della Bosch, fra i principali componentisi mondiali dell’automotive. Concetti che seguono quelli espressi qualche mese fa da Franz Fehrenbach, Presidente del consiglio di sorveglianza Bosch, quando Fehrenbach aveva accusato l’Europa di una “preferenza non adeguatamente giustificata per le auto a batteria, svantaggiosa per il motore a combustione interna ma anche per il clima”.
Secondo il Ceo di Bosch, la mobilità a zero emissioni è un obiettivo ambizioso, che va perseguito senza escludere a priori nessuna possibilità tecnica. Farlo significherebbe “bloccare le possibili alternative per tutelare il clima”, come l’idrogeno e i carburanti sintetici, appunto. “Se davvero vogliamo agire a favore dell’ambiente, è essenziale che gli approcci tecnologici non vengano messi l’uno contro l’altro. Dobbiamo invece combinarli”, ha dichiarato Denner. In estrema sintesi, l’azienda chiede alle Istituzioni di mantenere un atteggiamento di neutralità tecnologica.
Il colosso tedesco ritiene che l’elettromobilità sia diventata rapidamente centrale nella tecnologia dei powetrain. Tanto che l’azienda vi sta investendo quasi 6 miliardi di euro. Nonostante questo, però, Bosch è convinta che i moderni motori diesel e benzina “non abbiano più un impatto rilevante sulla qualità dell’aria” ed è pronta a investire sulle tecnologie endotermica “per almeno altri 20 o 30 anni”. In ballo, secondo Denner, c’è anche la questione occupazionale: porsi l’obiettivo di bandire i motori termici per partito preso, infatti, potrebbe causare migliaia di licenziamenti e le istituzioni europee starebbero accuratamente evitando “di parlare delle conseguenze che si avranno sull’occupazione”.
Gli effetti di un pensionamento obbligatorio dei motori termici stanno mettendo in allarme pure i produttori di componentistica statunitensi: “Se passiamo troppo rapidamente a un parco circolante completamente elettrificato, potremmo perdere il 30% dei posti di lavoro dei fornitori americani”, ha detto in un’audizione al Senato Ann Wilson, vicepresidente senior per gli affari governativi della Mema (Motor & Equipment Manufacturers Association), associazione che rappresenta oltre mille aziende e oltre 4,8 milioni di lavoratori, indotto incluso. Da qui la richiesta all’amministrazione Biden di stabilire criteri che migliorino ulteriormente l’impatto ambientale dei motori termici ma che, al contempo, non li condannino troppo velocemente ai libri di storia.