Mentre a Trento va in scena il 69esimo Film Festival della Montagna con titolo “Il futuro: la vetta più importante da scalare”, nella stessa zona, la notte tra il 25 e il 26 aprile, l’orsa DJ3 detenuta in gabbia al Casteller è stata segretamente trasferita in un parco zoo in Germania.
L’orsa DJ3, ricordiamolo, era al Casteller da oltre dieci anni, ma non in gabbia; viveva nel recinto boschivo, di circa 7.000 metri quadrati, tutti a sua disposizione. Colpevole di aver predato qualche capo di bestiame durante i lavori di ampliamento delle piste sciistiche nella zona di Campiglio in val Rendena; in montagna, appunto. Lei è un’orsa schiva, timida e riservata; nella tragicità della sua prigionia in un recinto boschivo, almeno aveva trovato una certa quiete.
Poi, la cattura di M49 e di M57 ha spezzato questo equilibrio. Tre orsi in quel recinto non ci possono stare e quindi sono stati messi tutti e tre in gabbia; una gabbia di cemento ridottissima per ogni orso. Questa la storia tristemente nota del lager del Casteller.
La situazione ha ovviamente scatenato la protesta di chi crede in uno sviluppo sostenibile diverso in Trentino; molte proposte sono state avanzate, unitamente alle proteste di molti ambientalisti e animalisti. Ma ciò che lascia anche interdetti è il metodo di assoluta mancanza di trasparenza da parte della giunta provinciale di Trento, capitanata dal leghista Maurizio Fugatti. Pochi giorni prima del trasferimento in Germania di DJ3, una consigliera provinciale aveva chiesto se fossero in corso trasferimenti per gli orsi detenuti al Casteller; le era stato risposto che se ne stava parlando, ma che non c’era nulla di concreto.
La prima smentita a questa bugia istituzionale è arrivata da un generale del Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) in una diretta Facebook; nemmeno dalla provincia, incapace di dare comunicazione trasparente alle scelte messe in atto. Poi, dopo qualche giorno, il blitz, proprio nella notte dell’anniversario della liberazione d’Italia dal nazifascismo, con metodi da deportazione adottati proprio in quei tempi, cioè di nascosto da tutti: in fretta e furia, l’orsa DJ3 è stata tradotta in Germania, in un parco zoo.
Dal Casteller, dove prima dell’arrivo di M49 e M57 aveva trovato una sua dimensione, ad un parco zoo a pagamento, dove sarà esposta continuamente al pubblico pagante. Lei, schiva e riservata, perennemente sotto i riflettori, per soddisfare la crudeltà degli uomini. Sento molti “piuttosto che in gabbia al Casteller, meglio lì”! Ecco, questa è una lettura, a mio avviso, molto semplicistica e che scarica le coscienze. Certo che qualsiasi cosa è meglio che stare in gabbia al Casteller, ma sono dell’avviso che la situazione dovesse essere gestita in maniera molto diversa.
Molte le proposte fatte, in molti sit-in tenuti sotto la Provincia; tutte queste proposte sono basate sulla liberazione di M49 e M57, opportunamente radiocollarati e monitorati; ma sono state presentate anche proposte per il futuro, per il turismo. Per esempio, le rocambolesche fughe di M49 potrebbero essere definite da un percorso da seguire con le guide alpine, per viaggiare in splendidi luoghi del Trentino e attraversare malghe di montagna e gustare i prodotti locali; una piccola idea per creare sinergia tra orso e uomo, tra montagna da vivere con rispetto della biodiversità.
Ma qui, in Trentino, si preferisce la visione della montagna da carta patinata, da film festival; una gestione della fauna selvatica fallimentare sotto il profilo ambientale, ma anche sotto il ritorno economico del turismo indotto che si potrebbe generare guidando i percorsi di progettualità in maniera sostenibile. Uccidere, imprigionare, trasferire gli orsi in maniera oscura e segreta è il motto di chi governa ora il Trentino. Quale la prossima mossa per liberarsi di M49 e M57? Certamente altri parchi zoo, per eliminare il problema del Casteller; e per il futuro? Chissà, forse non vedremo davvero più orsi in quelle gabbie, perché hanno deciso che gli spareranno direttamente.
Intanto il Film Festival della Montagna parte, con le sue patinate immagini, con la sua distanza totale dal problema di una gestione della fauna selvatica che è vista solo utile per cacciatori, ma non certo gestita in maniera sensata. Di quale transizione ecologica stiamo parlando? Quella patinata dei film festival o quella che si dovrebbe davvero progettare, adottando però metodi diversi da quelli che finora ci hanno portato a queste situazioni?