“Lo Stato non si farà intimorire, si tratta di fango e di un tentativo di depistaggio“. Il presidente della Camera, Roberto Fico, attacca gli autori anonimi del sedicente documentario diffuso dal canale YouTube The Story of Regeni esprimendo “sdegno per il video apparso alcune ore fa” e invitando gli italiani a “essere uniti” e “vicini alla famiglia” del ricercatore sequestrato, torturato e ucciso al Cairo nel 2016.
L’esponente M5s, da sempre fautore della linea dura nei confronti del regime di Abdel Fatah al-Sisi, in un post su Facebook ha anche commentato il rinvio al 25 maggio dell’udienza preliminare, prevista per oggi, a carico di quattro membri della National Security egiziana accusati del sequestro, delle sevizie e dell’omicidio di Regeni. Una decisione legata al legittimo impedimento, causa Covid, di uno dei difensori: “È stata rinviata di un mese – scrive Fico – l’udienza decisiva per il rinvio a giudizio e, quindi, per l’inizio del processo nei confronti degli ufficiali egiziani imputati per il sequestro, la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni. Questo a causa dell’impedimento di uno dei legali degli ufficiali”.
Il presidente della Camera ha poi dichiarato che “dopo il rinvio dell’udienza ho voluto incontrare i genitori di Giulio e il loro avvocato per salutarli e per ribadire la mia vicinanza in questo momento delicato. E ho colto l’occasione per esprimere il mio sdegno per il video apparso alcune ore fa su YouTube, confezionato ad arte a ridosso dell’udienza, nel quale vengono insinuati dubbi sulla persona e sul lavoro del nostro ricercatore. Dobbiamo subire, ancora una volta, il fango e i tentativi di depistaggio. Sarebbe interessante sapere chi ha costruito e pensato quel filmato anche se non occorre un grande sforzo di intelletto, dato che tra i primi a lanciarlo è stato un dipendente del ministero dello Sviluppo Economico egiziano“.
La propaganda del regime di al-Sisi, quindi, volta a screditare la figura di Regeni per spingere false teorie riguardo a un suo legame con i servizi segreti britannici: “Si tratta – osserva Fico – di uno dei diversi strumenti con cui da parte egiziana in queste ore si è tentato ancora di provocarci e di influenzare lo svolgimento del procedimento penale. Per questo bisogna essere uniti, come comunità che da anni è vicina a questa famiglia, anche nelle prossime settimane, nell’auspicio che fra un mese il giudice dell’udienza preliminare sarà messo nelle condizioni di poter decidere. Lo Stato italiano non si farà intimorire e andrà avanti”.