Economia

Il cdm approva il decreto proroghe. Sulle concessioni balneari si valuta norma ponte. Ok finale al Recovery e al fondo extra da 30,6 miliardi

Irrisolto il nodo che era stato tra i temi di discussione con la Ue sabato scorso: l'Italia è sotto procedura di infrazione per le proroghe senza gara, contrarie alla normativa europea, e diversi Tar hanno bocciato il rinnovo fino al 2033. Arrivano l'estensione al 30 settembre dello smart working senza accordo sindacale e la proroga del periodo di validità dei documenti di riconoscimento e di identità. Un anno di tempo per fare la prova teorica per chi ha presentato domanda di patente dal primo gennaio 2021

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri. L’ok è arrivato nel pomeriggio, al termine di un ultimo incontro tra il governo e gli enti locali. Si tratta dell’ultimo passaggio formale prima dell’invio a Bruxelles, previsto entro il 30 aprile. In Cdm l’esecutivo Draghi ha dato il via libera anche al decreto legge che istituisce il fondo complementare per le infrastrutture da 30,6 miliardi e al decreto proroghe. Questo provvedimento non contiene però il ventilato intervento sulle concessioni balneari e sulle licenze degli ambulanti. Fonti di governo hanno fatto sapere che sulle spiagge si valuta una norma ponte che faccia riferimento a una riforma di sistema. L’argomento era stato tra quelli oggetto di interlocuzione con la Ue sabato scorso: l’Italia è sotto procedura di infrazione per le proroghe senza gara, contrarie alla direttiva Bolkestein, e diversi Tar hanno bocciato l’articolo del decreto Rilancio che le ha rinnovate fino al 2033. Eppure nel capitolo del Pnrr dedicato alla concorrenza non c’è traccia di una volontà di interventi in quell’ambito. L’ipotesi era quella di un intervento ponte, che almeno temporaneamente risolvesse anche il problema della licenze degli ambulanti che la sindaca di Roma Virginia Raggi, su indicazione dell’Antitrust, ha messo a gara.

Tornando al decreto proroghe, resta in sospeso l’ipotesi di un nuovo rinvio delle cartelle, che comincerebbero altrimenti ad essere recapitate ai contribuenti a partire dal 3 maggio. Non tutti in maggioranza sono d’accordo: parti del centrosinistra sono a favore di una ripresa, per quanto morbida, con un occhio di riguardo per chi ha patito di più l’effetto della pandemia. Via libera invece all’estensione al 30 settembre dello smart working senza accordo sindacale e per la pubblica amministrazione salta il vincolo che almeno il 50% del personale sia impiegato con questa modalità. Scende dal 30% al 15% la soglia minima in caso di mancata adozione dei Piani organizzativi per il lavoro agile.

Previsti anche la proroga dal 30 aprile al 30 settembre del periodo di validità dei documenti di riconoscimento e di identità e lo spostamento in avanti del termine entro cui sostenere la prova teorica per ottenere la patente di guida. Di norma andrebbe sostenuta entro 6 mesi dalla domanda: si prevede invece che per le domande presentate nel 2020 il quiz si possa sostenere per tutto il 2021, mentre per quelle presentate dal 1 gennaio e fino alla fine dello stato di emergenza si avrà un anno di tempo a partire dalla data di presentazione delle istanze. E varrà fino al 31 dicembre il golden power “nei settori di rilevanza strategica”.

Camere di commercio ed enti locali avranno più tempo per chiudere i bilanci: il termine per la deliberazione dei rendiconti di gestione per l’esercizio 2020 per gli enti locali slitta al 31 maggio 2021, stessa data entro cui andrà deliberato il bilancio di previsione per l’esercizio 2021. Fino ad allora è autorizzato l’esercizio provvisorio. Per il sistema camerale è differito al 30 giugno il termine per l’adozione dei bilanci d’esercizio 2020, che era fissato al 30 aprile.

All’ordine del giorno non c’era il nuovo decreto a sostegno di imprese e famiglie, atteso a questo punto la prossima settimana. Sui 40 miliardi di scostamento autorizzati dal Parlamento, alle aziende e partite Iva in difficoltà dovrebbero essere destinati circa 22 miliardi, con un doppio meccanismo di indennizzo: in base al fatturato, come previsto finora, o in base agli utili, novità che considererebbe anche i costi fissi sopportati dalle imprese. Il governo potrebbe prevedere entrambi, lasciando ai singoli beneficiari la scelta su quale utilizzare, nell’immediato o con tempi un po’ più lunghi.

Sullo sfondo restano i probabili ritardi a livello Ue sul Next generation Eu: ieri è arrivata la notizia di un nuovo rallentamento dell’iter che porterà all’esborso dei primi anticipi, perché la Corte costituzionale finlandese ha stabilito che il parlamento di Helsinki dovrà approvare a maggioranza qualificata, e non semplice, la decisione sulle risorse proprie Ue.