Al raduno ebraico di Lag ba-Omer c'erano almeno 100mila persone. L'anno scorso non si era svolto ed era il primo grande evento autorizzato dall’emergenza coronavirus. Da chiarire la dinamica: pare che abbia ceduto una gradinata, ma secondo alcuni testimoni la polizia avrebbe chiuso un’uscita. Aperta un'indagine sulle possibili negligenze delle forze dell'ordine. Il loro capo: "Mi assumo tutte le responsabilità"
Una calca densissima, la folla di pellegrini ultraortodossi che si avvicina alla tomba del saggio rabbino Shimon Bar Yohai del II secolo, che rivelò il segreti della kabbalah, cuore del misticismo ebraico. Poi, intorno all’una di notte, alcuni che scivolano causa sovraffollamento, forse per il cedimento di una tribuna, altri che li travolgono o fuggono. Il raduno ebraico di Lag ba-Omer (che ricorda la ribellione ebraica del 132 d.C contro le legioni romane), il primo grande evento autorizzato dall’emergenza coronavirus al quale quest’anno hanno partecipato più di centomila persone, è finito in tragedia. Sono almeno 45 le persone morte – tra le quali ci sono anche bambini -, e oltre 150 i feriti sul Monte Meron, in Galilea. Appartenevano tutti alla setta ultraortodossa e antisionista Toldos Aharon Hassidic, che vive nel centro di Gerusalemme.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di “un disastro terribile”, “uno dei più pesanti che abbiano colpito lo Stato di Israele“. “Gran parte di coloro che sono morti non è ancora stata identificata – ha aggiunto – , bisogna evitare di diffondere voci sui social perché questo lacera i cuori delle famiglie”, ha aggiunto annunciando per domenica un giorno di lutto nazionale. “C’è stata una rapida operazione di salvataggio da parte della polizia, delle forze di soccorso e di sicurezza e siamo grati perché hanno impedito un disastro molto più grande. Condurremo un’indagine seria e approfondita per garantire che un tale disastro non si ripresenti”.
Aperta un’indagine sulle possibili negligenze della polizia – Le cause sono ancora da chiarire, ma all’origine di potrebbe essere stato il crollo di una tribuna o gradinata molto affollata, anche se alcuni testimoni hanno accusato la polizia di aver bloccato l’uscita. È convinto di quest’ultima ipotesi il rabbino Velvel Brevda, testimone della calca, che ha accusato la polizia di aver bloccato con delle barriere le uscite, che negli anni passati erano abitualmente utilizzate. “Da dove saremmo dovuti uscire? Alle autorità che erano lì non poteva importare di meno”, ha dichiarato. Il religioso ha detto di ritenere responsabile il governo per le vittime, “uccise qui senza una ragione, solo per dimostrare che controllano questo posto, e che non lo controllano gli ebrei ortodossi“. Il Dipartimento per le indagini interne della polizia del ministero della Giustizia di Israele ha già aperto un’inchiesta su una possibile negligenza della polizia e il procuratore generale Avichai Mandelblit ha spiegato di aver inviato investigatori sul luogo della tragedia per raccogliere prove. “È stato deciso che vengono esaminate immediatamente le prove per verificare se ci sono sospetti di atti criminali commessi da parte della polizia nella tragedia di Meron“.
Il capo della polizia: “Mi assumo tutta la responsabilità” – Intanto il comandante del distretto settentrionale delle forze dell’ordine Shimon Lavi, che ha supervisionato le disposizioni di sicurezza per l’evento religioso, ha detto di assumersi la responsabilità del disastro. “Ho la responsabilità generale, nel bene e nel male, e sono pronto a sottopormi a qualsiasi indagine”, ha dichiarato ai giornalisti. C’è un continuo “sforzo per raccogliere prove per arrivare alla verità”, dice. Motti Buckchin, portavoce dei servizi di soccorso Zaka, l’equivalente della nostra protezione civile, ha parlato di “catastrofe nazionale”. “È un incidente insopportabile”, ha dichiarato al sito Ynet, aggiungendo che “44 persone che volevano provare gioia sono tornate in sacchi per cadaveri. Per 44 famiglie è crollato il mondo. Ora non possiamo tornare al lavoro come sempre”. Sul posto è in corso l’identificazione delle vittime e l’evacuazione dei fedeli, mentre i media riferiscono che è in atto la ricerca di dispersi. Almeno sei persone sono ricoverate in ospedale in gravi condizioni. Tra i ricoveri anche due bambini.
I documenti che avevano messo in guardia sul rischio calca – Tuttavia è emersa una serie di documenti in cui le autorità israeliane avevano più volte messo in guardia contro il rischio caos e calca al sito di Meron. Vari rapporti rivelano che, secondo le norme di sicurezza della polizia per le riunioni pubbliche, il sito non avrebbe dovuto contenere più di 15mila persone. Le autorità, invece, ieri sera hanno stimato un’affluenza di oltre 100mila persone, riferisce il Times of Israel. Il comandante Ilan Mor, capo del ramo operativo della polizia stradale nazionale, nel 2016 aveva stilato un documento che analizzava le tragedie passate causate dal sovraffollamento in occasione di eventi pubblici e concludeva che l’infrastruttura del sito sacro di Meron non può ospitare, in sicurezza, il numero di fedeli che ogni anno partecipano al Lag B’Omer. Nel rapporto, Mor chiede di limitare il numero di partecipanti e di nominare un unico organizzatore per gestire il sito, invece di consentire a ciascuna setta chassidica di gestire la propria area. Allo stesso modo, un rapporto del 2008 avvertiva di un “fallimento sistemico nel complesso di Rashbi (a Meron)” a causa di “molte autorità diverse tutte coinvolte nella sua gestione”.
Le condoglianze dagli Usa a Bruxelles – Cordoglio da tutto il mondo per la tragedia, che è stato espresso anche dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli che in un tweet ha scritto: “Lascia sgomenti la tragedia con decine di morti e centinaia di feriti tra i pellegrini del monte Meron, in una comunità che stava orgogliosamente rinascendo dopo il Covid. Le mie più sentite condoglianze al popolo e allo Stato di Israele“. Dagli Stati Uniti invece interviene Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Usa Joe Biden, che ha espresso la vicinanza degli Stati Uniti a Gerusalemme. “I nostri cuori sono rivolti al popolo di Israele dopo la terribile tragedia del Monte Meron. Porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie e agli amici che hanno perso i propri cari in questo disastro e auguriamo una piena e rapida guarigione ai feriti”, ha scritto Sullivan.
Il pellegrinaggio – Come ogni anno in occasione della festività ebraica di Lag ba-Omer (che ricorda la ribellione ebraica del 132 d.C contro le legioni romane) ieri oltre 100 mila ebrei osservanti si sono recati sul monte Meron per pregare sulla tomba Shimon Ber Yochai, un celebre rabbino del secondo secolo d.C. Secondo la tradizione questi è l’autore del testo mistico dello ‘Zohar‘ (lo splendore). Da anni questo evento è il più affollato in Israele, richiamando a volte fino a mezzo milione di persone. L’anno scorso, a causa del coronavirus, era stato annullato. Quest’anno, col miglioramento della situazione sanitaria, era stato autorizzato, ma con numerose limitazioni che però non hanno resistito alla pressione della folla immensa. Si tratta del maggior raduno religioso annuale in Israele, con pellegrini che danzano e cantano attorno a dei falò per tutta la notte. C’è anche una tradizione nella comunità ultraortodossa di portare i figli maschi che hanno compiuto tre anni, per il loro primo taglio di capelli sulla tomba del rabbino Shimon. Purtroppo non è la prima volta che si verifica una tragedia durante le celebrazioni di Lag B’Omer sul monte Meron. Il 15 maggio 1911 si ruppe una ringhiera dell’edificio dove si trova la tomba del rabbino Shimon, di cui si ricorda la morte in questa occasione. Anche allora vi erano decine di migliaia di pellegrini e un centinaio di loro precipitò da un’altezza di oltre sette metri. Vi furono 11 morti e 40 feriti, ricordano i media israeliani.