È decisamente una storia già sentita parecchie volte quella che caratterizza l’incipit di Outriders, il nuovo third person shooter di People Can Fly, una casa di sviluppo che ha già fatto sentire parecchie volte le sue bocche di fuoco con titoli come Painkiller, Gears of War e il sottovalutatissimo Bulletstorm: con la terra ormai spacciata, non ci fu altra soluzione che colonizzare nuovi pianeti, a tale scopo, furono mandate 2 arche in avanscoperta, ma solo una sopravvisse al viaggio.

Dopo un piccolo inizio che non si fatica a definire banale, Outriders cambia marcia accompagnandoci in una storyline ricca di colpi di scena che, nonostante non raggiunga sicuramente picchi di narrazione fantascientifica alla Philip K. Dick, regge bene il colpo e trova ottime scusanti per giustificare tutte le features fornite da quello che è un TPS fatto e finito mascherato da Service game. Non passerà dunque molto tempo prima che Outriders ci scaraventi con violenza al centro dell’azione e ci faccia ritrovare in una landa dal sapore post apocalittico, letteralmente circondati da nemici, con in mano un paio di armi ed il primo potere della classe, tra le quattro disponibili, che avremo selezionato.

Le prime parole che verrano subito in mente saranno “Gears of War”, ma in realtà siamo davanti a qualcosa di profondamente diverso, nonostante l’onnipresente copriti e spara. La prima differenza con il “collega” la si può notare subito nelle animazioni delle coperture, rese un po’ più veloci e grezze, questo perché, almeno fino all’end game, è sì la copertura una fase fondamentale di gameplay, ma lo sarà di più la schivata.

Ad Outriders non piace più di tanto vederci dietro dei sacchi di sabbia a valutare la situazione, preferisce tenerci in costante movimento e ce lo fa capire senza fronzoli lanciandoci ondate di nemici pronti a circondarci e facendoci piovere granate sulla testa senza alcuna remora. Dalla nostra, per controbattere, abbiamo tutto quello che caratterizza un looter-shooter: un equipaggiamento aggiornato in tempo reale mentre massacriamo ciò che il titolo ci sbatte contro, ed un set di poteri pronti a scatenarsi sulle orde. People Can Fly ha pensato infatti a un buon sistema per “costringerci” a usare i nostri poteri di classe al netto di un buon set di armi in costante aggiornamento, rendendoli l’unico modo effettivo per curarsi in combattimento.

Per fare un esempio usando il piromante, la classe scelta nella nostra avventura di prova, avremo a nostra disposizione un set di fiammate di vario genere che, oltre naturalmente a danneggiare i nemici, li marchierà. Uccidendo un nemico marchiato dalle nostre fiamme, anche se a farlo sarà un nostro compagno di squadra, verremo curati. Scordatevi pozioni e medikit insomma, su Outriders si vive sparando in tutti i sensi.

Fino a qui, più che trovarsi davanti a un Gears of War, sembra più di trovarsi davanti a un The Division, ma attenzione, come sempre dichiarato dai produttori, Outriders non è un service game, ma un TPS con i loot, 2 cose ben diverse. Non aspettatevi Dark Zone o pve/pvp dal contenuto infinito: Outriders comincia e finisce. Il sistema di livello del mondo funge più da selettore dinamico della difficoltà che da spartiacque per un universo aperto ed esplorabile dalla difficoltà crescente (come possiamo vedere nel famosissimo Genshin Impact) ed ha la semplice funzione di rendere i nemici più letali, ma che al contempo hanno la possibilità di premiarci con drop più “scintillanti”.

Attualmente, l’unica feature sbloccabile una volta finita la storia sono le spedizioni, ma se cercate un sistema di gameplay in cui “chiudercisi dentro stile MMO” meglio cercare da un’altra parte. Contrapposto a un buon sistema di shoot and loot, ci sono ancora delle pecche tecniche da risolvere. Molti -seppur brevi- caricamenti da una sezione all’altra, inutili dialoghi con i negozianti, problemi di server e sistemi di votazioni anche solo per superare una breve area in cui si sosterà solo una manciata di minuti, se non secondi, spezzano in senso negativo il ritmo frenetico che ci offre il titolo.

Ci sono molti mini filmati di transizione, praticamente ogni volta che eseguiamo uno spostamento, ma purtroppo è comprensibile: si tratta evidentemente di un sotterfugio per nascondere i classici caricamenti, ma la sensazione di pesantezza non si può ignorare. L’ovvia ripetitività a cui si va incontro non è certamente un mistero, ma bisogna ammettere che ci si poteva (e probabilmente si potrà) lavorarci sopra: la maggior parte delle richieste che verranno affidate a Maxwell, il nostro alter ego, saranno “vai lì e pulisci l’area, vai là e uccidi quella bestia”. Per fortuna la gestione delle bossfight viene incontro a questa brutta sensazione, aggiungendo un particolare sistema di gameplay da imparare a padroneggiare e che ci fornirà una piccola marcia in più.

Un TPS che azzarda e sperimenta insomma questo Outriders, cercando di staccarsi un po’ dal panorama degli altri titoli del genere, ma che da’ assolutamente l’impressione di non aver avuto quel coraggio di fare un passo in più per diventare il nuovo universo sul quale passare i mesi.
Certo, nessuno chiedeva un nuovo Destiny, per quello c’è appunto Destiny, ma è impossibile chiedersi se, dopo aver finito storia e spedizioni, se con quel passo in più People Can Fly sarebbe riuscita a catturare anche gli amanti dei già pluricitati Service Game, che comunque, un giro su Outriders non se lo negheranno di certo. Il notevole successo che sta riscuotendo il titolo ci fa pensare che, probabilmente, quel passo in più verrà probabilmente fatto e non sarà neanche da attendere così tanto.

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