Luca Nisco, rider 30enne di Winelivery, era stato licenziato per aver strappato un biglietto pro-Mussolini inviato da un cliente della piattaforma insieme a due bottiglie di vino. L’accusa, riportata dal Resto del Carlino, era di aver “violato la privacy” e di aver adottato un “comportamento scorretto“. L’azienda però ora ha deciso di fare retromarcia, disponendo il suo reintegro. Lo hanno fatto sapere i fondatori con una nota, in cui spiegano che la decisione di sospenderlo era derivata dalla violazione della privacy di un cliente, fotografando un messaggio privato. Tuttavia “Winelivery riconosce la responsabilità oggettiva sulla trascrizione, da parte dell’operatore locale, di un messaggio dal contenuto contrario ai suoi principi e valori. La nostra convinzione, come azienda e come cittadini, è di assoluta condanna ai comportamenti che inneggino in qualsiasi forma al fascismo. Con l’obiettivo di distendere i toni e definire la questione in maniera positiva per tutte le parti in causa, ci rendiamo nuovamente disponibili ad accettare le candidature da parte di Nisco, nella certezza che i suoi comportamenti lesivi della privacy del cliente e dell’immagine aziendale non si ripetano nel futuro“.
Luca lavora per conto della piattaforma specializzata nelle consegne a domicilio di vino da febbraio. Domenica 25 aprile viene incaricato di recapitare delle bottiglie a Bologna, corredate da un biglietto come da volontà del cliente. A trascriverlo è un collega di Luca e il testo è diverso dai soliti auguri: inneggiava al Duce. “Ho provato indignazione per quel messaggio – dice al Carlino – stupore che ancora oggi siano scritte certe cose”. Davanti alla destinataria Luca estrae il biglietto e lo strappa. Il giorno dopo la piattaforma annulla tutti i suoi turni per la segnalazione di un “comportamento scorretto”.
Interpellata da Qn l’azienda ha spiegato che per policy si riserva “il diritto di non consegnare un biglietto in caso in cui sia contrario al decoro, all’ordine pubblico, offensivo”. Quindi l’operatore che ha trascritto quel messaggio in primis “non ha seguito l’indicazione aziendale”, mettendo nero su bianco “un bigliettino contrario alla legge”. L’operatore è stato redarguito, senza conseguenze, mentre il rider avrebbe “attuato due comportamenti scorretti”: la “palese violazione della privacy”, ovvero aver aperto il sacchetto per leggere il biglietto. E poi un “comportamento non in linea con i valori aziendali”, cioè l’aver strappato il messaggio. Di qui il licenziamento, che ora è stato revocato. Winelivery ha inoltre manifestato al Comune di Bologna e all’assessore al lavoro Marco Lombardo che del tema dei rider si è spesso occupato “la nostra disponibilità ad aderire alla ‘Carta di Bologna’ che, per la maggior parte delle sue disposizioni, applichiamo già nella gestione dei nostri collaboratori”.