Siamo di fronte ad una vicenda che rischia di recare grave danno alle Istituzioni in cui i singoli operano o hanno operato" si legge in una nota dell'Associazione nazionale magistrati che confida che presto sia fatta chiarezza
Ieri era stato il Consiglio superiore della magistratura a chiedere, attraverso il vicepresidente David Ermini, che si faccia luce il più possibile sul caso dei verbali di Piero Amara. Oggi è l’Associazione nazionale magistrati a intervenire. “Una vicenda inquietante, di copie di verbali della Procura della Repubblica di Milano indebitamente divulgati e diffusi in modo anonimo alla stampa, turba in queste ore la pubblica opinione e scuote i magistrati con interrogativi che pretendono risposte rapide ed esaurienti. Quei verbali contengono, secondo quanto si apprende dai giornali, pesanti e inaudite accuse nei confronti di vari esponenti delle Istituzioni e, tra queste, anche del Csm. Siamo di fronte ad una vicenda che rischia di recare grave danno alle Istituzioni in cui i singoli operano o hanno operato” si legge in una nota dell’Anm che confida che presto sia fatta chiarezza.
La vicenda è talmente delicata che ieri ha provocato pure il commento di David Ermini. Il vicepresidente del Csm è intervenuto per dire che Palazzo dei Marescialli “non solo è del tutto estraneo a manovre opache e destabilizzanti, ma è semmai obiettivo di un’opera di delegittimazione e condizionamento tesa ad alimentare, in un momento particolarmente grave per il Paese, la sfiducia dei cittadini verso la magistratura“. Il numero due del Consiglio superiore chiede dunque “la più ferma e risoluta attività d’indagine da parte dell’autorità giudiziaria al fine di accertare chi tenga le fila di tutta questa operazione”. Insomma: per il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli sono in atto manovre che puntano a screditare il mondo delle toghe, già particolarmente indebolito dall’inchiesta su Palamara.
Due sono le inchieste in corso: una della procura di Roma e l’altra quella di Perugia. Al centro di tutto ci sono i verbali di interrogatorio che, tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020, sono stati resi da Piero Amara, ex avvocato esterno dell’Eni, al centro di una complicata rete composta da depistaggi, ricatti e tangenti, che è stato già condannato per corruzione in atti giudiziari. Sulla base di quei documenti oggi sono state aperte almeno due inchieste. I pm di Roma cercano di fare luce su chi, da mesi, invia i dossier anonimi con le dichiarazioni – tutte da verificare e in alcuni casi palesemente false o calunniose – di Amara alle redazioni dei giornali: tra l’ottobre del 2020 e i primi mesi del 2021 sono stati recapitati al Fatto Quotidiano, al Domani, a Repubblica. Un’altra è quella aperta dall’ufficio inquirente di Perugia ed è parecchio più delicata. Perché la procura guidata da Raffaele Cantone ha aperto un fascicolo in cui ipotizza il reato di associazione segreta. Un’indagine che è già iscritta a modello 21 ovvero con ipotesi di reato e indagati,