L'ad descritto come furente, il direttore di Rai3 in un vicolo cieco: "E' la pietra tombale sui vertici in scadenza". Com'è stato possibile l'avvitamento della dirigenza di viale Mazzini soprattutto sulla comunicazione con quella smentita subito incenerita dal video del rapper? "Cosa sarebbe successo se nessuno avesse messo bocca su quell'intervento? La notizia sarebbe finita in un colonnino"
“Il caso Fedez è la pietra tombale sulla governance in scadenza. Game over“, commenta un noto dirigente che di polemiche travolgenti a Viale Mazzini ne ha vissute parecchie. Il 1 maggio romano lontano da fave e pecorino ha lasciato strascichi importanti. I telefoni roventi, reazioni social, lanci di agenzia. Una caduta libera a cui nessuno riesce a porre un freno. Il clima infuocato fa da contorno al gioco iniziato da ore: lo scarico delle responsabilità. In attesa di capire chi rimarrà con il cerino in mano.
Chi ha parlato con l’amministratore delegato Fabrizio Salini lo descrive furente, soprattutto per l’associazione della parola censura all’azienda che dirige. “Non sapeva, non avrebbe censurato nessuno”, spiegano persone a lui vicine. Azienda che dirigerà per pochi mesi, le speranze per il bis erano già finite da tempo. Ora però resta la credibilità, resta l’uscita dalla Rai dopo l’ennesima polemica, una di quelle che lasciano il segno. Con una nota prova a cambiare tiro ma il game over è ufficiale. Al settimo piano è chiaro a tutti quando si leggono i commenti del ministro Di Maio e dell’ex premier Giuseppe Conte. Si schierano con il rapper, attaccano di fatto la Rai e i dirigenti nominati in quota 5 Stelle. Lo stesso Conte che aveva difeso Salini dal salotto di Otto e mezzo, così come Franco Di Mare a Rai3, voluto dai pentastellati, sostenuto anche da Di Maio, Spadafora e Casalino.
Il presidente Marcello Foa per tranquillizzare il mondo leghista se ne è lavato le mani dopo pochi minuti, tranquillizzando Salvini e gli esponenti del Carroccio che avevano spinto per la sua nomina. Non era conoscenza del testo, fa sapere. E così il primo cerino è nelle mani di Franco Di Mare che di certo non può scaricare le responsabilità solo sulla sua vice, non può dire di non sapere perché questo dimostrerebbe la mancata supervisione. E lasciare il cerino solo in mano all’organizzazione del concertone sarebbe troppo facile ma l’ennesimo autogol: perché l’esterno Massimo Cinque, l’autore che si sente nella telefonata con Fedez, usa quei toni? Perché la situazione così delicata non viene gestita da rappresentanti della rete che intervengono solo in un secondo momento?
La censura, di fatto, non c’è stata. Fedez ha potuto dire quello che voleva, per questo dalle parti della terza rete la rabbia prende il sopravvento: la gestione della comunicazione ha fatto acqua da tutte le parti. Non si può affermare in una nota qualcosa che viene smentito a stretto giro con la pubblicazione della telefonata da parte dell’artista. Si può discutere sull’opportunità della registrazione e pubblicazione, sul tagliuzzamento della chiacchierata (anche se Fedez si è reso disponibile a fornire la versione integrale) ma il problema resta. Quelle frasi restano, il contesto avrebbe fornito un quadro forse più soft ma comunque inadatto.
Dal Pd chiedono dimissioni, Letta si schiera contro la Rai. Al Nazareno nessuno si sorprende, quasi si festeggia. I dem da mesi avrebbero voluto cambi al vertice, lo stesso Zingaretti aveva mostrato segni di forte fastidio. Il pretesto è servito, non per favorire l’uscita della governance, già scontata, ma per provare a cambiare gli equilibri del dopo, la partita delle nomine è già iniziata.
Di Mare può salutare definitivamente la terza rete, le manovre per proseguire saranno ora inutili. L’attacco sui social della fidanzata del direttore, Giulia Berdini, è l’ennesimo punto a sfavore, l’ennesima invasione di cambio che lascia pochi margini. Ilaria Capitani, vicedirettore di cui si parla da due giorni, rischia il posto. Ex veltroniana, passato al Tg2, in quota Pd. Responsabile di una gestione fantozziana perché per evitare un soffio di vento (la Lega è ora al governo) ha scatenato l’uragano. Non pensare di poter finire in uno scandalo e di essere registrata, da un cantante che vive la sua vita in diretta social, è considerata una mossa inspiegabile per chi dovrebbe conoscere le trappole del mestiere. “Ha visto il film Sliding Doors? Cosa sarebbe successo se? Se avessero dato l’ok senza battere ciglio il monologo di Fedez sarebbe finito in trending topic su twitter e nelle colonnine destre dei siti, qualche polemica in Vigilanza e un tweet di Salvini“, continua un altro dirigente Rai che chiede di restare anonimo. Ecco, sarebbe successo poco o nulla. Anzi la scelta avrebbe rafforzato lo stesso Di Mare difeso da pentastellati e democratici.
Resta quel che resta. Salvini fatica sui social e cambia strategia: “Fedez e Rai 3, polemica tutta interna alla sinistra. Artista di sinistra, ‘censori’ di sinistra. Viva la musica e la libertà. Aspettiamo che qualcuno paghi e si dimetta. P.s. L’interlocutrice Rai registrata da Fedez era portavoce di Veltroni, sindaco Pd di Roma”, ha twittato qualche ora fa. Tradotto: la partita si gioca nel campo avversario, io guardo lo spettacolo da qui. Il cerino però resta in mano. E qualcuno deve pagare: Capitani o Di Mare?