Dall'ultima in ordine di tempo, detta dal consigliere comunale di Reggio Emilia durante una seduta in diretta streaming, alle frasi scritte nero su bianco nel 2015 dai due consiglieri di Milano che oggi fanno uno l'assessore e l'altro il consigliere regionale. Ecco quando sono state pronunciate le parole contro la comunità Lgbt che il cantante ha ricordato nel suo discorso e chi fine hanno fatto i loro autori
Sei frasi, sette nomi: sul palco del Concertone del primo maggio Fedez ha riportato le parole pronunciate dagli esponenti della Lega contro la comunità Lgbt, senza nascondere chi ne fossero gli autori. Frasi omofobe, solo in un caso ufficialmente smentite, a cui non hanno fatto seguito prese di posizione dure o provvedimenti del partito. Oggi Matteo Salvini, ospite a Domenica Live su Canale5, dice che quelle frasi “sono disgustose. Chi augura la morte va curato e punito“. Quattro persone delle cinque citate dal cantante che all’epoca dei fatti ricoprivano una carica pubblica, però, ancora oggi ricoprono una carica e fanno parte del Carroccio. Anzi, in alcuni casi hanno anche fatto carriera.
Ecco quando sono state dette quelle frasi e che fine hanno fatto i politici citati sabato da Fedez nel suo discorso:
“Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno”. Questa è la frase riportata dal presidente genovese dell’associazione Agedo (Associazione genitori di omosessuali) Giovanni Vianello: ha raccontato di averla sentita pronunciare da Giovanni De Paoli nel febbraio 2016 a margine di un’audizione nella commissione salute e sicurezza sociale della Liguria. L’allora consigliere regionale della Lega ha sempre smentito, sostenendo di aver aggiunto un “non” tra le sue parole. Intanto, dopo gli esposti presentati da Agedo e dal Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione, De Paoli è a processo per diffamazione aggravata a causa della sua frase: primo caso in Italia di estensione delle legge Mancino, che prevede l’aggravante per le dichiarazioni razziste, anche a quelle omofobe.
“I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali”. Sono le parole pronunciate dal consigliere leghista Alessandro Rinaldi durante la seduta del Consiglio comunale di Reggio Emilia in diretta streaming di inizio aprile. Nel video si vede Rinaldi discutere di una mozione presentata da due consiglieri per agevolare il turismo Lgbt. Durante la sua dichiarazione di voto, il consigliere leghista dice: “Lo trovo discriminatorio nei confronti degli etero. Non capisco perché perseverate in queste cose. Proclamate l’uguaglianza, volete essere considerati uguali e vi ponete in una condizione di differenza”. Poi Rinaldi aggiunge: “Volete l’uguaglianza? Iniziate a comportarvi come tutte le persone normali“. Dopo le polemiche, il 9 aprile lo stesso consigliere leghista non ha ritrattato ma anzi su Facebook ha aggiunto: “Sinceramente sono stufo delle iniziative da baraccone della lobby LGBTQ, che non tutela diritti ma si occupa solo di rimarcare in modo ormai ossessivo e grottesco una differenza dell’orientamento sessuale”.
“Gay vittime di aberrazioni della natura”. È la frase scritta in una nota da Luca Lepore e Massimiliano Bastoni, allora consiglieri comunali della Lega a Milano, in occasione della Milano Pride 2015, tenutasi tra il 22 e il 28 giugno di quell’anno. I due leghisti definirono l’evento un “deprimente palcoscenico di qualche migliaio di frustrati, vittime di aberrazioni della natura”. Oggi sono ancora iscritti alla Lega e ricoprono cariche pubbliche: Luca Lepore è assessore per la Lega nel Municipio 2 di Milano, Massimiliano Bastoni è consigliere regionale della Lombardia per il Carroccio. Giovedì scorso, ha riportato Repubblica, Bastoni ha partecipato al presidio convocato da CasaPound, Forza Nuova e LealtàAzione in occasione dell’anniversario della morte di Sergio Ramelli, giovane del Fronte della Gioventù.
“I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie”. Parole di Alberto Zelger, ancora oggi consigliere comunale della Lega Nord a Verona. Le disse a la Zanzara, su Radio 24, il 6 ottobre 2018, insieme ad altre frasi come “il sesso omosex fa male alla salute, fa venire malattie di tutti i tipi”, oppure “l’aborto non è un diritto, ma un abominevole delitto”. Poche ore prima il Consiglio comunale di Verona aveva approvato la mozione per inserire nell’assestamento di bilancio fondi per iniziative e associazioni contro l’aborto firmata proprio da Zelger. Molti anni prima, nel 2014, aveva proposto un ordine del giorno (anche questo approvato) in cui si prevedeva di delegare “al Coordinamento famiglia-Servizi Educativi l’onere della raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sul materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi”. In pratica, la possibilità di segnalare i docenti che in classe parlano di omosessualità a scuola.
“Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza”. È stato scritto nero su bianco nell’agosto 2020 in un post su Facebook da Stella Khorosheva, candidata leghista al consiglio comunale di Lavis in Trentino (non eletta). ”I gay hanno preso l’attenzione della gente”, ”L’obiettivo dei manipolatori è distruggere il cristianesimo”, ”il matrimonio tra gay porta alla estinzione della razza umana”, sono le frasi contenute nel post, che citava il fondamentalista omofobo Scott Lively. Khorosheva fu difesa dalla candidata sindaca della Lega a Lavis, Monica Ceccato (oggi consigliera comunale), sostenendo che l’intento di quel post era condannare il pensiero di Lively. Il quotidiano online ilDolomiti.it ricostruì però altre prese di posizione della stessa Khorosheva, che per esempio commentando la nascita del figlio di Nichi Vendola nel 2016 scriveva: “La morale, l’unica legge del mondo è violata“, e poi ancora “un finocchio è un finocchio“, aggiungendo anche nei commenti che “è arrivato satana con i sodomiti”.
“Fanno iniezioni ai bambini per farli diventare gay”. Questa è l’accusa che Elisa Serafini, attivista genovese ed ex assessore alla Cultura, si sentì muovere durante la campagna per le Comunali di Genova del giugno 2017 dall’allora candidata della Lega, Giuliana Livigni, anche sostenitrice di ‘Generazione famiglia’. Il pm Michele Stagno aprì un’indagine per diffamazione, ricostruendo che Livigni aveva diffuso online e ripetuto verbalmente davanti a diversi testimoni la tesi secondo cui “su Youtube gira un video in cui si vede la Serafini iniettare a dei bambini un siero per farli diventare gay”. Ovviamente una bufala, tanto che la stessa candidata leghista per evitare il processo ha poi scritto una lettera di scuse e pagato un indennizzo a Serafini, che ha deciso di devolvere la somma ad Arcigay.