Si chiama "D.A.D.-Dimenticati a distanza" il progetto della compagnia Puteca Celidonia che - con la sospensione del laboratorio che ha sede in un bene confiscato alla camorra - mette a confronto i giovani allievi dai 5 ai 13 anni con personaggi della cultura e dello spettacolo: da Teresa Ciabatti a Giobbe Covatta, da Sonia Bergamasco a Lino Guanciale. La prossima puntata il 2 maggio con Marco D'Amore
“Ma quale Dad, io mi sento dimenticata a distanza”: da quest’affermazione ironica quanto realistica, sussurrata da Sonia, piccola attrice in erba, durante una videochiamata in pieno lockdown con i suoi insegnanti di teatro, è nata l’idea del progetto “D.A.D. – Dimenticati a distanza”. “Cercavamo un modo che, nonostante le restrizioni dettate dalla pandemia, ci permettesse di mantenere un contatto tra i nostri allievi e l’arte. La battuta di Sonia ci ha fatto soffermare sul disagio vissuto in questo periodo dai dimenticati, soprattutto dai bambini del rione Sanità, costretti a seguire le lezioni in Dad da case con spazi ristretti per famiglie numerose, con la connessione internet traballante” racconta Umberto Salvato, fondatore della compagnia Puteca Celidonia, subito dopo il diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Napoli, con Clara Bocchino, Emanuele D’Errico, Dario Rea, Maria Luisa Bosso e Teresa Raiano, nella periferia napoletana. Così gli allievi della scuola, bambini tra i 5 e i 13 anni, intervistano online un attore o scrittore, rappresentante dei dimenticati del mondo dello spettacolo, che a sua volta scrive una lettera a un terzo dimenticato. Il prossimo appuntamento è il 2 maggio, con Marco D’Amore.
Un format originale che permette di far interloquire due solitudini attuali, sopperendo alla sospensione del laboratorio teatrale gratuito, nato in un bene confiscato alla camorra. “Pur consapevoli degli agenti esterni prepotenti, piantiamo un piccolo seme sperando diventi un albero rigoglioso. Con la nostra attività, immersa nel territorio, cerchiamo di attivare un piccolo cambiamento nei bambini e nelle famiglie di un quartiere a rischio” afferma Salvato. Così nell’attesa di tornare a recitare dai bassi del rione Sanità, Puteca Celidonia – il cui nome omaggia la tradizione delle botteghe teatrali con una metafora di speranza racchiusa nella pianta erbacea considerata portafortuna – dona un’esperienza formativa speciale ai suoi allievi.
Un bambino su un divano marrone da una parte dello schermo, un artista entusiasta dall’altra, una serie di domande, un concentrato di emozioni: sono gli elementi del set casalingo da cui, sino a fine giugno, vengono registrate le interviste di D.A.D. – Dimenticati a distanza, pubblicate sui social della compagnia teatrale. “Individuiamo artisti che trasmettono un messaggio pedagogico, offrendo spunti di riflessione. Di volta in volta assegniamo una ricerca sulla loro vita e carriera, in modo tale che i bambini possano sviluppare domande spontanee, da noi supervisionate” aggiunge Umberto. Ogni domenica, il dialogo tra arte, politica, sogni e paure, si conclude con la lettera dell’artista a un terzo dimenticato, tra cui, per esempio, gli operai della Whirlpool di Napoli, ricordati da Sonia Bergamasco, o la spensieratezza perduta dell’infanzia, ricordata da Lino Guanciale.
“Non finirò mai di ringraziarvi per questa splendida occasione. Le istituzioni si sono dimenticate dei nostri figli, ma voi non li avete abbandonati nemmeno un attimo” è uno dei tanti messaggi arrivati da genitori che, insieme alla gioia dei bambini e all’umanità degli artisti, confermano ai ragazzi di Puteca Celidonia di esser riusciti ad offrire un’occasione spesso negata a minoranze senza voce. “Anche noi, in quanto lavoratori dello spettacolo, ci sentiamo dimenticati – sottolinea Salvato – ma allo stesso tempo fortunati perché possiamo progettare il futuro con i nostri bambini”. Tra gli aneddoti resta quello della piccola Francesca che, dopo aver parlato di accettazione con la scrittrice Teresa Ciabatti, ha concluso così la sua chiacchierata online: “Forse è stata l’intervista, ma oggi con gli occhiali mi vedo più bella”. E meno dimenticata, sicuramente.