Risorse limate rispetto alla bozza del governo Conte. Previste quasi 6mila nuove assunzioni negli uffici giudiziari più 16.500 laureati per l’Ufficio del processo. Si punta anche sull'informatizzazione dei sistemi per rendere più veloce il rapporto con i cittadini
Semplificazione di 200 procedure critiche entro il 2023 per arrivare alla revisione di 600 prassi amministrative entro la fine del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un portale unico di reclutamento e una task force con un migliaio di professionisti per monitorare i risultati. Con un occhio particolare per lo svecchiamento del sistema giudiziario. Incluso quello amministrativo, grazie all’inserimento, con contratti a termine, di circa 1600 giovani laureati, 750 tecnici specializzati e 3mila diplomati che costituiranno il nuovo staff a supporto degli uffici giudiziari. E’ così che il governo di Mario Draghi pensa di poter trasformare la Pubblica amministrazione attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Ma per realizzare questo ambizioso obiettivo il governo ha ridotto l’assegno inizialmente programmato dall’ex premier Giuseppe Conte. Allo svecchiamento della macchina amministrativa sono infatti destinati 9,75 miliardi, contro gli 11,45 miliardi preventivati da Conte. Segno che Draghi punta a recuperare sacche di inefficienza all’interno della Pubblica amministrazione. Servizi e cittadinanza digitale restano il perno della missione di rinnovamento anche se con risorse più contenute (2 miliardi contro i 5,57 miliardi stimati nella bozza di Conte). Fra le misure più importanti l’incremento della diffusione del sistema di pagamento fra l’amministrazione e i cittadini, PagoPa, e l’introduzione di una piattaforma unica di notifiche digitali, con un meccanismo più sicuro e meno costoso.
Ma l’aspetto più rilevante del progetto di Draghi è l’armonizzazione di tutte le pratiche delle pubbliche amministrazioni con standard comuni per evitare che ogni ente abbia procedure proprie. Magari con siti che funzionano in maniera diversa l’uno dall’altro. L’intervento andrà di pari passo con la migrazione sul cloud e l’interoperabilità della pubblica amministrazione. Quest’ultimo punto è particolarmente rilevante per il cittadino perché a regime finalmente non sarà più necessario inserire sempre gli stessi dati su siti diversi della pubblica amministrazione o avere password differenti per ogni portale. Ma l’utente verrà riconosciuto sempre dall’amministrazione, indipendentemente dal fatto che si tratti di un comune, una provincia o una regione o enti come Inps o Agenzia delle entrate. Nel Pnrr targato Conte era poi anche previsto un piano di assunzioni straordinarie, non dimensionalmente quantificato, entro maggio 2021, oltre alla realizzazione di un portale unico di reclutamento per la nascita di un “fascicolo del candidato online”. Tema, quest’ultimo accolto ed ampliato da Draghi che vuole creare un portale non solo per i concorsi, ma un vero e proprio database dei lavoratori della Pubblica amministrazione.
Pur prendendo atto dell’esigenza di un ricambio generazionale nella macchina dello Stato, a differenza di Conte, Draghi ha deciso di puntare sull’informatizzazione come strada maestra per svecchiare il sistema. Nel Pnrr si prevede infatti di velocizzare la procedure di acquisto Ict per la pubblica amministrazione bypassando il codice appalti. “Per semplificare e velocizzare questo processo saranno effettuate tre azioni. Primo, sarà creata una “white list” di fornitori certificati. Secondo, sarà creato un percorso di “fast track” per gli acquisiti Ict, adottando un approccio semplificato per gli acquisti in ambito Pnrr. In ultimo, queste azioni normative saranno accompagnate dalla creazione di un servizio che includa la lista dei fornitori certificati e consenta una selezione/comparazione veloce e intuitiva” si legge nel documento. Ci saranno poi interventi mirati alla trasformazione delle amministrazioni centrali, con la nascita di una società ad hoc la Software development & operations management, e della pubblica amministrazione locale per sostenere la migrazione dei dati sul cloud con disincentivi per gli enti che non si tengono al passo con i tempi. Il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao, ha già nominato i primi esperti che comporranno il Comitato consultivo per la PA Digitale: manager di aziende pubbliche e private, da Enel a Intesa, l’assessore alla trasformazione digitale e servizi civici Comune di Milano Roberta Cocco e Roberto Lancellotti, consigliere di amministrazione Inps.
Tutto il processo di trasformazione della Pubblica amministrazione sarà infine monitorato da una task force temporanea (3 anni) di circa mille professionisti che agiranno a supporto delle amministrazioni. Dovranno “fare uno screening e produrre un catalogo completo delle procedure amministrative” a cui dare priorità, e “re-ingegnerizzare e semplificare le procedure, rivedendole in ottica digitale, estendendo i meccanismi di silenzio-assenso ove possibile, adottando gli strumenti Notifica Certificata (SCIA) e un approccio di semplificazione della comunicazione”. In questo modo “circa 200 procedure critiche saranno semplificate/ridefinite entro il 2023, e 600 entro la fine del Pnrr. In questo contesto, particolare attenzione sarà dedicata alle procedure per l’edilizia e le attività produttive e all’operatività degli sportelli unici (Suap, Sue), ridisegnando i relativi processi e assicurando l’interoperabilità delle informazioni tra amministrazioni” spiega il documento. Unica nota dolente è che il piano di Draghi prevede l’implementazione dei meccanismi di silenzio assenso che non sono certo un incentivo al buon funzionamento della pubblica amministrazione. E che non erano indicati nel piano di Conte.
Infine, nell’ambito della trasformazione della pubblica amministrazione, ampio spazio trova nel Pnrr la riforma della giustizia, sempre in chiave digitale. Con un rafforzamento dell’organico: sono infarti previste le assunzioni con contratto triennale di circa 1.600 giovani laureati, 750 tecnici specializzati e 3mila diplomati che andranno a costituire lo staff amministrativo e tecnico a supporto degli uffici giudiziari. I profili richiesti? Ingegneri, tecnici IT, addetti all’inserimento dati che dovranno seguire da vicino lo svecchiamento del ministero della Giustizia. Inoltre sono previste, sempre con contratti a tempo determinato, le assunzioni di 16.500 laureati in legge, economia e commercio e scienze politiche che formeranno lo staff dell’Ufficio del processo, oltre alla creazione di 1500 posizioni di coordinatori esperti tra il personale già in forza presso il ministero della Giustizia con il compito di gestire e organizzare le nuove risorse assunte. Capitolo a parte merita la giustizia amministrativa con l’assunzione di 250 funzionari e 90 assistenti informatici con contratti a tempo determinato della durata di 30 mesi.