Televisione

Caso Fedez, il consigliere Rai Laganà a FqMagazine: “Professionalità discutibile e scaricabarile. Ma sulla Rai i partiti dovrebbero accusare se stessi”

Consigliere del Cda Rai, in scadenza, eletto dai dipendenti. Spirito battagliero, molto attivo da circa tre anni su temi che ritornano, spesso irrisolti, dalle parti di Viale Mazzini. Il danno d'immagine per l'associazione del servizio pubblico alla parola censura ha certamente un peso: "Di censure tentate e riuscite la RAI ne ha viste parecchie per opera di vecchi Direttori Generali e Direttori di Rete. C'era il meccanismo della censura ed era sempre armato"

di Giuseppe Candela

L’ormai noto caso Fedez, esploso al concertone del 1°Maggio, continua a tenere banco. Occupa le paginate dei quotidiani, spopola su siti e social network, diventa tema di dibattito nelle tv concorrenti, supera addirittura i confini nazionali riportando la Rai al centro della scena, ancora una volta non per merito ma per l’ennesima polemica: “Quello che rimarrà di questa brutta vicenda, che sta gettando fango sulle tante lavoratrici e lavoratori onesti del servizio pubblico RAI, è la discutibile professionalità mostrata nella circostanza dalle persone coinvolte nella vicenda, impegnati in un banale ma dannoso giochino di scarico delle responsabilità che ha amplificato gli effetti collaterali”, spiega Riccardo Laganà contattato al FattoQuotidiano.it.

Consigliere del Cda Rai, in scadenza, eletto dai dipendenti. Spirito battagliero, molto attivo da circa tre anni su temi che ritornano, spesso irrisolti, dalle parti di Viale Mazzini. Il danno d’immagine per l’associazione del servizio pubblico alla parola censura ha certamente un peso: “Di censure tentate e riuscite la RAI ne ha viste parecchie per opera di vecchi Direttori Generali e Direttori di Rete. C’era il meccanismo della censura ed era sempre armato. Verosimilmente, nel primo maggio 2021 non c’è stato tentativo di censura per ordine diretto del potente politico o direttore di rete/vicedirettore: solo uno scomposto e, questo davvero si, inopportuno tentativo di intervenire per evitare risentimenti di qualche influente esponente di partito che peraltro non aveva fatto mancare di rendere pubblica la propria contrarietà a mezzo di agenzie stampa”, continua il suo ragionamento Laganà.

Escalation che negli anni ha riguardato anche i nomi coinvolti: “Prima si censuravano i Biagi, Santoro, Luttazzi, Massimo Fini, i Guzzanti…ora? Ecco spiegato il basso livello raggiunto in quei surreali minuti di una telefonata diffusa in social visione contenente quella fantasiosa e balbettante interpretazione del concetto di servizio pubblico che dovrebbe cedere il posto ad un sistema cui converrebbe adeguarsi”.

E così la politica nelle scorse ore ha messo il cappello sulle polemiche, invocando dimissioni, riportando la speranza di una Rai libera dalla stessa politica. Una visione dal sapore paradossale: “Sono schizofrenici i partiti che ora accusano i vertici aziendali. Dovrebbero imputare a se stessi la colpa di questa preoccupante deriva, conseguenza unica delle continue, opprimenti e scellerate interferenze. Ferma restando l’urgenza di avviare una seria riforma della Governance Rai, come il sottoscritto chiede da anni insieme ad autorevoli associazioni, i partiti dimostrino da subito un minimo di coerenza rispetto alle proteste tardive di queste ore che salvano la forma ma non la sostanza: dimostrino di non volere più il ‘sistema’ in cui hanno sguazzato e sguazzano evitando la solita indecorosa rincorsa alla poltrona comoda nel prossimo Cda, AD, Presidente o nelle prossime direzioni di rete e testata”, conclude Laganà ai nostri microfoni.

“Ci sono cose che ci sentiamo di poter e dover dire a proposito di quanto è accaduto ieri sera al Concerto del 1°Maggio e di tutto quanto ne è seguito. Innanzitutto l’unico sistema ‘sistema al quale ci si deve adeguare’ in Rai e, aggiungeremmo, in questo paese, è la Costituzione della Repubblica italiana. E non ci riferiamo solo all’articolo 21, ma a tutti suoi articoli, al suo spirito, alla volontà dei padri costituenti. Tutto quello che viene imposto, o anche solo proposto, come ‘sistema’ e non si adegui a quegli articoli è censura, imposizione, abuso. Ovunque avvenga, nel servizio pubblico e fuori. E, ci spiace, anche le raccomandazioni sull’opportunità o meno di determinati argomenti sono completamente fuori luogo”, aveva scritto il consigliere in una nota congiunta con la rappresentante del Pd Rita Borioni diffusa dall’agenzia Ansa.

“L’altro tema riguarda il rapporto, evidentemente ormai poco nitido, che lega il servizio pubblico ai suoi fornitori. La Rai non può e non deve mai osare delegare la sua responsabilità editoriali ad altri, che si tratti di autori, organizzatori, direttori artistici, agenti esterni. Rai non è e non può essere inteso come semplice distributore come semplice distributore di contenuti. Proprio per queste ragioni chiediamo ai vertici che venga fatta totale chiarezza su quanto accaduto ieri e nei giorni scorsi, quali gli interventi diretti di funzionari e dirigenti Rai sui testi e i temi proposti degli artisti sul palco. Quali gli eventuali interventi di altri soggetti. Quali termini contrattuali che legano la Rai alla produzione del Concerto del 1°Maggio. Il danno di immagine subito in poche ore dal servizio pubblico è intollerabile. Il susseguirsi di dichiarazioni perentorie, smentite, silenzi mette a nudo un problema di trasparenza e, probabilmente, di scarsa consapevolezza su quali siano i doveri del servizio pubblico”, avevano concluso i due consiglieri.

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