Il paradosso è duplice: da oggi l’India apre la vaccinazione per tutti gli adulti nel Paese, ma le dosi scarseggiano da giorni in molti Stati nonostante si tratti della nazione che più di ogni altra al mondo è in grado di produrre sieri anti-Covid. La pressione sugli ospedali indiani continua a essere insostenibile in molte strutture, mentre nelle ultime 24 ore sono stati registrati 368.147 casi e 3.417 morti. Ieri le autorità sanitarie indiane avevano annunciato 3.689 decessi, il numero più alto registrato in un solo giorno dall’inizio della pandemia, e poco meno di 400mila contagi. Negli ospedali scarseggiano ossigeno, attrezzature e personale sanitario e una volta che i malati vengono ricoverati, scrive Cnn, sopraggiungono nuove pesanti preoccupazioni. Intanto i familiari di 24 ammalati di Covid-19 morti la notte scorsa all’ospedale pubblico di Chamarajanagar, in Karnataka, dopo che l’ospedale aveva finito l’ossigeno, hanno iniziato un sit-in per chiedere provvedimenti contro le autorità. Il prefetto della città ha dichiarato ai giornalisti che deve ancora essere verificato se le morti sono state effettivamente causate dalla mancanza di ossigeno, mentre il governatore ha indetto una riunione urgente del suo consiglio di gabinetto.

Il servizio della CnnL’emittente americana, in un reportage online, sottolinea infatti come anche all’interno delle strutture ospedaliere i pazienti siano spesso lasciati a se stessi, e muoiano senza essere assistiti. L’inchiesta prende in considerazione quanto avviene all’interno del Sardar Patel Covid Care Center, alla periferia di Delhi. Racconta il ricovero di Sadanand Patel, 30 anni, malato di Covid, che dorme su un letto di cartone come tutti gli altri ricoverati, in una struttura che sembra un magazzino open space. In tre giorni è riuscito a vedere il medico due volte, ha sentito le grida di pazienti che poco prima di morire imploravano di essere curati e al quinto giorno di ricovero “almeno cinque persone intorno a lui erano morte e un cadavere è rimasto per ore sul letto accanto al suo prima di essere rimosso”. Governo e autorità locali continuano a promettere rifornimenti di ossigeno e nuovo personale sanitario, ma gli annunci non trovano riscontro nella realtà. Anche altri malati riferiscono l’assenza di cure, che ricevono soltanto da amici e parenti in visita. Persone che entrano in strutture dove, peraltro, i malati sono tutti insieme e il rischio di contagiarsi è alto. Oltre a Sadanand, ci sono altri pazienti che a Cnn spiegano di volere essere dimessi dopo qualche giorno di ricovero perché non vengono assistiti e temono di morire. Parenti e famiglie fanno pressione fuori dagli ospedali affinché i medici facciano uscire i loro cari e i pazienti si suggeriscono fra loro di lasciare la struttura appena le condizioni migliorano.

Gli spogli elettorali – Intanto, in un contesto sanitario degradato e dove i numeri ufficiali della pandemia restano comunque sottostimati, è cominciato il conteggio dei voti delle elezioni tenutesi in quattro Stati (Assam, West Bengal, Tamil Nadu e Kerala). La scelta di consentire comizi elettorali a marzo e aprile è stata fortemente criticata per i rischi legati al coronavirus e i primi risultati indicano che il partito di Modi non è stato premiato alle urne.

Gli aiuti dall’Italia – La situazione preoccupa a livello internazionale, tanto che il Regno Unito, che la scorsa settimana aveva già promesso 200 ventilatori, 495 concentratori di ossigeno e tre generatori di ossigeno, ha deciso di mandare ulteriori aiuti: Londra ha promesso altri mille ventilatori e il servizio sanitario dell’Inghilterra, che ha combattuto una delle peggiori epidemie di coronavirus in Europa, sta creando un gruppo di consulenza per condividere le sue competenze con le autorità indiane. Oltre a questo, in tutto il Paese si moltiplicano le iniziative private di fundraising (nel Regno Unito 1,4 milioni di persone hanno origini indiane). E martedì il premier britannico, Boris Johnson, ha in programma un incontro in video con Modi per discutere di un’ulteriore cooperazione.

Anche dall’Italia intanto arriveranno degli aiuti: un team italiano composto dal personale del gruppo Maxiemergenza 118 della Regione Piemonte, da un medico della Regione Lombardia e da una rappresentante del Ministero della Salute è partito da Torino con aiuti e materiali per fornire supporto all’emergenza coronavirus nel Paese asiatico. Una missione coordinata dal dipartimento della protezione civile nell’ambito del Meccanismo europeo di protezione civile.

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