Nel suo curriculum aveva scritto di avere la “licenzia media”, anziché “licenza”. Quanto alla mancanza di esperienza nel campo del diritto, aveva assicurato che ci avrebbero pensato i suoi collaboratori a dargli una mano. Ma ora è proprio l’assenza di un titolo di studio adeguato a costare a Carlo Lio la poltrona di Difensore regionale della Lombardia, autorità indipendente incaricata di tutelare i diritti dei cittadini di fronte a irregolarità o ingiustizie della Regione o altre amministrazioni pubbliche. Il Consiglio di Stato ha infatti deciso che per un ruolo del genere la terza media non basta e che la nomina di Lio deve essere annullata: la scelta del difensore regionale dovrà dunque essere rifatta escludendo la sua candidatura.
Sindaco socialista di Cinisello Balsamo (Milano) negli anni Novanta e assessore regionale di Forza Italia con deleghe a opere pubbliche ed edilizia pubblica negli anni di Roberto Formigoni, Lio era stata nominato nel maggio del 2017 grazie al voto della maggioranza di centrodestra al Pirellone, tra i fischi e i “vergogna” urlati dalle opposizioni. Del caso del difensore regionale, che in Lombardia esercita anche le funzioni di garante dei contribuenti e di garante dei detenuti per un compenso di 5mila euro netti al mese, si era occupata anche l’inviata delle Iene Nadia Toffa. Di fronte alle sue domande, l’allora governatore della Lega Roberto Maroni si era trincerato dietro un “io non c’entro nulla, è stato eletto dal consiglio regionale non dalla giunta”. Mentre Raffaele Cattaneo, attuale assessore all’Ambiente e in quel periodo presidente del consiglio regionale, aveva difeso la scelta sostenendo che fossero sufficienti i “requisiti di natura esperienziale” al posto di quelli “di natura professionale e formativa”.
Ma ora quella scelta basata su dinamiche e interessi politici più che su criteri meritocratici si sgretola davanti alle argomentazioni del Consiglio di Stato, secondo cui è necessaria “un’adeguata preparazione culturale in aggiunta ai requisiti di esperienza specificamente previsti per il difensore regionale”. I giudici riformano così una sentenza del Tar che aveva respinto il ricorso di Giuseppe Fortunato, avvocato con tanto di master che si riteneva ben più titolato a ricoprire quel ruolo rispetto a chi è arrivato solo alla terza media. Il Consiglio di Stato da un lato riconosce che una legge regionale (la n. 18 del 2010) prevede che l’esperienza richiesta per diventare difensore regionale “nei campi del diritto, dell’economia e dell’organizzazione pubblica” possa essere sostituita dall’aver ricoperto per almeno dieci anni cariche pubbliche, come quelle di sindaco e assessore. Ma per un’altra legge regionale (la n. 25 del 2009), chi ambisce alle nomine di competenza del consiglio regionale deve possedere “un titolo di studio adeguato all’attività dell’organismo interessato”. Requisito che non è stato rispettato.
Di “vergogna che finalmente vede la scritta fine” parla il consigliere del M5S Luigi Piccirillo, che proprio oggi ha depositato una mozione urgente per impegnare il Pirellone a “recuperare le somme illegittimamente corrisposte” a Lio e a modificare la legge regionale in modo da rendere esplicito il requisito di una laurea idonea per poter svolgere l’incarico di difensore regionale. L’elezione di Lio potrebbe aver causato un danno erariale per la presidente della commissione regionale Antimafia Monica Forte, che aggiunge: “Sul tema delle nomine la Regione non può più premiare solo l’esperienza politica, bensì la competenza e l’esperienza professionale, perché non può essere criterio di premialità il solo fatto di aver ricoperto per oltre dieci anni cariche politiche in totale assenza di una competenza specifica”.
@gigi_gno