Lo aveva chiesto per prima, con un appello diretto al presidente degli Stati Uniti, la speaker della Camera Nancy Pelosi. Un appello che non aveva trovato la chiusura del Capo di Stato democratico che, però, aveva rimandato la decisione al momento in cui il Paese avrebbe avuto un numero di cittadini immunizzati sufficiente per pensare di allargare la platea. Oggi l’amministrazione Biden ha deciso che sosterrà l’iniziativa di Pfizer di iniziare ad esportare dosi di vaccino per il Covid prodotte negli Stati Uniti, in quello che può essere definito il primo allentamento della stretta americana sulla distribuzione di vaccini all’estero.
La notizia diffusa da Bloomberg arriva una settimana dopo l’annuncio dei governi di Messico e Canada riguardo alle prime scorte in arrivo dagli Usa: si tratta della prima volta che vaccini americani vengono consegnati a qualcuno che non è il governo statunitense. Una notizia che, però, potrebbe favorire un ulteriore sprint alle campagne vaccinali dei Paesi europei e di quelli in via di sviluppo, dove l’immunizzazione di massa stenta ancora a decollare, con l’obiettivo di vaccinare nel minor tempo possibile il maggior numero di abitanti della Terra ed evitare il diffondersi di nuove varianti che, oltre a rappresentare un pericolo per un’eventuale maggiore contagiosità e mortalità, rischiano anche di rendere inefficaci i vaccini attualmente a disposizione.
Negli Stati Uniti sono oltre 246 milioni le dosi inoculate fino a oggi (dati del 3 maggio), con il 32% della popolazione che è già completamente immunizzata e il 44% che ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino. Questo nonostante nel Paese siano state bloccate le somministrazioni del terzo farmaco Made In Usa, quello prodotto da Johnson & Johnson. La quota raggiunta, evidentemente, è ritenuta comunque sufficiente dalla Casa Bianca per poter aprire alle esportazioni dei propri vaccini fuori dagli States.