Nella bozza del decreto sostegni bis compare anche un incremento dal 2 al 3% dei crediti di imposta in caso di aggregazioni bancarie. Per un acquirente di Mps significherebbe poter contare su un miliardo di euro in più di benefici. In tutto la dote per la banca senese predisposta dal Tesoro vale oltre 7 miliardi di euro ma per ora nessuno si è fatto avanti
Corre il titolo di Mps che guadagna il 2,5% (in mattinata il rialzo ha superato il 5%) dopo la notizia che il Tesoro aggiungerà un miliardo di euro alla già cospicua dote da assegnare a chi si prenderà la travagliata banca senese. Il nuovo regalo arriva sotto forma di ritocco al credito di imposta per le aggregazione incluso nella bozza del decreto sostegni bis. Il credito era già previsto e, non a caso la norma era stata ribattezzata “salva Mps”, ma ora il beneficio sale dal 2 al 3% e viene prorogato fino al giugno 2022. La percentuale si applica all’attivo della società più piccola di un eventuale fusione. Nel caso di Mps si tratterebbe di un credito che sale da 2 a 3,2 miliardi di euro. Se si considerano tutte le agevolazioni e il “pacco dono” allegato a Mps che riceverebbe il potenziale acquirente velo oltre 7 miliardi di euro.
Oggi banca Mps è controllata dal ministero del Tesoro al 64%, un altro 4,6% è di Assicurazione Generale. La quota in capo al Mef è il lascito del salvataggio orchestrato dall’allora ministro Piercarlo Padoan nel 2017 . In base agli accordi con Bruxelles, lo Stato deve però uscire dalla banca entro aprile 2022. Da tempo il Tesoro ha intavolato trattative per la cessione con Unicredit, gruppo bancario alla cui presidenza siede ora lo stesso Padoan. Il precedente amministratore delelegato di Unicredit Jean Pierre Mustier si è sempre dimostrato freddo sul dossier. Anche questo sarebbe un dei motivi del suo addio dello scoro. Ora al suo posto c’è il pagatissimo Andrea Orcel.
Mettere le mani su Mps è gesto che solleva legittimi timori. Lo scorso anno la banca ha perso 1, 6 miliardi di euro che hanno portato ad oltre 23 miliardi il valore delle perdite accumulate nell’ultimo decennio. Tra il 2011 e il 2017 Mps ha realizzato una serie di aumenti di capitale che le hanno consentito di raccogliere sul mercato quasi 19 miliardi. Ma oggi in borsa vale 1,2 miliardi di euro. Buona parte dei soldi “bruciati” sono arrivati dal Tesoro che solo nel 2017 ha sottoscritto quote per 5,4 miliardi. La borsa scommette che il nuovo rilancio del tesoro sarà sufficiente a togliere i dubbi al nuovo vertice di Unicredit