Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso da tutti coloro che hanno a cuore il destino di Denise Pipitone e il buon funzionamento della giustizia italiana: la Procura di Marsala torna ad indagare sulla sparizione della piccola avvenuta il 1 settembre 2004 a Mazara del Vallo per far luce sui numerosi errori, omissioni e depistaggi messi in atto da chi avrebbe dovuto lavorare con impegno e serietà per il suo ritrovamento.
Dopo l’ennesimo buco nell’acqua e la triste vicenda della tv russa che voleva strumentalizzare il dolore e la tenacia di Piera Maggio, madre di Denise, che in 17 anni non si è mai arresa, le importantissime dichiarazioni della pm Maria Angioni nella trasmissione Rai “Ore 14” non potevano più essere ignorate e i numerosi appelli alla magistratura che ho lanciato anche da questo blog affinché si riaprissero le indagini hanno trovato riscontro partendo proprio dalla deposizione resa nelle scorse ore della stessa Angioni, ora magistrato a Sassari.
Mai come in questo caso il contributo di alcune trasmissioni televisive, della stampa e anche dei social è stato fondamentale per ottenere la riapertura di quello che parrebbe uno dei casi più eclatanti di malagiustizia italiana alla luce delle scoperte e delle rivelazioni che sono emerse in questi giorni. Qualche giorno fa Piera Maggio ha tenuto a precisare sul suo profilo Facebook che le notizie emerse sui rapporti tra Anna Corona – ex moglie di Piero Pulizzi, padre naturale di Denise nonché una delle maggiori sospettate – e la signora Stefania Letterato erano già state rese note nel 2013 sul suo blog cerchiamodenise.it che non ha mai spento i riflettori sulla vicenda.
All’epoca dei fatti, il consulente della Procura di Marsala, Gioacchino Genchi, esaminando il traffico telefonico, evidenziò che Anna Corona era solita comunicare assiduamente con una certa Stefania Letterato per una media di 3 chiamate al giorno e per un totale di 1.233 contatti in un anno, ma che subito dopo la sparizione della bambina questi contatti erano improvvisamente cessati o si limitavano a squilli telefonici. La signora Letterato che lavorava in un’agenzia di viaggi, durante l’interrogatorio in tribunale, si dimostrò reticente e particolarmente indisponente, non fornì alcuna risposta precisa alle domande di chiarimento sui suoi rapporti con la Corona e, come si evince dai filmati mandati in onda dalla trasmissione “Chi l’ha visto”, pare che i magistrati non avessero alcuna intenzione di incalzare la teste che tergiversava ed evitava le risposte.
Un particolare di non poca importanza riportato anche nel blog cerchiamodenise.it è che la signora Stefania Letterato all’epoca dei fatti sarebbe stata fidanzata con Antonio Sfamemi – oggi ne è la moglie – e dato che Sfameni era l’allora commissario capo di Mazara del Vallo viene lecito chiedersi se fosse la persona più indicata per interrogare la Letterato e condurre le indagini sul rapimento di Denise. Nel corso della trasmissione “Ore 14” la pm Maria Angioni aveva ipotizzato anche legami fra i sospettati del rapimento della bambina ed elementi della criminalità organizzata e ha raccontato di aver trasmesso alcuni atti dell’inchiesta alla Direzione Distrettuale Antimafia.
Questi sono solo alcuni degli aspetti che hanno determinato l’esigenza di andare a fondo della questione, perché ormai è sotto gli occhi di tutti che ci sono parecchie persone che conoscono la verità: non solo tra la popolazione di Mazara del Vallo ma anche negli ambienti della polizia giudiziaria – e ora dovranno dire quello che sanno ai giudici.
Piera Maggio scrive sul suo profilo Facebook e sul suo blog che l’allora consulente della Procura Genchi riferì che l’80% dell’insuccesso delle indagini e del mancato ritrovamento di Denise era ricollegabile alla vicinanza e ai numerosi contatti intrattenuti da Anna Corona con l’amica Stefania Letterato. Sempre Piera Maggio si chiede e ci chiede chi è stato a mentire, perché delle due, l’una: o il consulente Genchi dovrebbe essere indagato per calunnia, oppure Stefania Letterato e suo marito per favoreggiamento.
E’ una domanda che non può più cadere nel vuoto ed è per questo che, oltre alla Commissione d’inchiesta parlamentare promossa dalla deputata Alessia Morani, ora sarà la Procura di Marsala a fare finalmente luce su una questione che non può più essere rimandata.