Io sui social network mi sento a sempre a disagio. Forse è una cosa anagrafica, ma non riesco a capirli. Mi sento fuori luogo, come a quelle feste in cui andavo da ragazzino in cui tutti si divertivano e io mi dicevo “deve essere una bella festa se tutti si divertono, dovrei divertirmi anche io”, ma proprio non riuscivo. Nei social mi pare che le persone diano il peggio di sé: sfogano la violenza repressa contro sconosciuti, gonfiano il proprio ego come le rane che riempiono il petto per impressionare le altre.

C’è però qualche isola felice in cui trovare dei contenuti e non solo gattini e meme, una di queste isole è sicuramente Tlon, una pagina (su Instagram e Facebook) curata da due filosofi, Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che sono anche compagni nella vita. Sono diventati molto famosi durante il primo lockdown per aver organizzato una maratona filosofica (che si intitolava quasi come il libro “Prendiamola con filosofia”) trasmessa anche sul sito de La Repubblica.

Io stimo e seguo il lavoro dei due da diverso tempo, da quando si occupavano prevalentemente di autori come Gurdjieff e Jodorowsky, pensatori molto lontani dalla accademia. Poi negli ultimi anni hanno iniziato ad occuparsi di più di temi legati alla attualità, come il MeToo, le discriminazioni e il nuovo femminismo, e Gancitano è spesso invitata come ospite a Otto e mezzo su La7.

Da alcuni mesi il loro libro Prendila con filosofia (Harper Collins) è in classifica tra i libri più venduti. È una cosa insolita per il nostro paese avere in classifica un saggio di filosofia e questo ha creato un dibattito e anche diverse critiche. C’è chi l’ha contestato per “l’eccessiva accessibilità” dicendo che “non è filosofia, ma divulgazione pop”. In una scala di comprensibilità che va da 1 a Heidegger, il libro è scorrevole e piacevole da leggere. Ora chi ha letto Henri Bergson sa che c’è anche un modo molto comprensibile di scrivere di filosofia, non a caso il filosofo francese vinse il Nobel per la letteratura.

Quello che fanno Colamedici e Gancitano è però una cosa diversa, ovvero veicolano pensieri filosofici tramite la cultura pop. Nel libro, come nei loro video, è facile imbattersi in cose come Harry Potter, le serie tv di Netflix o i cartoni Disney. Come si legge il loro intento è “fornire strumenti pratici per usare la filosofia per vivere”. La chiamano “fioritura personale”, ovvero farsi delle domande su di sé e sul mondo. Citano proprio Bergson quando diceva che “la filosofia non è una costruzione di sistemi ma la risoluzione presa una volta per tutte di guardare ingenuamente in sé e intorno a sé”.

Secondo Gancitano e Colamedici la medicina per la fioritura personale è riuscire a uscire dalla logica di “premi e riconoscimenti” della società attuale. Nella “società della performance” ci sentiamo obbligati a dimostrare agli altri il nostro valore, il valore di quello che facciamo che viene riconosciuto dalla società con premi, promozioni, denaro o follower. Per essere felici bisogna “scollegarsi” da questo sistema omologato e trovare una propria via alla formazione personale, riuscire a dare un senso alla propria vita, che abbia senso per noi e non per chi ci guarda da fuori.

Insomma i due rielaborano la visione di Seneca e degli stoici in una chiave post-moderna. La cosa interessante è che professano il distacco dal “giogo del giudizio” proprio sui social network, che sono l’apice che la nostra società ha ideato per portare all’esasperazione il vizio di giudicare gli altri ed esporsi al loro giudizio. Quella di Tlon è una sorta di resistenza dall’interno. Mi sono trovato molto d’accordo con i passaggi che riguardano la “terapia della scrittura”, che riprende la “terapia della parola” di Marco Aurelio (un altro stoico!): scrivere aiuta a ragionare su quello che si vive, scrivere non perché qualcuno legga, ma perché rimanga memoria, affinché un pensiero prenda forma e un ricordo si conservi. Credo che siano stati in molti in tempo di lockdown a dedicarsi a questo esercizio che gli autori definiscono “workout dello spirito”.

Le pagine del libro che dedicano ai social sono tra le più originali. Stare sui social ci mette in uno stato di agitazione, come se potessimo subire un agguato a ogni passo, generano “ansia”, perché lì ogni “nostro errore viene ingigantito”. Eppure non possiamo evitare di starci senza rimanere tagliati fuori. Per questo la mediocrità ci mette al riparo. Se postiamo cose di basso profilo siamo sicuri di non finire nel mirino di nessuno, però, così facendo ci sminuiamo. Il consiglio che danno è di cancellare dai contatti tutte le persone che portano negatività, e aggiungere chi porta contenuti di qualità, così migliorerà la qualità di quello che vediamo ogni giorno sugli schermi dei nostri cellulari. Insomma se mi sento a disagio alla festa forse è solo perché ho invitato le persone sbagliate.

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